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[Risvegliata] Scheda di Cerezya (Nemas)
20-09-2012, 11:53 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 07-09-2014 02:00 PM da Kelsier.)
Messaggio: #1
[Risvegliata] Scheda di Cerezya (Nemas)
Nome: Cerezya
Anni: 20
Altezza: 1 m e 75
Peso: 65kg
Tipo: Guerriera di difesa
Arto dominante: destro.


Profilo fisico: Seni particolarmente sviluppati. possiede un fisico attraente che farebbe fremere un uomo. E la trasformazione migliorò esteticamente il suo aspetto.
I suo capelli sono come una cascata d’argento, lunghi e fini che le arrivano alla vita, e alcuni ciuffi ribelli che le ricadono sulla fronte.
Occhi grandi, il volto aggraziato di una bellezza innaturale, pelle diafana.
I suoi occhi hanno assunto un colore argenteo come quelle delle altre guerriere. il suo sguardo, quando parla con gli umani, diventa più intenso anche se non se ne rende conto.
Nonostante l’aspetto fragile e delicato, Cerezya possiede una forza e una velocità  straordinaria che già possedeva in particolare, quando era umana.

Profilo psicologico: Non ama molto la compagnia e preferisce starsene da sola.
A causa dello shock avuto quando era umana, si è chiusa in se stessa rimanendo quasi muta.
Non lascia mai trapelare niente, nasconde i suoi pensieri sia alle sue compagne che agli uomini in nero, soprattutto a loro di cui non si fida affatto. Ha comunque sviluppato il senso dello onore e porta rispetto alle sue compagne. Cerezya riesce a comunicare piuttosto bene con gli umani perché sa che non fanno parte del suo mondo, ciò nonostante quando si agita, ha difficoltà  a parlare chiaramente e diventa balbuziente.
Ha ascoltato innumerevoli volte le regole dell’organizzazione, ma le trova decisamente noiose se non per la maggior parte, inutili.
Non considera quelle regole come qualcosa che può aiutarla, proteggerla, le interpreta invece come essere un oggetto sacrificabile. Ciò fa aumentare la sua decisione di proteggere sempre a tutti i costi la propria vita, spingendosi perfino a violare le regole, se fosse stato necessario.
L’unica regola che Cerezya considera importante è quella di proteggere gli esseri umani dagli yoma, per questo obbedisce sempre agli ordini dei suoi superiori.
Per portare a termine le proprie missioni sente il bisogno di diventare sempre più forte e desidera ottenere nuova forza con ogni mezzo sia lecito che illecito, per uccidere, nella maniera più brutale gli yoma e per avere ogni volta la sua vendetta.

Background:

Cerezya era nata in un paese nei pressi della grande e maestosa città -santa Rabona.
Quando saliva sul tetto di casa sua, poteva vedere in lontananza i contorni di quella mitica città . Avrebbe desiderato tanto visitarla, ma il lavoro dei suoi genitori le impediva di andare in quel luogo.
Cerezya era nata in una famiglia benestante.
Suo padre era un commerciante, sua madre ricamava arazzi che venivano venduti molto bene. Quando un viaggiatore passava da quelle parti e si fermava per un po’ nel paese, si recava sempre da loro per acquistarne almeno uno.
Gli affari andavano bene perché le terre del centro erano il luogo di incrocio fra le varie culture e ogni giorno, nuovi viaggiatori venivano per scoprire e cercare nuove cose, rimanevano sempre affascinati quando vedevano gli arazzi della madre di Cerezya con i suoi disegni maestosi.
Con le sue amiche, Cerezya amava giocare e correre per il villaggio, gareggiando su chi fosse la più veloce.
Nella corsa Cerezya riusciva sempre a vincere.
Quando cercava di farsi regalare della frutta Cerezya, implorava se per quella volta potevano fare un eccezione, utilizzava uno sguardo che si poteva definire disarmante alcuni sostenevano che aveva il potere di ipnotizzare la gente.
Quando calava la notte, salivano tutte e tre sul tetto per assistere al tramonto. Era uno degli spettacoli più belli, non si stancavano mai di vederlo ogni volta.
Cerezya era considerata dai cittadini come la ragazzina più bella del paese. Nonostante le apparenze era dotata di un’incredibile forza. Aveva avuto modo di dimostrarlo con
Rodolfo, il figlio del sindaco: era un tipo piuttosto grosso e arrogante. Aveva avuto una discussione con Cerezya perché lei lo batteva sempre alle corse.
Non era colpa sua se lui era grosso e lento.
I due cominciarono a litigare di brutto e in poco tempo si arrivò alle mani.
Nessuno avrebbe potuto obbiettare sulla corporatura di Rodolfo e quale sarebbe stato l’esito finale di quel litigio.
Con sorpresa invece, i primi ad arrivare per bloccarli, trovarono Rodolfo a terra.
Aveva il naso rotto e sanguinante e l’occhio destro viola.
Cerezya non aveva nemmeno un graffio. Aveva solo un segno sul braccio dovuto al fatto che Rodolfo aveva cercato di bloccarla, e aveva solo i capelli tutti spettinati.
Cerezya aiutava, per la maggior parte della settimana, suo padre nello scaricare dai carri le casse con la merce, e quel continuare a caricare e scaricare carichi pesanti l’aveva irrobustita, era dotata di una incredibile forza nelle braccia che a dispetto delle apparenze fisiche non mostrava affatto.
Dopo quell’evento Rodolfo smise di darle fastidio. Tutto era ritornato alla normalità. E Rodolfo smise di importunarla.
Sembrava che niente sarebbe cambiato, niente avrebbe potuto rovinare le cose.
Nessuno si sarebbe aspettato che da li a poco tutto sarebbe cambiato.
Due giorni dopo, l’alba fu lacerata dalle grida di una cittadina che correndo per le strade, urlava che i suoi vicini erano morti e che erano stati sventrati brutalmente.
Venne subito convocata una riunione cittadina per discutere dell’accaduto.
I cittadini parlarono subito di demoni che si erano nascosti fra loro.
Tutti cominciarono a implorare il sindaco di chiamare le Claymore.
Cerezya si soffermò su quella parola. Claymore? Yoma? Chi erano?
Non trovando spiegazione un giorno di punto in bianco decise di chiederlo a suo padre.
Le claymore erano delle guerriere mezze demoni, che davano la caccia agli yoma, demoni che divoravano gli umani e ne prendevano l’aspetto per poi mimetizzarsi fra loro.
Per qualche strana ragione, le Claymore erano sempre femmine.
Il padre spiegò che tutte prendevano ordini da strani uomini in nero.
le loro strade si erano incontrate per puro caso, mentre erano impegnate in una missione.
Fu in quel momento che il padre di Cerezya incontrò uno degli uomini in nero, e ammise che fu il loro capo a fargli più paura. Sembrava un tipo che sa molte cose anche se non lo da  a vedere, che cospira alle spalle, cercando di fare finire ogni situazione a suo vantaggio. Quell’ uomo in nero lo aveva scosso più delle Claymore.
Dopo quella storia Cereyza non chiese altro riguardo a quello strano mondo. Tre giorni dopo vi furono altre tre vittime. Nel villaggio il panico cominciò a dilagare. Era evidente ormai che uno yoma era entrato nel villaggio. La richiesta di soccorso venne subito inviata. Ora bisognava sperare che la claymore sarebbe arrivata in tempo. Tutti erano riluttanti nel chiamare una strega dagli occhi d’argento, ma chi li avrebbe salvati altrimenti? Dopo quattro giorni di morti non ce ne erano più stati. Forse lo yoma se ne era andato. Il quinto giorno Cerezya andò a raccogliere i funghi nel bosco.
Di ritorno a casa per preparare il pranzo aprì la porta e quello che vide la congelò, un grande terrore la travolse.
Il cesto le cadde di mano, gli occhi sgranati per l’orrore.
Suo padre era a terra morto, due figure sopra di lui gli stavano mangiando le interiora.
Cerezya le riconobbe subito.
Sua madre! E una sua amica!
Le due si erano accorte di lei e si alzarono in piedi.
-Sei tornata Cerezya- la voce di sua madre non era per niente umana, era rauca e grottesca.
Gli occhi non erano più del loro colore naturale.
Erano gialli con le pupille verticali simili a quelli di un gatto.
I denti erano aguzzi e affilati come zanne.
-Mamma? Cilya? Come?- non riusciva a dire altro. La bocca gli si era come impastata.
-Non te ne sei accorta vero?- continuò la voce disumana di Cylia, l'amica della mamma, il cui corpo cominciò tremare, i vestiti strapparsi e la pelle diventare scura ,di un colore marcio.
-E’ successo quando tua madre e la sua amica erano andate da dei commercianti di cui tuo padre era loro amico. Eravamo loro prima ma poi abbiamo deciso di cambiare villaggio, così appena tua madre e la sua amica vennero a trovarci, le abbiamo divorate così abbiamo preso possesso dei loro corpi e gli abbiamo rubato la mente, per questo nessuno può accorgersi della differenza-
-Saremmo volute rimanere ancora un po’ qui al villaggio- disse quella che una volta era stata la madre di Cerezya. “-invece hanno chiamato quelle cagne delle Claymore-
I loro corpi non avevano più nulla di umano. Era come vedere un incubo che ti si materializzava davanti.
-Tu sarai il nostro ultimo pasto poi ce ne andremo, non ci troveranno mai- sghignazzò la cosa che una volta era stata Cylia.
Cerezya si girò di scatto urlando, chiedendo aiuto.
Dopo neanche dieci passi, quei mostri la superarono tagliandole la strada.
La cosa che era stata una volta sua madre la colpì al volto facendola finire a terra.
-piccola stupida dove pensi di andare? Siamo i predatori superiori, ci nutriamo di umani fin dai tempi antichi, voi siete solo il nostro cibo-
Fu in quel momento che accadde... Un lampo bianco, come sembrò a Cerezya, passò fra lei e i mostri.
Tre secondi dopo dal collo di uno cominciò colare qualcosa di viola. La sua testa cadde a terra con una tonfo.
-cosa!?- lo yoma che prima era stata Cylvia guardò il suo compagno sbigottito.
Cerezya girò lentamente il capo.
Di fianco a lei a pochi passi, si ergeva una donna.
Era vestita con una divisa bianca che aderiva perfettamente al suo corpo, e che faceva risaltare le sue forme.
Indossava spalline e calzature di metallo.
Dall’aspetto sembrava però troppo vulnerabile per difendersi dagli attacchi di un mostro.
Aveva capelli corti e argentei, sembravano di un colore innaturale.
La cosa che però colpi più di tutto Cerezya erano i suoi occhi, di un colore argenteo, inumano, e la sua spada.
Aveva una spada enorme, troppo grande per la sua corporatura e la cosa più incredibile è che la impugnava con una mano sola.
-C-cla-claymore?- balbettò Cerezya.
Il mostro rimasto, ruggi ed attaccò.
La guerriera scomparve improvvisamente per poi ricomparire dietro al mostro. Mulinando la spada lo colpì alla spalla, ferendolo.
Il mostro si girò di scatto allungando il braccio per colpirla, lei fendette l’aria con la spada e glielo tagliò di netto.
Il mostro guai dal dolore. Guardò con terrore la Claymore e cercò di scappare.
Lei fu più veloce.
Con un affondo gli tagliò entrambe le gambe, facendolo cadere rumorosamente a terra.
-quanto sei lento- disse la Claymore con aria annoiata.
-mi sarei voluta divertire di più con te-
-pi-pietà - implorò lo yoma. -ti prego risparmiami-
La claymore avanzò verso di lui sghignazzando.
-non ho mai sentito un mostro implorare perdono, tu sei il primo-
Lo yoma cercò di dire qualcosa, ma la Claymore fece strisciare la punta della lama sul terreno decapitandolo all’istante.
Cerezya appiccicata al muro, guardò terrorizzata la Claymore.
La guerriera voltò il capo fissandola.
Cerezya sussultò, spaventata da quello sguardo.
Uno sguardo glaciale terrificante.
-dove è il sindaco?-
Cerezya non rispose, era come paralizzata.
-cosa succede?- gridò una voce.
Era il sindaco.
-abbiamo sentito le urla e siamo venuti di corsa- le voci si interruppero di colpo.
Tutti gli abitanti guardavano intimoriti la Claymore e i corpi dei demoni ai suoi piedi.
Cerezya poco distante da lei era immobile.
-sono appena arrivata. Ho visto questa ragazzina mentre gli yoma la stavano per attaccare.
-il sindaco?- chiese di nuovo la Claymore
-sono io- disse, facendosi avanti.
-non ho intenzione di fermarmi, qui ho finito, date i soldi all’uomo in nero che verrà-
Il sindaco annui. La Claymore si voltò e uscì dal villaggio.
Nessuno osava parlare, il silenzio era assoluto.
Cerezya rannicchiata in terra cominciò a piangere in silenzio.
Il mattino dopo tutti parlavano di ciò che era accaduto.
Le voci che circolavano dicevano che era la madre di Cerezya lo yoma e una sua amica.
Tutti ringraziarono in silenzio che la Claymore che com’era venuta, subito se ne era andata.
Cerezya era stata portata a casa del sindaco.
Era rimasta seduta, rannicchiata sulla sedia senza nemmeno muoversi, gli occhi persi nel vuoto.
-si è più mossa?- chiese un cittadino al sindaco.
-no!- esclamò lui.
-Da quando l’abbiamo portata qui ieri, non si è mossa minimamente. Sta sempre li seduta senza mai muoversi o fare qualcosa. Non mangia e non beve neanche-
-deve essere stato orribile per lei, è naturale che sia sotto shock-
-credo che il problema sia più profondo di quanto sembri-
esclamò il sindaco.
-sembra quasi che sia tagliata fuori dalla realtà -
Cerezya si alzò improvvisamente. Il sindaco sussultò per la sorpresa.
Come sonnambula uscì dalla porta, andando sulla strada.
Gli abitanti appena la videro si allontanarono intimoriti o richiudendosi in casa.
Cerzya si fermò davanti a quella che una volta era stata casa sua.
Nessuno per la paura osava più avvicinarsi.
Guardò il sangue violaceo rimasto sul terreno.
La visone di sua madre che si trasformava in mostro le riaffiorò alla mente.
Portandosi le mani in testa, conficcandosi le unghie nella pelle, Crezya si mise a gridare.
Gli abitanti sentendo il grido uscirono fuori, afferrarono Crezya trascinandola via mentre continuava a gridare.
A casa del sindaco si tenne una riunione per decidere il da farsi.
-allora siamo tutti d’accordo?-
Tutti i presenti annuirono.
-purtroppo non c’è altro modo- disse una altro con aria triste.
Cerezya rannicchiata in un angolo rimaneva muta, ignorando ogni cosa che la circondava.
-preparate i cavalli- annunciò il sindaco.
Uno si avvicinò a Cerezya e la tirò su portandola fuori.
Mettendola in groppa al cavallo partirono.
Cerezya seduta in groppa al cavallo si guardò intorno, osservando lo spazio aperto.
Pensare che aveva tanto desiderato conoscere il mondo esterno!
Ora non provava niente.
Il gruppo si fermò in una radura, fecero scendere Cerezya e questa cadde a terra.
-perdonaci Cerezya ma non abbiamo altra scelta-
Rimontarono in groppa e si prepararono a ripartire.
-dovrai cavartela da sola d’ora in poi, addio-
E si allontanarono.
Cerezya rimase ferma a guardarli mentre si allontanavano.
Senza dire niente si tirò in piedi. Si guardò intorno. Perché era lì?
Che cosa era successo? Sola, sperduta. Si incamminò nella notte senza una meta.
Nelle sue peregrinazioni si fermò in una città , seduta in un vicolo osservava i cittadini, si rendeva conto che per loro era quasi invisibile, nessuno si fermava a chiederle se avesse bisogno, non era nessuno.
Era una giornata piovosa.
Fu in quel momento che si presentò.
Un uomo vestito di nero le stava davanti.
La sua ombra la ricopriva
Cerezya alzò il capo per guardarlo.
Non seppe il perché ma provò un senso di disgusto nel vedere quella persona.
-vuoi vivere di nuovo? Vuoi una seconda vita? Io te la posso dare!-
Cerezya non rispose.
-vuoi vivere?- domandò di nuovo.
Vivere?
Cerezya ripensò a quei mostri, ai suoi genitori.
Comprese di essere stata abbandonata da tutti e lasciata al suo destino.
Questo uomo le stava offrendo l’opportunità  di sopravvivere. Quelle dunque doveva essere un’ uomo in nero di cui suo padre l’aveva messa in guardia
Per quanto gli facesse schifo, disse semplicemente:
-si-
L’uomo in nero le porse la mano.
-allora andiamo-
Venne portata in un posto strano e buio.
Ricordò soltanto che sentì dolore, il suo corpo bruciò.
Al suo risveglio, Cerezya si ritrovò in una stanza angusta e buia. La poca luce che c’era proveniva da fiaccole appese alle pareti.
I suoi vecchi vestiti erano spariti.
Addosso aveva un vestito bianco che aderiva alle curve del suo corpo.
Ricordò che anche quella Claymore, venuta nel suo villaggio ere vestita in quel modo.
La pelle delle sue mani era di un colore diafano quasi innaturale.
Alzando lo sguardo si accorse di uno specchio sporco appeso al muro.
Alzandosi si avvicinò per guardarsi.
Il volto che vide non lo riconobbe.
I capelli erano di un colore diafano innaturale, i suoi occhi di un argento intenso.
Forse qualcun’altro al suo posto avrebbe dovuto provare ribrezzo o allontanarsi spaventata.
Lei invece si trovò a proprio agio.
Si sentì in qualche modo carina anche se non le era importato molto del suo aspetto alla epoca, ora finita.
Questa era la sua nuova vita e non gli dispiaceva averla cambiata.
Dei gemiti ruppero il silenzio.
Al posto della porta c’erano delle sbarre. Cerezya si avvicinò guardandosi intorno.
Davanti a lei c’erano altre celle. Al suo interno altre bambine come lei, con i capelli argentei, gli occhi d’argento e la pelle diafana.
Quindi non era l’unica?
Sedendosi sul letto appoggiò la fronte alle ginocchia chiedendosi cosa sarebbe accaduto in futuro.
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