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Versione completa: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
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The Secret Path
Behold, the secret path awaits you. The passage, only seen by a few, enter without fear, beloved one of the Earth, and return to where you belong.

Veniste svegliate a notte fonda e vi venne detto di presentarvi all'esterno delle mura di Staph, armate ed equipaggiate; finalmente, pareva che una nuova missione stesse per essere intrapresa.

Una figura incappucciata e accucciata vi attende, già conosciuta da Dua, con il suo personale e bellissimo sorriso. Il suo strano mantello grigio a strisce si muove leggermente, smosso dalla leggera brezza ora presente. Le sue braccia sono piene di cicatrici e le mani sono coperte da guanti senza dita neri.

Kelsier si alza con grazia e si tira indietro il cappuccio, rivelando un viso avvenente, bello e uno sguardo penetrante. I suoi biondi capelli quasi stonano con i colori dei suoi abiti e i suoi occhi verdi vi guardano attentamente. Sorride ancor di più all'indirizzo della neo promossa numero 32 e comincia a parlare.

Per chi di voi ancora non ha avuto il piacere di conoscermi, io sono Kelsier ed è sempre un piacere trovarmi davanti a delle bellezze come voi.

Il suo sguardo si concentra per un attimo su Morgana e fa un passo nella sua direzione.

Tu devi essere Morgana, la nostra nuova numero 25. Ricordavo che tu avessi una capigliatura diversa, ricordavo male? Tuttavia, la tua bellezza non delude.

Kelsier fa due passi indietro e osserva nuovamente le tre guerriere presenti davanti a lui, quindi ricomincia a parlare, questa volta con tono serio.

E' arrivata una richiesta d'aiuto dalle Terre del Nord. A Fresendorf, una cittadina vicina ad Alphonse, sono sparite molte persone, cittadini e non, e dopo inutili ricerche, il sindaco Ruthgard ha finalmente deciso di chiedere la nostra assistenza. Pare abbiano scoperto delle catacombe non troppo lontano dalla città e si siano insospettiti; insomma, sarebbero dovute essere abbandonate e invece... Be', maggiori informazioni ve le darà Ruthgard stesso.

Un nuovo, sfavillante sorriso fa capolino sul viso del uomo, che parla quindi in tono allegro.

Abbiamo deciso di mandare addirittura tre guerriere, per via del numero insolitamente alto dei dispersi. Io... Noi, confidiamo nelle vostre capacità, a fronte dei vostri ultimi risultati. Morgana, tu sarai la Caposquadra. Dua, numero 32 e Angelica, numero 34, eseguite gli ordini, portate a termine il lavoro e tornare indietro, vive.

Kelsier si avvicina alla numero 34 e le parla all'orecchio, dolcemente.

Hai superato il tuo Test in maniera eccellente... Mi raccomando, abbiamo ottimi piani per te. Buona fortuna.

Si sposta quindi verso Dua, parlando anche a lei all'orecchio e accarezzandole delicatamente una guancia.

Sei maturata dal tuo Test. Spero che te la caverai anche questa volta; abbi fiducia in te. Buona fortuna.

Infine si muove verso la Caposquadra, parlando anche a lei all'orecchio e accarezzandole delicatamente l'unica ciocca più lunga del resto dei capelli.

Morgana, so cos'è successo nella tua ultima missione e mi dispiace. Il suo tono sembra davvero dispiaciuto. Per la prima volta comanderai una squadra e avrai la responsabilità delle tue compagne. Buona fortuna.

Detto ciò, Kelsier si muove agilmente all'indietro e pare scomparire letteralmente tra le ombre. La sua voce rimbomba poco dopo, all'improvviso.

Fesendorf si trova a 4 giorni di cammino ad est di Alphonse. Andate.


Turnazione:
claire83
Lachesi
La X di Miria (d'ora in avanti scriverò X)

Citazione:Avete tre turni a testa, uno per conoscervi e/o dirvi qualcosa e gli altri per descrivere il viaggio che vi aspetta, ovvero circa 6 giorni a velocità sostenuta. Descrivete le vostre sensazioni, i vostri pensieri, le reazioni alle parole di Kelsier e via discorrendo (E' sera inoltrata quando incontrate il MiB). Concludete il terzo post arrivando alle Terre del Nord. (Passerete dal clima desertico e secco di Staph e dell'Est al clima sempre più freddo del Nord, tenetelo a mente.)
[Immagine: viaggio-al-temrine-dell-anotte-celine.jpg]



Pensato-Parlato-Parlato da altri

La luna splendeva alta nel cielo, era argentea e luminosa ed i suoi raggi accarezzavano la vacuità e la desolazione che regnava a Staph.
Era come una regina al cui cospetto ogni dolore e tristezza si inchinano, lasciando per un attimo alle spalle le atrocità della vita.
Era notte fonda a Staph, una notte come tante altre, oscura e silenziosa, ma non per Morgana.
Molte cose erano cambiate dentro di lei dopo l'ultima missione, la sua vita da guerriera non era più la stessa. Durante la notte, spesso, alternava fasi di sonno e di dormiveglia, ma ciò che più la turbava, erano quei fantasmi che andavano spesso a trovarla nei suoi sogni.
A tratti, erano così reali da sembrare veri.
Le capitava con frequenza di sognare i propri cari, il volto irriconoscibile di Semiramide e di rivivere la scena del suo risveglio.
Era sempre lì dinanzi a lei, ma quando cercava di aiutarla, falliva miseramente ogni volta.
Anche quella notte stava sognando, stava vivendo il suo personale incubo.
Era in piedi davanti ad uno yoma, in attesa che lui facesse la prima mossa, ma mentre stava per scattare verso di lui, qualcosa la bloccò, sentì il suo corpo trasformarsi in qualcosa di mostruoso e diverso. Si dimenava, urlando e tentando di impedire che il suo corpo assumesse un'orribile forma.
Mentre combatteva contro se stessa, qualcuno la riportò alla realtà.
Si svegliò sudata e sconvolta, faticando a distinguere il sogno dalla realtà.
Le venne detto di recarsi alll'esterno delle mura di Staph, armata ed equipaggiata, poichè una nuova missione l'attendeva.

Era solo l'ennesimo brutto sogno.

La guerriera, si diresse ancora mezza addormentata verso l'esterno, dove ad aspettarla c'era un uomo in nero incappucciato a lei sconosciuto ed altre due guerriere,anch' esse a lei ignote.
L'uomo si abbassò il cappuccio e cominciò a parlare.
Rispetto agli altri uomini in nero, sembrava più affascinante ed aggraziato, era biondo ed il suo sguardo penetrante non passava di certo inosservato.
Disse di chiamarsi Kelsier, e cominciò a fare apprezzamenti sulle tre guerriere.
Morgana continuò ad osservarlo mentre l'uomo le si avvicinò, cominciando a parlarle.

Tu devi essere Morgana, la nostra nuova numero 25. Ricordavo che tu avessi una capigliatura diversa, ricordavo male? Tuttavia, la tua bellezza non delude.

Sembra diverso dagli altri...ma...è sempre un uomo in nero.



La memoria non ti inganna, Kelsier.

La voce della guerriera era fredda e scostante. Poi, lui prese a guardarle nuovamente ed assumendo un'espressione seria, illustrò loro la missione che avrebbero dovuto compiere.
Pareva  che fosse arrivata una richiesta d'aiuto da Fresendorf, una cittadina delle Terre del Nord.
Erano scomparse diverse persone ed in più, erano state scoperte delle catacombe probabilmente abitate da yoma. Ovviamente era loro compito andare a difendere quelle genti.

Io... Noi, confidiamo nelle vostre capacità, a fronte dei vostri ultimi risultati. Morgana, tu sarai la Caposquadra. Dua, numero 32 e Angelica, numero 34, eseguite gli ordini, portate a termine il lavoro e tornare indietro, vive.

Confidano nelle nostre capacità... quante belle parole e propositi hanno per noi, davvero commovente!

Restò parzialmente sorpresa nell'apprendere che avrebbe guidato la missione. Forse, il ruolo di caposquadra le era stato affidato per via del numero che aveva conquistato. Ad ogni modo non le importava.
Aveva fatto una promessa ad Angela e l'avrebbe mantenuta.
Osservò Kelsier continuare nel suo gioco malizioso fatto di sguardi e parole, avvicinarsi una ad una alle altre guerriere, sussurando loro delle parole all'orecchio.

Devo ammettere che è un bravo adulatore questo Kelsier. Gli piace giocare a confonderci le idee ed è un gran elargitore di sorrisi e complimenti.

Poi, fu il suo turno e le parole che le sussurrò le aprirono una ferita che non si era ancora rimarginata dentro di lei. Disse di essere a conoscenza di quanto fosse accaduto a Semiramide e che fosse sinceramente dispiaciuto di questo. Le augurò buona fortuna, ricordandole che sarebbe stata la caposquadra.
Apparentemente aveva un tono serio e convincente.
Morgana rimase in silenzio. E dopo aver dato delle ultime indicazioni, Kelsier, dal facile sorriso, sparì.
Restarono così loro tre da sole. Era tempo di fare le dovute presentazioni. Morgana osservò entrambe le guerriere.
Per un attimo le fecero tenerezza, poichè loro non sapevano ancora quale risvolti oscuri potessero nascondersi nella vita di una strega dagli occhi d'argento.

Bene, pare che saremo compagne di missione. Se collaboreremo e saremo coese, porteremo a casa delle teste ed  in cambio avremo salve le nostre. Loro vogliono questo, no?
Mi chiamo Morgana e sarò la vostra caposquadra, ora ditemi un po' di voi. Dopodichè ci metteremo subito in marcia: il Nord ci attende.



Citazione:Yoki:0%
Stato fisico: Buono
Stato psicologico:Turbata dal sogno, è diffidente e distaccata nei confronti di Kelsier. Combattiva e pronta a partire per la nuova missione.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)
[Immagine: maiden_by_gensan613-d5gtwq0.png]

Citazione:"Pensiero"
-Discorso-




Era tornata sana e salva dalle Terre del Sud ma da allora le cose non avevano fatte che peggiorare: sentiva come una fitta, un pesante macigno, pesargli sullo stomaco. 
Le dava fastidio a respirare, a mangiare o a trovare l'appetito che aveva sempre creduto di avere; aveva visto in faccia lo Yoma, lo aveva visto negli occhi e aveva visto in essi riflessi il volto di sua madre e la paura con cui lei era tanto familiare.
Non lo colpì, lo lasciò libero ed i complimenti che ricevette furono immeritati; i riconoscimenti al merito la colpirono come pietre, la lapidazione aveva solo avuto inizio.
Se lo avesse ucciso, se gli avesse reciso la testa e avesse lasciato che il suo sangue fosse usato come inchiostro per i dipinti dei ratti affamati di quel Pozzo,  non si sarebbe sentita meno in colpa; la situazione sarebbe rimasta la medesima.
Eppure non poteva fare a meno di chiedersi se agendo in modo differente le cose sarebbero state davvero differenti per lei; se quella mattina avesse poggiato in terra prima il piede sinistro del destro, se avesse immediatamente colpito Cort e se Camilla fosse stata più utile e se avesse avuto un rendimento migliore... Cosa sarebbe cambiato?
"Oh..."
E così lo aveva fatto. 
Aveva parlato di una sua compagna come di uno strumento, come avrebbe fatto Cort o come avrebbe fatto Minerva, un figura alla quale Dua si era improvvisamente invaghita.
Le incuteva timore, i suoi occhi freddi e glaciali erano qualcosa che non aveva mai visto e la violenza su una sua compagna neppure ma il rispetto che suscitava, quello, era affascinante.
Qualcosa a cui lei voleva puntare ma era certa che non si sarebbe mai sentita dire da Cort una nota di merito, né da nessun'altro. 
Contrasse le labbra, mentre osservava il soffitto cadente della sua cella; non aveva un vero e proprio peso sul petto, non era senso di colpa: era delusione per sé stessa.
Sentiva che qualcosa le mancava, era un piccolo fuoco: se lei non fosse stata com'era, se lei non fosse stata Dua, allora sarebbe andato tutto al meglio.

Grazie alle Divinità quella notte non fu protratta a lungo poiché un suo "amico di vecchia data" l'aveva chiamata alle armi.
Con fare meccanicò si alzò dalla sua branda ed iniziando a coprire la sua pelle chiara con il sottile tessuto pallido constatò che era meglio così, perché non avrebbe sopportato di passare un'altra serata a riflettere su ciò che lei era o peggio, su ciò che lei non era.
Ricoprì lentamente i fianchi con il freddo metallo della sua armatura, lo stesso fece con gli avambracci ed infine con le spalline, le quali erano quasi troppo grandi per il suo gracile corpicino.
Sentiva il metallo sfegarle contro la pelle e contro le ossa nonostante il tessuto della tuta ed a volte trovava quel contatto fastidioso ma non lo disse mai apertamente, anche se a volte i suoi occhi potevano farlo capire. 
Infine guardando il suo simbolo inciso sulla sua spada, provò due sentimenti: sapeva che quella lama era l'unico motivo per cui lei era ancora viva ma si pentiva amaramente di non essere un pezzo di ghiaccio come lei, a volte starsene in disparte e non essere emotive come lei era così facile.
Nessuno aveva mai pensato che avere paura, avere ansia per ciò che pensavano gli altri di lei, che provare stati mentali differenti in così poco fosse difficile. 
Tutte si portavano sulle spalle l'onore del combattimento o il loro doloroso passato, come se non avessero condiviso tutte qualcosa del genere!
Si sentiva inadeguata e quello era il nemico più terribile di tutti, perché era dentro di lei e non poteva essere fatto a pezzi come un qualunque yoma.
Era salita di grado ma sarebbe mai piaciuta, almeno, all'Organizzazione o la sua era una lontana e tiepida illusione?

"Nessun ritardo questa volta, Cort"
Pensò mentalmente, come se si dovesse vedere con lui.
"Nessun ritardo."
L'aria notturna del deserto era fredda e lambiva la pelle di Dua come avrebbero fatto le onde del mare; appena lei vide Kelsier, riconoscendolo, non poté non sorridere e salutarlo timidamente con la mano.
Pensò a quanto lui potesse essere sorpreso di vederla ancora viva, forse finalmente si sarebbe sinceramente complimentato con lei?
Ovviamente, no.
Le aveva chiamate "splendori" quando lei era la ragazza più bassa delle tre, davvero pensava che lei fosse una bella ragazza? Chiunque potesse pensare una cosa simile di lei, era sicuramente pazzo od un bugiardo ma nonostante ciò a Dua fece tiepidamente piacere sentirlo.
Guardando l'uomo, seguendolo con gli occhi argentati, e rispondere con un sorrisino imbarazzato ai suoi a denti scoperti non poté non chiedersi cosa si fosse fatto alle braccia.
Poi si iniziò a parlare della missione e quella piccola fiammella nel suo petto si riaccese.
Perché Morgana era la caposquadra e non lei? Cos'aveva in più? A Dua cosa le mancava? Ancora una volta le mancò l'approvazione totale e sincera delle persone che le stavano accanto, c'era sempre stata Elise a metterla in ombra da bambina ed ora anche le sue compagne.
Strinse i pugni, in tensione, cercando di pensare che quella volta i complimenti che avrebbe ricevuto a fine missione sarebbero stati veri e puri.
Non le bastava essere la nuova Numero 32.

La ferì un po' ciò che aveva da dire per lei Kelsieri, era tutto là. Un augurio di buonafortuna ed una vaga speranza di rivedersi?
"Dannazione!"
Abbassò lo sguardo, cercando di non lasciare che i propri occhi si inumidissero; non era proprio tristezza e nemmeno rabbia, era un insieme delle due cose.
Doveva credere in lei? Forse, sì, non lo sapeva insomma. Se era arrivata a quel punto, forse un buon motivo c'era e forse se Kelsier le aveva "chiesto" di tornare indietro era perché gli importava.
Illudersi è molto facile.

Si lasciò sfuggire un sospiro affrando quando Kelsier se ne andò, era certa che le sue compagne l'avrebbero sentita ma non diede peso alla cosa; pensò piuttosto di dover agire in modo più freddo e distaccato con le due e quando alzò lo sguardo sentendo parlare Morgana non ce la fece.
Un altro sospiro.
"Sono sempre così titubante...?"
Voleva essere lei la persona decisa, poteva andare da Morgana e dirle "Oh non lo avevo capito che sei tu la caposquadra, Kelsieri non si era spiegato bene!"
Ma non lo fece, ovviamente, l'unica cosa fu una sua smorfia per l'affermazione nei riguardi delle teste... Una scena cruda che non volle figurarsi nella sua testa: quelle del Pozzo erano state più che eloquenti.

-Io sono Dua!- Disse, con forse un po' troppo entusiasmo subito smorzato dal vento, abbassò di nuovo lo sguardo e ripetersi di non avere paura non ebbe effetto.
-Sono Dua, la numero 32.-
"La codarda di difesa che ha lasciato scappare uno Yoma e che muore in attesa dell'approvazione dei propri superiori. E ti odio Morgana." Concluse la frase mentalmente.
"Oddio, scusa, non è vero che ti odio... Però..."
Sospirò, terza volta.

Fece un gesto eloquente con la mano, segno di partire subito o di non partire affatto.
Poi guardò le sue due compagne, non sapeva cosa pensarne o cosa attendersi da loro: se un atteggiamento come quello di Camilla o come quello di Minerva, sperava di non essere messa da parte ma specialmente di valere finalmente qualcosa.




Citazione:Yoki: 0%
Stato fisico: Il vento la infastidisce un po', condizioni regolari.
Stato psicologico: Ancora non sa se ha fatto bene a mantenere la sua "umanità" o meno nella missione nel Pozzo, non si sente esattamente in colpa per tali avvenimenti ma si sente vuota e privata dei riconoscimenti di cui vengono ricoperte le altre. Insofferente per non essere la migliore (caposquadra) e per non aver avuto reali complimenti da Kelsier.
Non sa cosa aspettarsi da Morgana ed Angelica.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)


Quei giorni erano stati davvero piacevoli: certo, gli allenamenti e la fatica c'erano sempre, ma dentro di sé, Angelica viveva tutto con più calma.

Da novizia provava di continuo un'angoscia sottile: non aveva mai capito da dove venisse e questo non faceva che metterla ancora più a disagio. Nel tentativo di scacciarla, non l'aveva confessata nemmeno a se stessa, ma far finta di non vederli non risolve i problemi e così aveva finito sentirsi ancora più aggrovigliata in quel malessere.

Adesso però ci vedeva chiaro: era stata la paura di fallire, di non riuscire a superare la sua prima missione e di non essere degna di chiamrsi guerriera. Ma ora che poteva specchiarsi nella sua armatura vedeva un volto sereno, libero da ogni paura.

La vennero a chiamare di notte, e questa volta fu quasi felice di venire svegliata. Lanciò un'occhiata all'armatura, così lucida da splendere anche al buio: il cuore prese a martellarle in petto mentre la indossava e non smise finché non giunse al luogo indicato. Non vedeva l'ora di conoscere il suo nuovo incarico.

Erano in quattro: un uomo in nero, lei e altre due guerriere.

Quindi sono queste le mie compagne.
Rimase colpita dalla differenza di altezza che c'era tra loro, ma oltre a ciò non notò altro perché la sua attenzione fu attirata dall'uomo in nero.
Era un giovane dal bel viso e lo sguardo intenso, di nome Kelsier.
Sorrise e Angelica ripensò al re di Stir: sembravano fatti della stessa pasta, affascinanti e sicuri di sé.
La guerriera più bassa l'aveva salutato prima che si scoprisse il volto. Spostò gli occhi prima su uno poi sull'altra. Immagino già si conoscano.
La missione consisteva nel portare soccorso a un villaggio delle terre del nord, in seguito a numerose scomparse sospette. Rabbrividì quando Kelsier parlò di catacombe, ma se fosse stato necessario ispezionarle almeno non l'avrebbe fatto da sola. L'idea di andare sottoterra non l'allettava molto.
Morgana era la più alta di statura ma anche di numero, perciò sarebbe stata lei la caposquadra. L'altra ragazza si chiamava Dua e Angelica si sentì rincuorata dal fatto che la distanziasse di sole due cifre: sarebbe stata dura altrimenti relazionarsi con due guerriere entrambe molto più esperte di lei.
Notò che Kelsier le si stava avvicinando e non poté che rimanere interdetta.
Hai superato il tuo Test in maniera eccellente... Mi raccomando, abbiamo ottimi piani per te. Buona fortuna.
Un brivido le corse lungo la schiena, si limitò ad annuire mentre l'uomo in nero proseguiva a parlare con le altre due guerriere. Sorrise dentro di sé: l'Organizzazione nutriva fiducia nei suoi confronti e questo non poteva che renderla felice; avrebbe dato il massimo in questa missione.

Dopo che Kelsier se ne fu andato, le due guerriere si presentarono brevemente.

Angelica rimase un po' delusa: non avevano detto altro che il nome e il grado, informazioni che per altro aveva già fornito Kelsier. Tuttavia non ci rimase troppo male, avevano tutto il viaggio per conoscersi meglio.
Il mio nome è Angelica e come già sapete sono la numero 34. Sono una guerriera di difesa e ho portato a termine una missione finora. Sono da poco graduata.
A giudicare dalla prima impressione, Morgana non pareva molto affabile, lo intuiva dal tono freddo con cui aveva risposto a Kelsier, quando lui aveva accennato ai suoi capelli, e dal modo sbrigativo con cui aveva chiesto loro di presentarsi. Forse era meglio non scocciarla troppo.
Di Dua invece non sapeva che pensare: l'aveva sentita sospirare più di una volta dopo che Kelsier se n'era andato, era scattata piena di entusiasmo per pronunciare il suo nome e poi si era subito ritirata, ripetendolo con tono sommesso. Dovevano passarle parecchie cose per quella testolina.
Tutto ciò non era di certo sufficiente per dire di conoscerle ma almeno era un buon punto di partenza: le avrebbe osservate con attenzione durante il viaggio, così da farsi un'idea più completa di entrambe.

Citazione:Yoki: 0%
Stato Fisico: Ottimo.
Stato Psicologico: Non vede l'ora di cominciare la nuova missione, felice che l'Organizzazione riponga fiducia in lei. Interessata dalle sue nuove compagne, deisdera conoscerle meglio.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (Passiva)
[Immagine: donna+pensierosa.gif]





Pensato-Parlato

Morgana fece cenno alle altre guerriere di mettesi in marcia, non voleva rimanere un istante di più a Staph. C'era parecchia strada da fare e sapeva bene quanto potessero essere impervi i territori del Nord. C'era già stata nella precedente missione ed al sol pensiero di dover ritornare in quelle terre, si sentiva triste e malinconica.
Non era per via del paesaggio, che aveva potuto ammirare ed apprezzare, ma per quello che era accaduto. Si sentiva cambiata, diversa, come se qualcosa si fosse spezzato dentro di lei.
Quelle catene che avvolgevano la sua anima erano pesanti da portare, eppure dopo il risveglio di Semiramide, esse avevano cominciato a spezzarsi. Lasciò Staph in silenzio, immersa nei pensieri, forse, avrebbe dato una pessima impressione alle sue compagne ma in quel momento non aveva voglia di parlare. Ripensò alla vita da fioraia che aveva condotto, ai profumi ed ai colori dei fiori che le piacevano tanto, mentre intorno a lei c'erano solo delle lande desolate e bruciate dal sole.
Faceva molto caldo e questo la infastidiva non poco, non poteva far altro che viaggiare con la mente attraverso i colori.
Il cielo era azzurro e terso, non v'era nemmeno una nuvola a ricoprirlo. Mancava il verde ma in compenso il sole era rovente come una sfera infuocata. La sua mente vorticava in quell'ondeggiare di colori.
Non le sarebbe dispiaciuto che soffiasse un alito di vento ma, era chiedere troppo a quelle Terre.Camminarono per un bel po' di tempo e la fatica cominciò a farsi sentire.
Fortunatamente però, ebbero una bella sorpresa: un'oasi di piccole dimensioni ma piuttosto scarna.
Non era indubbiamente il massimo ma poteva dar loro un po' di ristoro dall'afa e, distrazione, da quel monotono e silenzioso viaggio.
Morgana ritenne opportuno fermarsi per un po' per fare una breve sosta, cogliendo l'occasione di rompere il ghiaccio con le altre due guerriere.
Non le avevano fatto una cattiva impressione, ma in Dua aveva notato un atteggiamento strano.
Si era presentata semplicemente dicendo nome e grado e l'aveva fatto anche con notevole slancio,inizialmente
Subito dopo però, aveva abbassato lo sguardo, come se si fosse quasi pentita di ciò che aveva fatto o forse, era semplicemente timidezza la sua. Morgana non poteva però ancora stabilirlo.
Poi aveva sospirato, e facendo un cenno con la mano, era rimasta in silenzio.
Era minuta di costituzione e molto più bassa di lei, le appariva fragile come una bambina.
Angelica invece, le aveva fatto l'impressione opposta.Era più sicura e disinvolta.
Aveva detto di essere da poco graduata e di aver portato a termine solo una missione.
Arrivate in prossimità dell'oasi, Morgana si rivolse alle sue compagne.


Penso che sia meglio  che ci fermiamo un po' per riposarci e bere un po' d'acqua. Dopo questa camminata, un po' di ristoro è quello che ci vuole. Non so cosa ne pensiate voi, ma questo deserto non mi piace per nulla...

Si fermò un attimo, per poi continuare a parlare.


A stento conosco i loro nomi, proviamo a saperne un po' di più.


Il luogo da cui provengo io ed in cui sono nata è diversissimo da questo, e spesso, ne ho nostalgia. Mi mancano sopratutto la natura, i colori vivaci... E voi, voi da dove venite? Non voglio indagare e curiosare sulla vostra vita... ma vorrei conoscervi un po' meglio. Non abbiate timore di me, apritevi tranquillamente.

Detto questo, rimase in silenzio in attesa di una loro risposta. Non voleva costringerle a parlare ma sperava che non si sarebbero dimostrate ostili nei suoi confronti. Non poteva definirsi una ragazza socievole, ma tuttavia, approfondire la conoscenza con Dua ed Angelica, le sembrava utile e doveroso.
Che lei fosse caposquadra o meno, non le importava, ma avrebbe fatto del suo meglio perchè la missione andasse a buon fine.
Non voleva restare un'altra volta a vedere la fine di un'altra compagna, non lo avrebbe permesso.
C'erano tre guerriere unite sotto il medesimo cielo. Tre vite legate per attimo dallo stesso destino.

Citazione:Yoki:0%
Stato fisico: Buono
Stato psicologico: Pensierosa, si isola mentalmente in primo momento da Angelica e Dua. Successivamente, sfruttando il momento di "sosta", decide di approfondire la conoscenza con le altre due guerriere.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)
[Immagine: 124028_desert-reality-artwork-drawings-1...com_17.jpg]





Se pensava di essere in qualche modo speciale per essersi graduata come numero 37 dopo la sua prima e non poco disastrosa prova, Dua dovette ricredersi perché la bella Angelica pareva averla surclassata anche in quello.
Non le importava tanto l'altezza o il fascino che le due potessero avere a discapito di lei, infondo cosa contava avere un bel visetto quando dovevi impugnare una spada? Ma fino a quel momento l'unica cosa che l'aveva tenuta in piedi senza impazzire era l'idea che lei, al contrario di altre, aveva qualcosa che l'aveva mossa.
Dua non sapeva cosa fosse questo "qualcosa" eppure questa cosa immateriale e misteriosa l'aveva fatta arrivare in luoghi dove altre non erano arrivate, le aveva fatto fare cose che altre non avevano osato fare e dove forse altre ancora erano morte per provare a farle; non si credeva speciale, anzi, ma aveva sempre visto tutto quello come un piccolo incentivo per andare avanti e per non crollare mentalmente e fisicamente.
Ed ora non le restava nulla dei meriti che aveva creduto di avere, non aveva nessun dono naturale nel quale segretamente sperava e Kelsier non si occupava di lei come aveva sempre pensato che facesse.
Avevano delle nuove pupille e lei non ne faceva parte.

Si sentiva sempre messa da parte, fin dalla sua giovane età le persone avevano trovato qualcun'altro da idolatrare: Elise. Elise aiutava Dua per quanto fosse la sua sorellastra, Elise aiutava la madre ed il padre muto, Elise era una ragazza seria e composta nonostante la sua giovane età al contrario di lei.
Sicuramente, Elise al contrario di lei era stata una Guerriera con i fiocchi, non aveva risparmiato la vita agli yoma. 
Pensava di aver trovato il suo posto all'Organizzazione quando aveva visto Camilla con un numero superiore al suo ma a quanto sembrava la sua strada era tutto meno che in discesa; aveva sempre creduto che trovare la forza per dare la vita per salvare qualcuno fosse la chiave per cambiare ed ora non ne era più tanto certa.
Il paesaggio arido e secco non aiutava certo ad estrarre dalle sue riflessioni idee positive per la sua testolina malata ed il sole rovente come una gigantesca palla di fuoco le stava scaldando non poco il cranio già surriscaldato; lei era una Guerriera quindi tecnicamente non avrebbe dovuto avere problemi con situazioni metereologiche estreme ma si sentiva molto umana in quel momento, a soffrire così tanto il caldo.
Un passo dopo l'altro e il tempo trascorreva veloce e da quando erano partite le ore passavano, il terreno si induriva, il vento si seccava; per quanto sarebbe stato quel luogo così arido e desertico?

Le tinte del deserto erano le stesse del tramonto: dal rosso all'oro; l'arancio per i colori più caldi, un incandescente color sabbia ed una profusa illuminazione giallastra nel cielo.
In quel dipinto impressionista però qualcosa ebbe modo di cambiare, i colori in lontananza apparvero di un verde smeraldo abbastanza acceso e l'acqua era di un azzurro celeste che, beh, rifletteva il cielo "strano" a dirsi.
Morgana prese la parola e Dua sussultò, quasi si era scordata il suono della sua voce in quel tratto di strada perché sia lei che la numero 25 erano state molto silenziose in quegli attimi. 
Non aveva idea di cosa le fosse passato per la mente alla caposquadra ma lei, Dua, aveva riflettuto molto di più sulle sensazioni che provava avendo le due guerriere attorno più che su loro due come persone; quella voce, fu una specie di novità per lei.
Era una persona quanto lei, con un tono tutto suo; non doveva dimenticarselo, anche se erano state così tanto mute.
Per un frangente di secondo la ragazzina temette che Morgana volesse parlare del futuro combattimento, sebbene fossero ben lontane dalla loro meta, proprio come aveva fatto Camilla; non sapeva perché ma l'idea di improntare le loro discussioni unicamente su quello la spaventava un po'.
Fortunatamente non fu affatto così.

"Fermarsi?" Pensò, riflettendo sulla proposta della Caposquadra. "Mi sembra una buona idea."
Estrasse la spada, togliendosi il peso dalla schiena, e la conficcò nel terreno mentre Morgana riprendeva a parlare di qualcosa che era personale. 
Inizialmente la spada cadde, non essendo stata impiantata nel suolo per bene, così Dua dovette rimediare in modo impacciato.
Arrossì per l'imbarazzo; possibile che con argomenti così seri lei dovesse fare la figura dell'idiota?
-Colori vivaci?- Disse infine, incuriosita.
La voce le uscì di gola un po' strana, sia perché aveva sete e sia perché era stata zitta per molto tempo e fu come se si fosse dimenticata come parlare.
-Non ho molto da dire io- Ammise con un sorrisetto ebete. -Forse abitavo a Sud o forse ad Ovest, ci siamo trasferiti una volta così faccio confusione.-
Non che non avesse cose da raccontare della sua vita ma così, su due piedi, quello fu ciò che trovò da dire.
Improvvisamente ebbe un'idea, escludendo Angelica che era da poco graduata, Morgana probabilmente aveva visto molti più volti nell'Organizzazione di lei.
-Conosci una certa Elise?-

E una volta che l'avrebbe trovata, ammesso che così sarebbe stato? Cosa se ne sarebbe fatta della sorella? Infondo dubitava che Elise volesse riaccudirla o stare con lei e Dua stava perdendo tutte le certezze che aveva su di lei. 
Iniziò a ricordarsi meglio del suo atteggiamento freddo e distaccato, infondo aveva raccontato agli uomini in nero di essere priva di famiglia; aveva rinunciato alla sua parentela.
Si rattristò, non aveva mai visto sua sorella sotto quel punto di vista; poteva forse considerarla come un'estranea?




Citazione:Yoki: 0%
Stato fisico: Il vento la infastidisce un po', condizioni regolari.
Stato psicologico: Confusa. Invidiosa per i riconoscimenti ottenuti da Angelica, che lei non ha avuto, un po' demoralizzata ed imbarazzata.
Non sa cosa aspettarsi da Morgana ed Angelica né da sua sorella.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)


Aveva camminato per tutto il tempo con gli occhi fissi a terra. Era brava a non pensare a niente, così brava che si accorse dei suoi piedi che si muovevano solo quando spuntò l'alba. Non era da tutti svuotare la mente come faceva lei, svuotarla proprio, del tutto, senza lasciare nemmeno il più piccolo pensiero. Come dormire in piedi. Questa era tranquillità.
Proseguirono ancora, immerse in un clima sempre più bollente, finché non raggiunsero una piccola oasi. Morgana propose di fermarsi e Angelica non vide come darle torto.
Sfilò la spada, la pose a terra e si tolse la parte superiore dell'armatura. Non si era ancora abituata al peso ed era da ieri notte che camminava a testa china: i crampi li sentiva ora e anche bene.
Stirò le braccia in avanti, di lato, ruotò le spalle. Si inginocchiò sul bordo dell'oasi e bevve tre volte, portandosi le mani alla bocca. Si lavò il viso e si sedette.

Il luogo da cui provengo io ed in cui sono nata è diversissimo da questo, e spesso, ne ho nostalgia. Mi mancano sopratutto la natura, i colori vivaci... E voi, voi da dove venite? Non voglio indagare e curiosare sulla vostra vita... ma vorrei conoscervi un po' meglio. Non abbiate timore di me, apritevi tranquillamente.


Si volse di scatto verso Morgana: dato che le era parsa così scostante, Angelica non si sarebbe mai aspettata che fosse lei a fare il primo passo.
Forse è perché è la caposquadra, si sentirà in dovere di conoscerci.
Sorrise un poco mentre l'altra accennava alla natura e ai colori: a quanto pare, dietro la fredda apparenza, si nascondeva un'anima sensibile, nostalgica, come quella dei poeti. Le piaceva pensare che nonostante tutto, Morgana avesse buon cuore.
Prese a slacciarsi gli schinieri mentre ascoltava le parole di Dua. Non disse nulla di interessante, eccetto nominare una certa Elise. Chissà chi era.
Certo che non ricordarsi niente del proprio passato e venirsene fuori con il nome di una sconosciuta, così dal nulla, non era tipico di una persona normale. Per un attimo, Angelica fu sfiorata dal dubbio che le mancasse qualche rotella...
Magari qualche trauma infantile o cose del genere...
Scacciò l'idea. Era un giudizio pesante, di certo era ancora troppo presto per convincersi di cose simili. Magari era emozionata per la missione, oppure non si sentiva a suo agio assieme a delle compagne, potevano essere tante cose, certo è che se da una parte Angelica stava cominciando – almeno così le pareva- a capire Morgana, dall'altra Dua rimaneva per lei un enigma oscuro.

Immerse i piedi nell'acqua e prese a fare piccoli giri con le gambe.
Io vengo dall'Ovest. Mia madre è morta nel darmi alla luce perciò ho vissuto solo con mio padre. Era molto ricco e molto geloso, fino a sei anni non mi ha mai permesso di uscire dalla mia stanza. Oh, be'... non giudicatelo troppo male, in fondo ero l'unica cosa rimasta a cui tenesse davvero... aveva paura di perdermi, aveva le sue ragioni... .
Sentì un groppo proprio all'inizio della gola. In fondo anche lei provava nostalgia, per suo padre, per i suoi abbracci: se alle volte aveva avuto paura del suo sguardo, delle sue mani non aveva mai dubitato, si erano protese verso di lei sempre e solo per abbracciarla e accarezzarla.
Quindi immaginatevi che colpo, dover passare da un quasi totale isolamento a una stretta convivenza con così tante sconosciute.
Ridacchiò per tirarsi su il morale e colpì col tallone la superficie dell'acqua.
Già, era stata davvero dura ambientarsi nell'Organizzazione e dover condividere tutto con ragazze mai viste. In quel periodo le era sparita la voce, non aveva mai guardato nessuno, si rintanava negli angoli più nascosti, aveva il terrore che qualcuno la interpellasse.
Poi le cose erano migliorate: si era allenata a capire le persone da lontano, indagando la loro apparenza per capirle nel profondo, e così aveva scovato le novizie più amichevoli, aveva stretto amicizie, era tornata a vivere e ora non si vergognava più di niente.
Poi c'è stata la mia prima missione, qui, nelle Terre dell'Est: un villaggio non voleva pagare il compenso dovuto e così mi hanno inviato a dissuadere i suoi abitanti. Sembrava una cosa tranquilla, solo che... Si guardò attorno. Poi sono spuntati degli Yoma dal deserto. Dodici Yoma. Oh, non pensate che li abbia affrontati da sola, avevo un intero villaggio dalla mia! Ma è stato comunque difficile: se dovessi rivivere un'esperienza simile, non so se ne uscirei viva un'altra volta.
Tirò la gamba sinistra fuori dall'acqua e si toccò le dita del piede.
E voi invece? Che dite?
Se non volevano parlare di loro volontà le avrebbe spinte lei a farlo.
Quante missioni avete svolto? Di certo più di me. E come sono state? Le guardò entrambe. Conoscete altri uomini dell'Organizzazione oltre a Kelsier? Io posso parlarvi di Ufizu: anziano, colto, recita in versi. Immagino che almeno una già lo conosca, insieme a Duran e Peter.
“Peter” le uscì come uno sputo.
E che mi dite delle guerriere che avete incontrato? Si mise in piedi e sorrise. Ce ne sono di passabili o sono tutte pessime compagne?
Cercò un sasso su cui sedersi: mise la gamba sinistra di traverso sull'altra e vi poggiò il gomito. Avanti, sono proprio curiosa terminò, sostenendo il mento con la mano.
Più che fare la loro conoscenza, ora le interessava farsi un'idea della vera Organizzazione. Qualsiasi informazione, anche la più piccola, avrebbe potuto tornare utilissima a una guerriera da poco graduata come lei.
Perciò si mise in ascolto, confidando che questa volta le sue compagne parlassero un po' di più.



Citazione:Yoki: 0%
Stato Fisico: Ottimo.
Stato Psicologico: Pensa di stare cominciando a capire Morgana, ma Dua le risulta ancora troppo complessa. In attesa della risposta delle due guerriere alle sue domande, ci tiene molto.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (Passiva)
[Immagine: pandoras_box_legends2.jpg]



Pensato-Parlato


Dopo un iniziale e monotono silenzio, la situazione era decisamente mutata.
Pareva proprio che Morgana fosse riuscita a destare l'interesse delle altre due guerriere. Aveva cercato di instaurare con loro una minima forma di dialogo in modo da poter conoscere le sue nuove compagne d'avventura. Non era sua intenzione curiosare morbosamente nella loro vita ma, in virtù del suo ruolo di caposquadra, voleva cercare di capire chi aveva affianco.
Il risultato che ottenne fu addirittura superiore alle sue aspettative.
Dua, sembrò inizialmente imbarazzata, stette un po' sul vago, dicendo che non si ricordava precisamente se fosse delle Terre del Sud o dell'Ovest, ma sembrava incuriosita dai colori vivaci che la numero venticinque aveva menzionato.
Diede una risposta piuttosto concisa, ma fu quello che aggiunse dopo ad incuriosire Morgana.
Le chiese se conoscesse una certa Elise.
La numero venticinque ripetè a mente quel nome più volte.

Elise, Elise... Elise. Non mi sembra di aver mai sentito parlare di lei.


Prima di risponderle, rimase un po' in silenzio. Si tolse anche lei la spada e la poggiò delicatamente per terra, come se fosse qualcosa di estremamente prezioso. Poi, si avvicinò a quel piccolo specchio d'acqua e con entrambe le mani, prese a rinfrescarsi un po'. Le piaceva sentire l'acqua che le bagnava il volto, mentre le gocce scivolavano lungo i lineamenti delicati del viso.
Sentì la gola arsa e si chinò un'altra volta per bere. Avvicinò entrambi i palmi delle mani e raccogliendo con essi un po' d'acqua, cominciò a bere.
Ora si sentiva decisamente meglio. Alzò il capo e rivolse lo sguardo verso Dua.
Non aveva informazioni su questa Elise, tuttavia era alquanto incuriosita da quella richiesta.


I colori mi mancano molto, sono cresciuta praticamente in mezzo ad essi. I miei zii, avevano un negozio di fiori ed io li aiutavo col lavoro. Mi mancano anche i profumi che sentivo...qui, è così diverso e monotono.Per quanto riguarda la tua domanda, mi dispiace, non conosco nessuna Elise. Ma se non sono troppo indiscreta, posso sapere chi è lei per te?  Come mai la stai cercando?


Angelica invece era stata molto più loquace di Dua ed aveva posto loro diverse domande.
A differenza dell'altra guerriera, le sembrava meno diffidente e più aperta al dialogo e sopratutto animata da molta curiosità.
Aveva detto di essere nata nelle Terre dell'Ovest e di aver avuto un padre molto geloso e possessivo nei suoi confronti, ma dal modo in cui parlava di lui, doveva esserne molto legata. 
Aveva dato una giustificazione a quel suo comportamento quasi ossessivo nei confronti della figlia.
Forse il suo comportamento era dettato da una forma di eccessiva protezione nei confronti di lei.
Morgana rimase incuriosita da come Angelica parlava del padre. Lei non sapeva, nè voleva venire a conoscenza di quale lurida bestia potesse essere colui che l'aveva generata.
La violenza di cui era stata oggetto sua madre era stata inaudita e selvaggia.
Non c'era nulla di umano in quello che le era stato fatto, solo tanta cattiveria e malvagità.
Era semplicemente "venuta al mondo", senza che la sua nascita fosse stata programmata.
Nello squallore che ruotava intorno alla vicenda della sua genesi, c'era però l'amore che le aveva dato la madre che, nonostante tutto, l'aveva tenuta con sè e c'era anche la sua famiglia acquisita.
Lo zio, nonostante non fosse il suo vero padre, l'aveva amata per quello che era. La zia, aveva supplito alla madre che era venuta a mancare e poi, c'era suo cugino.
Lui le aveva insegnato ad usare la spada ed a proteggersi.


Sento la loro mancanza, come fossero venuti a mancare ieri.

Angelica continuò a parlare, dicendo che la sua prima missione era stata abbastanza complicata ma che era stata contenta di esserne uscita sana e salva. Poi chiese loro delle missioni che avevano svolto in precedenza, degli uomini in nero che avevano conosciuto, menzionando anche quel Peter, e delle guerriere che avevano conosciuto finora.

Poco curiosa eh, questa ragazza!


Quelle domande, poste tutte in una volta sola, erano troppe per lei, ma cercò di appagare la vivace curiosità di Angelica, senza scendere troppo nei dettagli.
Al sentire il nome Peter, Morgana fece una smorfia di disgusto.
Istintivamente, portò una mano sul viso, ricordando ancora lo schiaffo che le aveva dato.
Quell'uomo era il più odioso che aveva incontrato finora e la indisponeva non poco.
Non le sarebbe dispiaciuto restituirgli in un modo o nell'altro quel regalo così gentile che lui le aveva fatto.

Devo dire che sei la curiosità fatta persona, Angelica!

Le disse sorridendo.

Finora ho svolto tre missioni. Non posso dirti che siano state una passeggiata ma per fortuna sono ancora viva. Ho conosciuto delle guerriere davvero interessanti ed alquanto singolari, altre invece, avrei fatto anche a meno di conoscerle.

Ripensò a Clarissa ed al suo test.

Ma ahimè, non siamo noi a decidere dove andremo e quali saranno le nostre compagne. Sono loro che decidono tutto.
Ufizu ho avuto modo di conoscerlo anche io, ammetto che ha buon gusto in fatto di quadri, ma non posso dire altrettanto quanto a collaboratori. Hai menzionato un certo Peter, conosco anche lui...

Che uomo squallido.

Si fermò un attimo e poi proseguì il discorso.

Ho conosciuto anche Duncan e Cort.


Ripensare a Cort, le fece tornare in mente la sua ultima missione.
Era stata lei per prima a cominciare a dialogare, ma ora non voleva aggiungere altro.
Come una ragazza che, tenta di aprire una scatola misteriosa e preziosa, aveva cercato di scavare nel passato delle due guerriere. Ma era giunta ad un punto in cui, quella curiosità poteva ritorcersi contro di lei, gettando del sale su ferite che erano ancora vive e pulsanti.
Decise quindi di cambiare discorso, come un capitano che in prossimità di una tempesta, decide di cambiare rotta per salvare se stesso e l'equipaggio. Pensò alla missione che le attendeva.

Basta così.

Abbassò il capo e cominciò a lisciare l'unica ciocca che aveva lasciato ricadere più lunga dietro le spalle. Poi, osservò entrambe le compagne.


Quindi, pare che dobbiamo ispezionare delle catacombe. Avete fobia dei luoghi chiusi? O qualche altra paura in particolare? Ve lo chiedo perchè è importante saperlo per la riuscita della missione.



Se almeno una delle altre due guerriere avesse sofferto di claustrofobia, sarebbe stato un gran bel problema, a cui, in qualità di caposquadra, avrebbe dovuto trovare un rimedio.

Citazione:Yoki:0%
Stato fisico: Buono
Stato psicologico: Incuriosita dalla domanda di Dua, cerca di indagare sull'identità di Elise. Leggermente sorpresa ed infastidita dalla vivace curiosità di Angelica, cerca di darle delle risposte esaurienti. Ripensa al passato con malinconia. Cerca poi di avere informazioni sulle possibili fobie delle altre due guerriere.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)
[Immagine: twin-sister-in-heaven-album-cover-hires-LST090291.jpg]







Angelica era una ragazza molto particolare, guardandola capiva perché il padre di lei fosse così affezionato: non aveva solo molte domande da porre ma sembrava avere una specie di energia interorie in più.
A quanto pareva era stata obbligata ad un ambiente ben difficile per lei ma si stava orientando con una certa integrità personale da ammirare; ora Dua capiva anche il perché l'Organizzazione preferisse Angelica a lei, a quel punto una ragazza per bene avrebbe accettato la cosa ma per Dua non fu così.
O meglio, Angelica era una brava ragazza e lei lo riconosceva ma l'invidia faceva brutti scherzi: infondo solo perché era più alta e a quanto sembrava più dotata di forza di spirito non voleva dire che dovesse per forza valere qualcosa in più di lei.
Forse l'unica differenza tra le due era che avevano avuto occasioni differenti per emergere e che lei, Dua, era più introversa di Angelica.
Per quanto ancora in Dua si insinuasse la terribile fobia che lei avesse qualcosa in meno alle sue compagne, una fiammella di rabbia iniziò ad ardere segretamente dentro di lei. 
Avrebbe dimostrato in un modo o nell'altro che non era affatto così, a quel punto Cort, Minerva e specialmente Kelsier non si sarebbero trattenuti oltre con i complimenti.
Sorrise.

Sorrise mentre le sue compagne si adagiavano tranquillamente nell'oasi, figurandosi nella mente i racconti terribili o piacevoli che andavano a narrare; provò ad immaginarsi il volto di Ufizo, pensò fosse un vecchio saggio seduto perennemente su uno scranno di legno intarsiato al centro di uno stanzino grigio, scarsamente illuminato e vuoto.
Dovette modificare e non di poco le sue fantasie poiché Morgana invece aveva parlato di quadri; ora Dua non aveva bene in mente come dei quadri potessero essere, se pieni di colori o meno, ma di fatto allargò la stanza immaginaria per appendere delle tele dipinte ed infine per far spazio ad un certo Pete.
Probabilmente un ragazzino alto quanto lei, sbarbato e dai capelli rossi; con un cappellino buffo in testa, le lentiggini sulle gote ed i tenti un po' storti. Angelica aveva come sputato quel nome, per cui Dua si immaginò il ragazzo mentre sputacchiava qua e là mentre parlava.
Rabbrividì.
In effetti una persona così doveva essere spiacevole da averci a che fare.
Morgana ad ogni modo aveva incontrato molti più uomini di loro due, un tale Duncan che non descrisse nemmeno quindi Dua non poté visualizzare nella sua mente la sua immagine e lo vide come qualcosa di oscuro.
O, e poi c'era Cort. Come dimenticarsi di lui e di Minerva? Il suo braccio destro ricordava eccome.

Tutte le fantasie mentali che stavano accompagnando la giovane si annullarono poiché Morgana si fece molto silenziosa; Dua non riuscì a capire il motivo ed iniziò a tormentarla il fatto che forse fosse colpa sua, che non aveva detto proprio niente di suo.
"Le catacombe?" Pensò rattristita.
"Oh certo, ha cambiato discorso pensando che io non volessi rispondere... Accidenti, sembro così... Così sciocca."
Allora ripensò ai colori, quelli che le aveva descritto la Caposquadra ed i suoi odori; i colori potevano avere un profumo tutto per loro? 
Non lo sapeva Dua ma trovava l'idea molto romantica.
Ed alla fine, ovviamente, tutto tornò a ruotare intorno ad Elise; non aveva mai pensato a cose dolci, era sempre stata ligia al dovere, e per di più nemmeno Morgana l'aveva conosciuta.
-Elise era... O meglio, è. Elise è mia...-
Era sua cosa? Sua sorella? Ma se un attimo prima aveva capito di come lei si fosse disfatta della sua famiglia, lasciandola in balia della madre-yoma!
No, non era sua sorella.
-Una mia amica di infanzia.- Aggiunse, in modo un po' titubante.
Raccolse la spada dalla sabbia e la rinfoderò con una mossa agile, cosa strana trattandosi di Dua, pensando che infondo le compagne volessero muoversi e dopo essersi avvicinata alla fonte d'acqua riprese.
-Abitavamo nello stesso villaggio, orfana di madre. Dopo che suo padre morì, l'Organizzazione la prese con sé e non ne seppi più nulla.

Io e mia madre ci trasferimmo e poi... Sapete com'è andata a finire. Mi chiedevo solo che fine avesse fatto.-
Disse, fissando il vuoto azzurro del laghetto.
Senza pensarci oltre bevve un lungo sorso d'acqua, bere per dimenticare.

Fece qualche passo verso Nord, non potevano restare lì per sempre: avevano un lavoro da svolgere ma nonostante tutto voleva scambiare qualche parola con le due, con Camilla non era stato affatto così e avere di nuovo persone con cui parlare ed aprirsi poteva esserle salutare...
...Per quanto le avessero rubato il suo "posto". 
-Paura degli spazi chiusi? 

Perché mai? L'ultima missione svolta l'ho svolta dentro un pozzo, stretto e profondo, riempito di resti umani.

Non è forse la stessa cosa di una catacomba?-
Il suo intento era scherzare ma si rese conto che aveva posto il concetto in modo un po' troppo cinico e forse non faceva ridere affatto.
Anche perché lo yoma che aveva fatto ciò era ancora vivo, quelli però erano dettagli.
No?
Cercò di cambiare imbarazzata l'argomento con un sorrisetto ebete e un certo accento balbuziente.
-Beh io ho conosciuto Kelsier alla mia prima missione e poi Cort, se volete un consiglio con lui è: non arrivate in ritardo o ve ne pentirete!

Ho conosciuto Camilla e... Minerva. Una tipa... Strana ma molto forte ed autoritaria.-
Sorrise, aspettando che le due la seguissero verso Nord.






Citazione:Yoki: 0%
Stato fisico: Condizioni regolari.
Stato psicologico: Confusa. Invidiosa per i riconoscimenti ottenuti da Angelica, che lei non ha avuto, un po' demoralizzata ed imbarazzata.
Non sa cosa aspettarsi da Morgana ed Angelica.
Cerca di stare positiva e di scherzare con le due.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)

Angelica restò interdetta alle parole della caposquadra e un lieve rossore le salì alle guance.
In effetti si era lasciata andare all'entusiasmo, non pensando che le sue compagne avrebbero potuto sentirsi a disagio. Ma il sorriso di Morgana la tranquillizzò.
Ascoltò con attenzione ciò che le disse: anche questa volta si tenne sul vago e Angelica si convinse che non amasse molto discutere, non facendo che confermare la sua indole schiva.
Cercare di strapparle informazioni con domande non aveva funzionato granchè: meglio lasciare che sia lei a parlare, quando lo desidera. Probabile che così si sarebbe sentita a suo agio.
Dua le diede qualche informazione in più: si scoprì che Elise era una sua amica d'infanzia e Angelica trovò che le sarebbe piaciuto parlarle, giusto per saperne di più sul conto di Dua.
Sgranò gli occhi quando la sua compagna parlò della sua ultima missione: le veniva il vomito al solo pensiero di cadaveri marci e dell'odore che si poteva respirare là sotto. Non capiva come si potesse parlare con leggerezza di un'avventura simile, lei avrebbe avuto i suoi bei problemi in un posto come quello.
Be' per quanto mi riguarda, le catacombe non mi entusiasmano. Non amo vivere... compressa.
Ma non è certo un problema, posso abituarmici.
Si alzò e si riallacciò l'armatura.
Dunque, aveva saputo di Duncan e di Cort, il quale doveva tenerci molto alla puntualità, di Elise e di una certa Minerva, che, stando alle parole di Dua, era meglio non contraddire.
Per una prima inchiesta poteva andare, soprattutto dopo domande così generali.
Perdonatemi se sono stata troppo invadente, disse, tenendo lo sguardo basso, il fatto è che è tutto nuovo per me e ho pensato che avreste potuto darmi qualche informazione utile. Non avevo nessuna intenzione di farmi gli affari vostri.
Con queste parole sperò di averle incentivate a parlarle e, con il fatto di avere più esperienza, forse si sarebbero anche sentite in dovere di istruirla. Più avanti avrebbe provato con domande più approfondite, ma le sarebbe piaciuto non averne bisogno.


Citazione:Yoki: 0%
Stato Fisico: Ottimo.
Stato Psicologico: Tranquilla. Convinta che a Morgana non piaccia discutere, spera di aver convinto le sue compagne a istruirla di loro volontà.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva).
[Immagine: 9706_Diabolikal_Rapture__by_darkbec.jpg?t=1195150720]


Pensato-Parlato

Si sentiva come chi scava nella nuda terra alla ricerca dell'acqua. In quel caso però, stava scavando nel passato di entrambe le sue compagne di avventura.
In questo tentativo di indagine, aveva avuto due risposte e due sensazioni diverse, così come differenti erano le ragazze che le si trovavano davanti.
Aveva chiesto a Dua, chi fosse quella Elise per lei, ma la sua risposta era stata tentennante, come se avesse svelato un angolo della sua mente che voleva tenere celato.
C'era incertezza ed esitazione nella sua voce, ma infine arrivò una risposta.
Disse che era una sua amica d'infanzia e che dopo la morte del padre era stata presa dall'Organizzazione. Voleva quindi sapere che fine avesse fatto.
Evidentemente Dua era molto legata a quella ragazza che aveva citato.
All'apparenza sembrava una guerriera riservata ed introversa ma il modo in cui aveva parlato di quella Elise, aveva catturato l'attenzione di Morgana.

Deve esserle molto legata...chissà se è veramente una semplice amica d'infanzia o la vera sorella. Non indagherò ancora, non mi và di farlo, è sufficiente la risposta che mi ha dato.
Se un giorno vorrà, sarà lei ad aprire nuovamente l'argomento.

Poi, disse che aveva svolto la missione precedente in un pozzo. Di sicuro, le catacombe non sarebbero state un problema per lei. Questo sollevò Morgana.
Dua disse inoltre di aver conosciuto oltre a Kelsier anche Cort. Mentre parlava, aveva poi rinfoderato la spada con sicurezza e velocità, un chiaro segno che voleva riprendere il cammino.
Le aveva fatto piacere che quella ragazza si fosse aperta un po' con lei.
Era stato poi il turno di Angelica, che si era scusata per aver tempestato di domande Morgana e Dua ma, come aveva pensato in precedenza la numero venticinque, si trattava solo di pura curiosità.
Aveva detto inoltre che anche per lei, un luogo compresso come le catacombe non sarebbe stato un problema, anche se il solo pensiero di dover inoltrarsi in quei luoghi non la entusiasmava molto.
Rispetto a Dua, Angelica era indubbiamente meno titubante e più diretta nel discorso.
Sembrava motivata ed entusiasta della sua nuova vita da guerriera.
Entrambe le due guerriere, continuavano a suscitare un sentimento di tenerezza in Morgana.
Provava però una leggera invidia per l'inconsapevolezza in cui entrambe regnavano. Lei, ormai non poteva chiudere gli occhi e fingere che non fosse accaduto nulla.
Era come se per un periodo di tempo avesse vissuto come se fosse bendata.
Poi, era entrata in scena la verità, una donna bellissima ed altrettanto crudele che le aveva tolto con prepotenza quei bendaggi che le oscuravano la vista.
Passare dall'oscurità alla luce era stato terribile per lei. Quella luminosità le faceva troppo male ma al tempo stesso non poteva opporle resistenza.
Cominciò a sentire più caldo del dovuto ed anche lei, prese la spada e la rinfoderò.
Era tempo di andare.

Vi ringrazio per avermi parlato un po' di voi. So che non è facile parlare con una perfetta sconosciuta...non lo è nemmeno per me. Questa sosta è stata decisamente utile, ma ci attende un altro bel cammino. Le Terre del Nord, sono costellate di luoghi impervi ma hanno un fascino del tutto particolare. Ho svolto la mia ultima missione proprio lì.


Fece un cenno ad entrambe le guerriere di proseguire. Non aveva voglia di aggiungere altro, voleva semplicemente cercare di godersi il paesaggio, rimanendo un po' tra i suoi pensieri.
Piano piano il clima si fece sempre più freddo e gelido. Passarono da terre desertiche ed afose ad un paesaggio del tutto differente.
Morgana cominciò ad intravedere le cime innevate delle montagne. La neve, quella coltre gelida, soffice e bianca, che la guerriera aveva già avuto modo di conoscere, continuava ancora ad affascinarla. Si ricordava di averla presa tra le mani e della sensazione strana che le aveva suscitato.
Non c'era nulla di terribile in quel paesaggio, era tutto così candido e splendido.
La natura non aveva colpa delle colpe degli uomini. Era un'attenta e silenziosa osservatrice degli esseri umani. Eppure, nonostante gli uomini in nero sapessero cosa fosse accaduto in precedenza, l'avevano rimandata in quelle Terre.
Sembrava un assurdo scherzo del destino.
Per un istante, avrebbe voluto che ci fosse Angela al suo fianco. Avrebbe voluto parlarle ancora una volta e trovare , in quella guerriera dagli occhi di ghiaccio, forse un'alleata.
Continuava a pensare che non poteva confessare alle sue attuali compagne ciò che i suoi occhi avevano visto.
Erano all'inizio e aveva timore di spaventarle o peggio ancora, che non avrebbero capito.

Non posso raccontar loro nulla. Le conosco appena e non so se posso fidarmi di loro. Per il momento, porterò questo segreto sigillato dentro di me.

Con le montagne, arrivò anche quel vento gelido e tagliente che non rimpiangeva affatto.
La lunga ciocca che aveva lasciato cadere lungo le spalle, andò a sfiorarle il volto.
Con delicatezza, la scostò. 

L'inverno sta arrivando.


Citazione:Yoki:0%
Stato fisico: Buono
Stato psicologico: Contenta che le due guerriere si siano aperte con lei, è incuriosita dalla risposta di Dua. Tornare nuovamente nelle Terre del Nord continua a riportarla col pensiero alla missione precedente. Ripensa maliconicamente ad Angela e diventa leggermente triste perchè non può confessare il suo"segreto" alle due nuove compagne di avventura.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)
[Immagine: MP02.jpg]




Le Terre del Nord non erano terre gentili, sicuramente non idonee ad una vita proliferante e ricca di biodiversità come altri luoghi più umidi, caldi e ricchi di una vegetazione folta e prepotente; no: le Terre del Nord erano nude, spoglie, quanto quelle dell'Est con l'unica differenza che erano ricoperte da un sottile lenzuolo funebre di neve e ghiaccio.
Il paragone poteva sembrare triste ma in effetti non poteva averne uno migliore: lentamente il paesaggio era andato a "morire" e a "decomporsi", in un lento e triste decadimento che dal torrido caldo dei deserti le aveva portate fino alle lande ghiacciate del Nord.
La neve era un materiale che Dua non sapeva ben definire, poiché la sua consistenza pareva eterea e fittizia; la percepiva indelebile sul suo corpo come una sottile brina fredda ma non aveva alcuna consistenza se non quella dell'acqua, come quando provi ad attraversare un fiume controcorrente. 
E poi, il suo colore, definirlo "bianco" era riduttivo: non mancavano, in un ambiente intoccato e naturale come quello, delle sottili sfumature cerulee; non era bianca la neve, né color panna e nemmeno color crema, era un insieme di questi colori e di certo quella cosa definita neve o nevischio non poteva essere stata inventata dagli esseri umani!
I cieli del Nord erano grigi ed asettici tanto quanto il paesaggio, così nei momenti di distrazione Dua poteva non distinguere più con chiarezza la sottile linea che separava il cielo dalla terra ed i due mondi finivano con il mescolarsi e sciogliersi tra di loro ed allo stesso modo il giorno e la notte si susseguivano senza un vero e proprio ordine.
A volte in questa stasi era come se perdesse la concezione del "quando", del "dove"; come se lei fosse in un mondo ma anche in un altro.
La sensazione di muoversi in quelle terre aride di ghiaccio era come immergersi nei primi momenti di un profondo sonno, quanto tutto era stato creato attorno a te ma che ancora gli oggetti non parevano avere alcuna solidità vera e propria.
Anche le due compagne di viaggio sembravano far parte di un mondo spirituale dominato da fantasmi irrequieti; infondo la loro pelle albina poteva essere confusa e mescolata nel paesaggio circostante.

Da quando si erano fermate all'oasi, e da quando le loro parole si erano fatte sempre più rare, Dua aveva avuto occasione di riflettere molto sull'incombente missione che era stata affidata loro da poco. 
Erano per lo più riflessioni spezzettate, inserite nella sua mente di tanto in tanto per occupare il tempo in quei luoghi dove l'esistenza pareva vivere in un altro luogo.
Si era dimenticata il nome del villaggio, o del luogo in cui erano dirette, ma per lei non aveva alcun tipo di importanza il nome poiché in quella sua breve esistenza da Guerriera, i nomi non erano mai stati così fondamentali.
La Città Senza Nome situata nel deserto arido dell'Est, per esempio, era un luogo chiave della sua esistenza ma appunto priva di un nome, come anche la Guerriera che aveva trovato morta. 
Dua giunse dunque alla conclusione che più importante di tutto fosse la memoria di un luogo o di un posto o di una persona, prima che di un nome, perché attraverso la sua mente quei luoghi e quelle persone avrebbero continuato a vivere eternamente, insieme a ciò che avevano conosciuto nella loro esistenza
Lo Yoma che aveva salvato, per Dua, sarebbe per sempre rimasto un fuggiasco pieno di paura a cui aveva salvato la vita; sarebbe sempre rimasta una figura viva ed umana (per quanto, appunto, si trattasse di uno Yoma). 
Tornando con la mente sulla missione, l'idea delle catacombe non pareva disturbare tanto Dua ma iniziò a temere che quella volta non sarebbe stato così semplice: lei aveva chiesto aiuto a Camilla per calarsi e ai popolani per ottenere un'illuminazione degna, sarebbe stato così anche quella volta?
Le fu possibile vivere in quel Pozzo solo perché era da sola e priva dei pesi che l'avrebbero sicuramente rallentata, in tre persone in un luogo angusto sarebbero riuscite a farcela?
Inoltre Kelsier aveva aggiunto qualcosa riguardo l'alto numero di sparizioni, tante da mandare in missione ben tre Guerriere; teoricamente, persino la sua missione precedente aveva richiesto tre guerriere, che poi fossero solo lei e Camilla era un altro discorso, per cui Dua non era molto preoccupata.
Ma ebbe comunque modo di pensare, che fosse un gruppo di yoma? Era la prima volta che ne sentiva parlare e l'idea le pareva addirittura assurda, forse però quelle terre così povere avevano spinto delle creature solitarie ad unirsi e a collaborare; un atteggiamento molto umano in effetti.
Inoltre.. L'idea che Angelica non si sentisse proprio a suo agio nelle cripte un po' la rinfrancò, perché era segno che non era poi così perfetta come Kelsier l'aveva fatta apparire; e poi, infondo, solo perché a lei non era stato detto esplicitamente che "avevano piani per lei" non voleva dire che non la tenessero in considerazione.
Diamine! Era scivolta al numero 32 della classifica in quanto tempo? Doveva pur valere qualcosa! Doveva!

Ma Dua per quanto avesse quell'incendio che ardeva nel suo petto doveva restare calma e ragionare con il cervello, quando non lo aveva fatto per timore di qualcosa aveva rischiato di morire; se sarebbe riuscita a mantenere sempre quella mentalità che la aiutava a trovare soluzioni, per quanto imbarazzanti, che non la coinvolgevano direttamente in uno scontro "ad armi pari" sarebbe sopravvissuta.
Sì, e poi? Sopravvivere era la chiave della sua intera esistenza? Possibile che non avesse altro a cui puntare?
"Sì, ma cosa?" 
Dimostrare di essere la migliore non era affatto nel suo stile, essere apprezzata da qualcuno era romantica come idea ma pressoché impossibile.
Forse era quello che le era sempre mancato: un ideale da perseguire fino alla morte, tanto ci credeva; un desiderio così perfetto da non farle soffrire il dolore.
Salvare gli umani era così... Scontato e banale come idea, e poi perché? Non erano stati gli yoma ad uccidere Esbern, lei lo sapeva bene, e se sua madre era stata uno di quei demoni tanto a lungo Dua sapeva quanto bene avessero vissuto insieme. 
Gli umani a volte erano semplici beoti, irriconoscenti; non che la cosa la urtasse, ormai li capiva, ma non avrebbe mai dato la sua vita esclusivamente per il loro bene.
L'Organizzazione era, a suo modo, diversa però; in quale modo, quello era tutto da capire ancora.


Il vento e le scompigliò i capelli quasi nello stesso momento in cui l'unica ciocca di capelli lunghi di Morgana veniva mossa; Dua preferì lasciare andare avanti le compagne, mentre ammirava le montagne grigiaste e bianche.
Sapeva che non mancava molto al loro arrivo e per una volta, era determinata a fare qualcosa; per il momento, quello, sarebbe stato il suo ideale.






Citazione:Yoki: 0%
Stato fisico: Condizioni regolari.
Stato psicologico: Piuttosto pensierosa durante il suo viaggio, stranamente ed in modo insolito determinata e positiva riguardo il suo avvenire.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)

Cambiò tutto e non cambiò nulla: tutto, nel senso che al posto del caldo torrido ora c'era un freddo da gelare le ossa; nulla, perché c'era sempre il deserto attorno a loro, non importava di che colore fosse.
Angelica non pensava a nulla in particolare, gli occhi scorrevano sulle rocce bluastre, sull'orizzonte livido, in uno stato di orrendo torpore.
La mente non si svuotava.
Cercava allora di pensare a qualcosa, ma non si concentrava su nulla. Provava a svuotare di nuovo la mente, contandosi i passi, uno, due, scrack, scrack, ma ecco che il vento gelido le alzava i capelli, che schegge di ghiaccio le danzavano attorno, pungendole le mani, il viso, entrandole nel naso, posandosi sulle labbra e le ciglia. Una tortura sottile e continua.
Le sue compagne avanzavano tra i turbini senza fare nulla di che, pareva non provassero il suo stesso disagio.
C'era silenzio, ma era una calma fasulla. Il gelo, le folate ghiacciate, le rocce che artigliavano il cielo... era tutto ostile lì attorno, inquieto, tra gli spigoli degli spuntoni il vento ululava “via!”.
Sua madre veniva da qui, amava questi luoghi e Angelica, che si era sempre identificata con lei grazie ai racconti di suo padre, la sentì per la prima volta molto lontana.
Non c'erano castelli di cristallo qui, né principi, né fate, né niente, solo... freddo.
Era tutto sbagliato... storto... cattivo.
La sua mamma non poteva venire da lì.
Si costrinse a pensare alla missione: le catacombe, cunicoli nel sottosuolo, sotto la terra, sotto quella terra fredda, persone scomparse, molte persone scomparse nel freddo e tra i ghiacci, le rocce.
Scosse la testa, i suoi capelli lasciarono una scia schegge ghiacciate.
Ripensò a Stir, ripensò al re, all'amore per la sua gente, e poi alla sua morte e allo sguardo del fratello... . Magari... magari a Fresendorf c'erano persone coraggiose come loro, che per il bene del loro villaggio non si lasciavano fermare da quella terra ostile né dagli Yoma, non si arrendevano davanti a niente, davanti a nessuno!
Come poteva abbattersi alla prima difficoltà? Questa gente aveva fede nell'Organizzazione, per questo chiedeva il suo aiuto, e lei rappresentava l'Organizzazione, non poteva tradire le loro speranze.
Mi raccomando, abbiamo ottimi piani per te.
Anche l'Organizzazione credeva in lei, troppe persone credevano in lei.
Guardò dritto e si sentì ardere dentro.
Non poteva, non doveva essere da meno.



Citazione:Yoki: 0%
Stato Fisico: Ottimo.
Stato Psicologico: Prima triste e sconfortata dall'ambiente ostile, poi decisa a non farsi fermare da questo primo ostacolo. La fiducia che gli umani e l'Organizzazione ripongono in lei le infondono nuova energia e convinzione.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva).
Dopo essersi conosciute un pò e aver pensato ognuna ai propri problemi, alle proprie insicurezze e obiettivi, finalmente le tre guerriere arrivarono in vista di Fresendorf. La cittadina, composta prevalentemente di case di legno, pareva una città fantasma, ricoperta di candida neve; tuttavia, pennacchi di fumo dai camini rivelarono il contrario.

Una volta dentro la cittadina, le tre guerriere si trovarono ad essere guardate, quando con curiosità, quando con timore, da qualche abitante ora presente per le strade; dopo qualche minuto, un grosso uomo biondo e barbuto arrivò, mettendosi davanti alle tre guerriere. Era vestito con pellicce e portava una grossa accetta al fianco destro; i suoi penetranti occhi azzurri fissarono le tre ragazze, quindi sorrise.

Finalmente, vi stavamo aspettando. Io sono Ruthgard, il sindaco di Fresendorf. Venite nella mia casa, parleremo una volta arrivati lì.

~

Ruthgard guidò le tre guerriere attraverso le innevate strade di Fresendorf, in silenzio. Arrivarono infine davanti ad una casa a due piani e il grosso uomo invitò le tre ad entrare. L'interno si rivelò caldo e accogliente, seppur non dotato di mobilio particolarmente ricercato; anzi, il tutto dava una sensazione piuttosto spartana, pareva esserci sono l'indispensabile.

Prego, accomodatevi.

Ruthgard si era accomodato su una grossa sedia e indicò tre sedie presenti davanti a lui. Attese che tutte e tre fossero sedute (o che rifiutassero di sedersi), quindi parlò nuovamente.

Grazie per essere arrivate, la situazione ormai è grave. Dopo avervi inviato la nostra richiesta, sono sparite altre sei persone... Due solo l'altro ieri. Forse, ora che siete qui, questa storia finirà.

Il suo tono era quasi supplichevole, seppur sollevato, probabilmente grazie all'arrivo delle tre compagne.


Turnazione:
Claire83
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Lachesi (Lachesi sarà assente fino al 27, per cui l'ho spostata ultima di turnazione)

[Immagine: ascia_due_mani.jpg]



Pensato
-Parlato

Dopo aver camminato per giorni, giunsero finalmente nella cittadina di Fresendorf.
Lo scenario non cambiava più di tanto rispetto a quello della precedente missione. C'erano le solite casupole abbandonate ed aleggiava lo stesso senso di desolazione.
Le abitazioni erano fatte in legno, ed erano ricoperte dalla neve, ma il fumo che proveniva dai camini, era un chiaro segno che fossero abitate.
In fin dei conti, desolazione o meno, Morgana aveva cominciato ad abituarsi a quella coltre soffice e bianca. Era indubbiamente migliore della zona desertica che avevano attraversato in precedenza e, pensava che la stessa neve avesse in sè qualcosa di magico e singolare.
Non sapeva cosa aspettarsi da quella missione, ma si augurava che sarebbe stata all'altezza di essere una caposquadra. Non lo faceva per l'Organizzazione, non aveva loro più nulla da dimostrare.
Entrate in città, gli occhi della gente furono subito puntati su di loro.
Anche in questo caso, stessa  fu la scena, stesso  il copione. C'erano alcuni che le osservavano con paura ed altri con curiosità, ma la numero venticinque, non ci fece più di tanto caso.
La sua attenzione fu catturata da un uomo biondo e di corporatura grossa che andò loro incontro.
Su quella figura maschile, spiccavano due occhi cerulei, dallo sguardo profondo.
Più che dal suo aspetto, Morgana fu attratta dalla grossa arma che l'uomo portava appesa al fianco destro. Non le sarebbe dispiaciuto imparare ad usarla.


Fantastica quell'arma e deve essere  anche alquanto letale. Chissà se la testa di Peter è a prova di quest'ascia?

Detestava più degli altri quello scagnozzo basso e maleducato. Al momento giusto, gliel'avrebbe fatta pagare.
L'uomo biondo disse di essere il sindaco e di chiamarsi Ruthgard, invitandole quindi a seguirlo nella sua abitazione.
Questa era calda ed alquanto modesta, scarsa quanto a mobilia.
Invitò le guerriere ad accomodarsi sulle sedie presenti nella stanza e cominciò a parlare.
Morgana, si sedette e diede una rapida occhiata alle altre due compagne, esortandole a fare la stessa cosa.
Il sindaco disse che dopo la richiesta d'aiuto erano scomparse altre persone e che confidava in loro.
Sembrava avere un tono sincero e di essere seriamente dispiaciuto.

Siamo qui proprio per questo. Per cercare di porre fine a delle morti atroci ed ingiuste. Guiderò io questa missione. Vorrei quindi maggiori dettagli su ciò che è accaduto, affinchè presto possiamo fare giustizia e ripagare il sangue versato con altre morti.

Attese quindi che l'uomo dai capelli biondi le desse una risposta, fissandolo negli occhi.

Citazione:Yoki:0%
Stato fisico: Buono
Stato psicologico: Affascinata ancora una volta dalla neve, osserva la cittadina in cui sono arrivate.  Si augura di essere all'altezza del ruolo di caposquadra. Incantata dall'ascia, è desiderosa di testarla su Peter. Cerca di indagare sulle sparizioni precedenti, chiedendo spiegazioni al sindaco.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)


Da quando ci aveva messo piede, Angelica non aveva smesso di percepire l'ostilità di quelle terre.
Spesso aveva alzato gli occhi su una distesa di neve intatta: un misto di ammirazione e inquietudine, questo aveva provato. Era tutto perfettamente tranquillo, eppure qualcosa mancava: quando giunse a Fresendorf, Angelica capì che era la vita.
Non c'era vita tra quelle lande ghiacciate, era tutto silenzioso, calmo, ma... morto. Ecco il perché di quell'inquietudine, ecco perché quando vide i rigagnoli di fumo sui tetti di Fresendorf ebbe un tuffo al cuore.
Avvertì gli occhi dei cittadini su di sé e non accennò a voltarsi, ma cercò di cogliere quante più cose possibili con la coda dell'occhio. Anche la più insignificante, come il gesto di una mano, la riempiva di gioia. Anche l'occhiata più diffidente le pareva più affettuosa del deserto che si erano lasciate alle spalle.
Un uomo venne loro in contro: il sindaco del villaggio. Gli occhi di Angelica si posarono sull'arma che gli pendeva al fianco.

Di certo darebbe del filo da torcere a uno Yoma o due.


Proseguirono verso la sua casa e un volta dentro, il calore l'avvolse come un abbraccio. I suoi occhi brillavano felici.
Ruthgard le invitò a sedersi ma lei attese la reazione di Morgana: ci teneva a non indispettirla in nessun modo.
Quando si sedette, Angelica la imitò.
Il sindaco le informò di altre due recenti scomparse e fece intuire chiaramente che riponeva in loro le sue speranze.

Con la sua stazza e la sua grande accetta non è riuscito a risolvere la situazione e ora è qui a parlarci con tono supplichevole. Strane sparizioni, catacombe... questo è un nemico che combatte nell'ombra, probabilmente astuto.


Lanciò un'occhiata al braccio di Ruthgard.

Non è un nemico che si combatte con la forza.




Citazione:Yoki: 0%
Stato Fisico: Ottimo.
Stato Psicologico: Piena di gioia dopo essere entrata a Fresendorf, la vita che c'è nel villaggio la rassicura. Pensierosa in seguito delle sue ipotesi sul loro nemico.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (Passiva)
[Immagine: 480852_561633680520949_190139022_n.jpg]





Finalmente giunsero nel villaggio del ghiaccio di cui Dua non ricordava assolutamente il nome, e a cui non interessava minimamente a dire il vero, e l'aria aperta che sapeva di freddo che stava respirando lentamente andò a sfumare in un una condesa un po' più calda e vissuta rispetto a prima.
Era una sfumatura quasi totalmente impercettibile, al pari di un odore, che si mescolava al sapore dell'aria di montagna insinuandosi nelle narici di Dua con un sapore un po' aspro e caldo: legna che ardeva.
Dai pinnaccoli dei camini si sollevava verso il cielo una sottile linea acre nera e grigia, a seconda dell'abitazione, che segnalava la presenza di vita civile in quel luogo; le case che erano principalmente state costruite con i massicci legni del luogo, si stringevano tra loro creando vicoli ricoperti di soffice neve bianca che le tre Guerriere andavano a sporcare con le loro impronte.
I tetti delle case parvero a Dua estremamente spioventi, con la coda dell'occhio le parve persino di vedere parte della neve cadere dal tetto per impattare al suolo ma non ne era molto certa; onestamente la Strega dagli Occhi d'Argento non aveva alcun tipo di conoscenza tecnica e nemmeno sapeva qualcosa di architettura, per cui non poteva immaginare che la disposizione di quei tetti spioventi fosse stata studiata per evitare l'accumulo di neve sulle varie strutture -altrimenti avrebbero ceduto sotto il peso immane che si sarebbe creato durante le stagioni più fredde. 

Ad ogni modo come fu per l'ultimo villaggio visitato, le persone erano affascinate e spaventate da persone come lei; per Dua non era qualcosa di strano, certo, a ben vedere doveva essere sicuramente più strano proprio per quei civili indifesi: ben tre Guerriere giunte dal Deserto dell'Est erano lì, nelle loro terre.
Qualunque umano avrebbe sofferto fino alla morte, probabilmente, un cambio di temperature così brusco in pochi giorni ma Morgana, Angelica e Dua non erano umane da diverso tempo ormai.
Sinceramente la ragazza non sapeva cosa pensarne di quelle persone, se averne pietà o meno ma pensava che provare per loro una certa compassione fosse ipocrita visto che aveva lasciato libero uno yoma.
Il suo "piccolo" e sporco segreto. 
Più ci pensava e più si accorgeva di quanto potere le avesse dato quel gesto: nelle sue mani dipendevano diverse vite, lei aveva deciso la sorte di un altro essere vivente e lo avrebbe fatto da lì a poco.
Aveva deciso la sorte di uno Yoma e con quel compito avrebbe deciso la sorte dei pochi esseri umani rimasti in quei luoghi; sarebbe potuta essere quell'angelo di platino che sceglieva di avere pietà anche per i peggiori come poteva essere il demone che strappava la testa ai nemici.
Dipendeva da lei, la cosa un po' la spaventava.

Ad ogni modo, un uomo ricoperto di pellicce le accolse in mezzo alla strada e distrasse Dua dai suoi stessi pensieri; lei lo guardò intensamente, incuriosita da quella figura di cui non sapeva niente a parte il nome.
Morgana non perse tempo, seguì l'uomo che di ben poche parole si lanciò verso la sua abitazione, così fece Angelica e così a sua volta fece Dua. Senza fiatare le seguì.
La casa era abbastanza vuota, non parve povera, semplicemente vuota; mancava il calore di una casa ma in terre così aride, in effetti, il calore di un ambiente familiare veniva facilmente aspirato via dai gelidi venti del Nord.
Quando l'uomo, Ruthgard, invitò le tre ragazze a sedersi con un estremo atto di gentilezza la Caposquadra invitò con lo sguardo le sue compagne ad imitarle e ad accettare il posto che veniva loro offerto. 
Dua fu l'ultima a sedersi ma a dire il vero volle godersi quei pochi attimi in cui era più alta delle sue due compagne, in modo infantile apprezzò anche la cosa. 
Durò poco, poiché si sedette come le fu "ordinato".

Ascoltando le parole di Morgana e del Sindaco Dua ebbe qualcosa a cui pensare e mentalmente contraddisse la sua Caposquadra.
Non erano lì per interrompere le morti, erano lì per portarne di nuove, che importava di che colore fosse il sangue? Una volta che veniva versato a terra, pur sempre un cadavere sarebbe rimasto ai loro piedi.
E poi lei non sapeva nulla di quel posto né di quelle persone, per quanto capisse i loro affanni, doveva ammettere che erano lì perché l'Organizzazione lo aveva voluto. Aveva voluto salvare quel villaggio.
No?

Ad ogni modo non aggiunse niente, proprio come fece Angelica, preferiva che Ruthgard iniziasse a raccontare ciò che aveva da dire, voleva avere una visione generale della situazione e poi passare a domande più specifiche... Sempre se ne avesse avute.





Citazione:Yoki: 0%
Stato fisico: Condizioni regolari.
Stato psicologico: Pensierosa per diverse idee ma concentrata sul lavoro da portare a termine.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)
Oh, pensavo mi avreste fatto subito qualche domanda...

Il tono e l'espressione di Ruthgard denotavano una certa sorpresa, ma si ricompose in men che non si dica e parlò nuovamente, in tono grave.

E' cominciato tutto qualche settimana fa, con la sparizione di alcuni dei nostri ragazzi, che erano andati a commerciare con Pieta... Pensammo fossero incappati in una valanga o una tempesta improvvisa che li avesse dispersi, ma non li abbiamo mai ritrovati.

Fece un attimo pausa, in cui guardò le tre guerriere, mentre la sua mano destra andava a stringere forte il bracciolo della propria sedia.

Poi è andata sempre peggio, tra continue sparizioni e notizie da Pieta sparite nel nulla... Finché non abbiamo trovato queste... Catacombe. Sapevamo della loro esistenza, ma avrebbero dovuto essere abbandonate da molti anni. Invece abbiamo trovato tracce eloquenti che indicavano attività recenti al loro interno. Due padri che avevano perso i figli da poco si sono offerti di andare a controllare, ma non sono tornati... Quindi abbiamo deciso di chiamare voi.

La tensione abbandonò l'uomo, che rilassò le spalle e sospirò, rivolgendosi alle tre guerriere con tono più tranquillo.

Avete altre domande? E perdonate se non l'ho chiesto prima, avete necessità di bere o mangiare qualcosa? Questa non è certo una locanda, ma qualcosa da offrire la possiedo, se ne avete voglia.

Ruthgard pareva non avere altro da dire sulla faccenda.


Turnazione:
Claire83
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Lachesi
[Immagine: bambina-curiosa-6f504d4e-82b7-48d5-a144-...3d6415.jpg]


Pensato-Parlato

Il sindaco assunse un'espressione stupita, pensando che gli sarebbe stata fatta qualche domanda più specifica. Morgana non voleva inizialmente tempestarlo di interrogativi, ma venire a conoscenza del quadro generale della situazione, per poi in un secondo momento, andare avanti con domande più precise.
A primo impatto, l'uomo le aveva fatto una buona impressione. Sembrava che fosse realmente preoccupato della misteriose sparizioni e della situazione in cui versava la sua cittadina.
Nelle sue parole lesse non solo timore ma anche tanta serietà. All'apparenza era un sindaco esemplare e pronto ad adempiere i suoi doveri.

Sembra un uomo tutto d'un pezzo.

Disse che le sparizioni avevano avuto inizio qualche tempo prima, quando alcuni ragazzi erano stati inviati a commerciare con Pieta. In seguito però non avevano fatto più ritorno, nè tantomeno erano stati trovati i loro corpi. Si mostrò visibilmente colpito, quando procedette nel racconto.
La mano che stringeva con forza il bracciolo della sedia, denotava rabbia ed al tempo stesso impotenza.
Dopotutto, sindaco o meno, era un semplice essere umano e nulla poteva contro delle creature demoniache.
Aggiunse che la situazione era peggiorata e che le sparizioni erano aumentate.
L'unico "indizio" era stato però la riscoperta di quelle misteriose catacombe delle quali aveva fatto cenno all'inizio.  Avrebbero dovuto essere disabitate, invece c'erano delle tracce di presenze recenti all'interno di esse. Inoltre, erano spariti anche due uomini, offertisi come volontari per andare a cercare i loro figli, di cui si erano perse le tracce. L'intervento delle guerriere era stato quindi doveroso e necessario.
La situazione che il sindaco aveva descritto non era delle migliori, pareva che l'uomo confidasse fortemente in quelle tre guerriere, venute a portare loro salvezza.
Poi, chiese loro se avessero altre domande e se volessero rifocillarsi.

Dunque, siamo delle eroine per loro. Basta una lunga spada ed una trasformazione fisica per essere reputate come tali. Siamo la loro speranza e la loro ultima possibilità.


Morgana, ascoltava Ruthgard con estremo interesse ed attenzione, come fosse una bambina curiosa che vede il mondo dal una finestra per la prima volta, studiando il suo viso ed i suoi cambiamenti d'espressione.
Non era mai stata all'interno di una catacomba, le associava però a qualcosa di oscuro e di misterioso. Inoltrarsi in quel luogo non sarebbe stato facile e di sicuro avrebbero avuto bisogno di un equipaggiamento necessario per fare ricerche al loro interno.
Non era tanto la novità dei luoghi che andavano ad esplorare a farle paura, quanto l'oscurità.
Se non avessero fatto attenzione, sarebbero diventate come dei topi in trappola.




Mi dispiace per la vostre perdite e vi rinnovo il nostro massimo impegno in questa missione. Innanzitutto, volevo chiedervi come sono strutturati questi luoghi in cui dovremo avventurarci. Avete tracciato per caso una mappa?
Dato che le avete già perlustrate, li conoscerete indubbiamente meglio di noi.
Volevo inoltre sapere che tipo di tracce avete trovato e con quanta frequenza sono avvenute le sparizioni. Inoltre volevo chiedervi se ci poteste procurare l'equipaggiamento necessario per ispezionarle, come ad esempio delle torce. Una spada è utile ma non è il ferro, bensì il fuoco che vince l'oscurità.




Spero di non aver avanzato troppe richieste, ma è bene essere adeguatamente preparate.


Si fermò per qualche istante e poi proseguì.

Gradirei semplicemente un bicchiere d'acqua. Per quanto riguarda le altre richieste, di cibo e quant'altro, lascio la parola alle mie compagne.


Citazione:Yoki:0%
Stato fisico: Buono
Stato psicologico: Attenta alla narrazione del sindaco ed al tempo stesso curiosa come una bambina, avanza le sue richieste e domande al capo della cittadina. Preoccupata più per la struttura dei luoghi che per il nemico che dovranno affrontare.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)


Non poté che approvare le parole di Morgana: conoscere la struttura di quei luoghi avrebbe costituito un vantaggio non indifferente per loro, anzi, era indispensabile per poter affrontare il nemico ad armi pari.
Le tracce trovate e la frequenza delle scomparse invece avrebbero potuto fornire qualcosa in più sul conto del loro avversario. Se davvero amava starsene nell'ombra, bisognava fare luce, come aveva ben detto Morgana: ovvero, ottenere quante più informazioni possibili, in modo da capirlo e anticiparlo.

Oh, per quanto mi riguarda, qualcosa di caldo andrebbe più che bene.


Cibo o bevanda non faceva differenza, l'importante era scacciare un po' quel gelo che sentiva dentro.

Se posso esprimermi, conoscere quei luoghi sarebbe l'ideale, ma prima di tutto è fondamentale sapere che genere di tracce avete trovato: siete certi che si tratta di Yoma e non di qualche brigante?


Forse era un'ipotesi un po' azzardata credere che degli uomini fossero arrivati a nascondersi in gelide catacombe pur di sorprendere le carovane dei commercianti; più a sud avrebbero avuto di certo una vita più facile, se non altro con il clima. Ma anche se era un evento improbabile, era meglio averne una chiara smentita: combattere al buio col dubbio di poter uccidere degli uomini avrebbe costituito un bel problema.

In più penso sarebbe utile sapere il numero massimo di uomini scomparsi tutti assieme: in base a quanti uomini è riuscito a sopraffare tutti in una volta, potremmo capire quanto è forte o abile il nostro nemico.



Citazione:Yoki: 0%
Stato Fisico: Ottimo
Stato Psicologico: Approva le domande di Morgana, in attesa delle risposte del sindaco.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (Passiva)
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