ClaymoreGDR Forum - Gioco di Ruolo di CLAYMORE

Versione completa: [Divina] In cerca di risposte.
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Cort

L'uomo le rivolge la parola con tono brusco, ma non troppo; come anche lei sa, Cort ama poche cose e una di queste è il saper portare a termine un lavoro, nel migliore dei modi, cosa che Serena ha sempre fatto. La Numero 1 attende pazientemente al centro dell'Arena, consapevole del significato della sua presenza in quel luogo.

«Bene, attendila e vediamo cos'ha da dirti.»

Borbotta qualcosa, in parole difficilmente comprensibili, prima di aggiungere:

«Penso che tu te la possa cavare anche senza di me, non è così? Duncan mi ha rubato fin troppo tempo! Per cosa, poi? Per un incontro del quale potevate benissimo occuparvi voi. Io ho cose migliori da fare che assistere a convenevoli fra guerriere.»

Di fronte allo sguardo silenzioso e impassibile della guerriera Cort sospira e mugugna - grugnisce - qualche altra imprecazione silenziosa prima di salutare l'interlocutrice con un cenno della mano.

«Visto che siete qui allenatevi un po'. Non ti annoi sempre chiusa in quella cella buia? Bah.»

Insolita preoccupazione, dato che lui non è uomo da perdersi in questo genere di "tenerezze". Infine, barcollando inspiegabilmente, raggiunge l'ingresso e si dilegua, diretto verso i suoi compiti. Lei non si è mossa per tutta la durata della conversazione, se non per annuire, ogni tanto, e per seguirlo con gli occhi mentre abbandona la grande stanza d'addestramento.



Turnazione:
Hankegami
Serena
[Divina, Turno 1]

Citazione:"parlato"
pensato
Il rumore acuto delle protezioni metalliche contro il pavimento in pietra echeggiava lungo il corridoio, mentre la numero Quattordici dell'Organizzazione ne percorreva la lunghezza.
La numero Quattordici.
Era un termine - un numero - che ancora non le era naturale da ricordare, non familiare; un valore, le era stato spiegato, che racchiudeva la sua bravura e la sua posizione tra le Claymore.
Tra le Claymore. Streghe dagli Occhi d'Argento.
Vi si sentiva appartenere a malapena, a quel mondo.
Per quanto tempo era vissuta incosciente, disinteressata a quel mondo?
Come un fulmine a ciel sereno, le si parò di nuovo davanti agli occhi quella notte, quell'essere deforme, quella luna alta nell'oscurità, quelle forme umane bianche, argentee e dorate.
Una in particolare.
Barcollò, e si poggiò ad una parete.
Quella donna. Quella donna dalla veste bianca e argentea, dai lunghi capelli biondi e dalla claymore insanguinata.
La stava attendendo oltre quel corridoio.


Aveva ricordato, e tentato di ricordare, fin da quando si era ripresa in quella radura nelle Terre dell'Ovest, poi durante il viaggio fino a Refi e poi in carrozza fino a Staph. Lo aveva fatto pure nella sua casupola, in attesa che gli uomini in nero mantenessero la promessa.
Aveva ricordato, e non aveva ricordato.
La baita nel bosco, la neve e le cacce. La notte, l'ombra oltre il tetto, la fuga e la paura. Il mattino dopo, le quattro donne bionde, e l'enorme capo mozzato che riportarono.
L'uomo in nero, e il viaggio verso Staph.
L'operazione - sì, la ricordava -, le uniformi candide, le spade smussate, gli allenamenti e le lezioni.
E lei, la sua copia esatta e perfetta, sempre di fronte e accanto a lei.
Sempre.
Fino a quella notte.

'L buio avanzar de la notte... Nol parvomi recordo, ma incubo tremendo.

Sì, un incubo.
Lei, lei che diventava un... un qualcosa, tra grida e spasmi davanti ai suoi occhi lucidi e la sua gola arida per le urla. E poi eccole, giù come se giunte dalla luna, bionde e argentee insieme, calare le lame e lasciar fiorire una realtà rosso sangue.
E poi, il nulla.
Si era sforzata, aveva cercato di riportare a galla cosa le era accaduto dopo.
Non sapeva nemmeno quanto dopo.
Era come se si fosse addormentata novizia e risvegliata numero Quattordici. O quasi.
Quasi, perché del libro si ricordava.
Lo aveva aperto, letto e riletto pure quel giorno: era se stessa, era sua sorella, era... era casa.
Nessun dubbio, che le avesse fatto da sostegno per tutto quel tempo.
Ma il suo nome, o il nome di sua sorella, ancora non se li ricordava.


La luce in fondo al corridoio si fece mano amorfa passo dopo passo, restituendo lentamente ai suoi occhi le forme e le curve pietrose e sabbiose dell'arena.
E, in mezzo, una figura. Che lei sapeva già a chi appartenesse.
La Guerriera chiamata Divina, numero Quattordici dell'Organizzazione, uscì all'aperto calpestando la soffice sabbia.
Con gli occhi argentei, stava fissando la donna davanti a lei con uno sguardo triste, il volto alto per la considerevole differenza d'altezza.
Una donna alta e bionda, maestosa nella sola presenza.
Di nuovo, dinanzi a sé si accostò a costei la figura della donna bionda di quella notte, la claymore insanguinata sotto la luna argentea.
Questa volta, la piccola Guerriera non barcollò né diede segni di cedimento, ma continuò calma ad avanzare, fermandosi infine ad alcuni metri dall'alta Guerriera.
L'avrebbe riconosciuta tra mille. Alla luce del Sole ed al chiarore della Luna. Anche a distanza di mesi e di anni.
La Claymore che aveva ucciso sua sorella.

"... Serena la Splendente."

Così l'avevano definita. La numero Uno dell'Organizzazione.
Lei sapeva ancora poco di quanto davvero significasse ciò, ma comprendeva che non era una mezza Yoma qualunque.
Ed era adesso lì, davanti a lei.
Era nervosa, nervosa e impaurita, anche se non lo dava a vedere, ansiosa di avere risposte e di fare domande.
Infatti, benché si fosse accorta che lei non parlava esattamente come la gente comune, senza pensarci continuò così:

"Parola, che alato volo prende
su per l'aere ventoso, debèa lunge
- e sol ognor memoria mi s'accrebbe -

de' porre a tua persona insigne.
Rimembri, notte de' miei pensieri,
colei ch'un tempo tremenda mietesti?

Magra era, e avea bianchi crini...
O almen prima che carne mutansi,
che sanguigno fior tua lama rese.

Ecco, se ciò non bastassi: uguale
a me parea, per figura e pene.
Rimembri lei, e il fato suo triste?"


Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ottimale
Stato Psicologico: Continua il periodo d'instabilità psichico-emotiva di Divina, iniziata qui, nella quest Occhio per Occhio. Attualmente ha recuperato vasti frammenti del suo passato, ma ancora non riesce a ricordare il suo nome né quello della sorella, così come non sa quanto tempo sia passato dalla sua morte, né che cosa avesse fatto nel frattempo: è per avere queste risposte che, ancora a Refi, ha chiesto d'incontrare Serena. E, ora che ce l'ha davanti, è nervosa e spontanea, oltre che preda di flash su quella notte traumatica, quella in cui Serena stessa uccise sua sorella.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)

Serena

La figura emblematica del potere dell'Organizzazione, conosciuta pressoché da ogni guerriera di Staph, osservava impassibile l'avanzata della piccola Divina; la sondava con uno sguardo al quale difficilmente sfuggiva qualcosa, sguardo dal quale non trapelavano emozioni. Serena fissò i suoi occhi su quelli dell'altra e continuò a tenerla bene in vista mentre pigolava le proprie indubbie negatività, riverenze e domande. Serena ne percepiva dubbi e confusione.

«Non ricordo ogni vita che ho preso»

Rispose quasi seguendo un copione alla quale era ormai abituata, misurando bene le proprie parole e valutando ogni eventuale reazione. Incrociò le braccia e tamburellò due volte sul braccio, aggiungendo infine:

«Ricordo una guerriera che ti assomigliava molto. Fallì il suo compito e divenne pericolosa; la uccisi prima che potesse perdere del tutto la propria umanità»

Parole forti ma pronunciate con semplicità e innaturale naturalezza, come se per Serena fosse stato niente più di una consuetudine, una triste routine alla quale non si poteva che sottostare.

«E' tutto?»

Sciolse le braccia e si mosse lentamente verso le spade predisposte agli allenamenti. Ne afferrò una e lanciò una seconda alla ragazza.

«Vieni»

E con quell'ultima esortazione - pareva più un comando, tanta era l'autorità di quella donna - la invitò a seguire gli ordini di Cort, il quale voleva che le due si allenassero insieme. Anche quello faceva ormai parte della routine. Serena e il suo lungo sospiro diedero le spalle alla giovane e guadagnò qualche metro prima di fronteggiarla nuovamente.


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