ClaymoreGDR Forum - Gioco di Ruolo di CLAYMORE

Versione completa: La Novizia Scomparsa [Ophelia]
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Dopo un attimo di smarrimento, nel quale tanti, troppi tristi ricordi si sono riaffacciati nella tua mente, ritrovi la tua determinazione e lucidità giusto in tempo per reprimere il tuoYoki un’istante prima che esso sfugga al tuo controllo.

Fatto ciò, ti avvicini allo Yoma scioccato e sofferente, con tutte le più buone intenzioni di dargli il colpo di grazia. Lui, vedendo in te la sua morte che si avvicina, tenta un’ultima disperata mossa: cerca di protendersi in avanti per tentare di azzannarti con la bocca ma, prima che possa riuscirci, il tuo calcione al suo stinco lo fa cadere in avanti e lo mette “in posizione”, pronto per essere ghigliottinato dalla tua claymore…

no! No! NO! N…

Sono le ultime sillabe che riesce a pronunciare prima che la tua lama gli stacchi la testa dal collo, dal quale subito dopo erutta un altro getto di sangue violaceo, molto più intenso di quello di prima, raggiungendo e inzozzando anche l’acqua della fontana.

E’ finita! Kodara è libero, ma quale prezzo hai pagato! Ora che l’adrenalina dello scontro ti sta abbandonando, le tue ferite tornano a farsi sentire: i due graffi non sono preoccupanti, ma la ferita alla spalla sembra più seria; continua leggermente a sanguinare e, anche se muovi il braccio, sia pure a prezzo di fitte di dolore alla spalla, lo senti nuovamente intorpidito. A peggiorare la situazione, ti rendi conto che usare nuovamente lo Yoki in questo momento, anche se per guarire, significherebbe quasi sicuramente rischiare di perderne il controllo…

Ameena! AMEENA!

E’ la voce di un uomo disperato quella che ti strappa dai tuoi pensieri. Vedi che alcune persone sono uscite dalla casa che sovrastava il porticato dal quale sei entrata e stanno percorrendo il vialetto che tu hai fatto di corsa: davanti a tutti un uomo, lo stesso che ha urlato, avvolto in ricche vesti, corre più veloce degli altri. Lo riconosci: è Anwar, il proprietario del caravanserraglio, seguito a distanza dall’altro uomo Haroun, il cavaliere del deserto, da tre donne vestite come lo era lo Yoma e da alcuni servitori; nel gruppetto eterogeneo riesci pure a riconoscere Daoud. Anwar giunge davanti al cadavere dello Yoma e, dopo averlo fissato per qualche istante, si strappa dalla testa il ricco turbante e crolla a piangere in ginocchio.

OH! Ameena! AMEENA! Perché questo mostro ha preso proprio te! Figlia mia?

Mentre l’uomo piange e si dispera, Haroun gli si avvicina e, senza dire nulla, gli posa una mano sulla spalla, in un gesto di amicizia e conforto, mentre una delle donne sembra piangere a sua volta, consolata dalle altre due. Ora che il pericolo è passato, alcuni curiosi si affacciano dalle finestre delle altre case che danno sul giardino. Tu sei a due passi da quanto sta accadendo ma nessuno sembra badare a te, come se fossi invisibile agli occhi di quelle persone disperate… Ma ad un certo momento Haroun ti guarda e ti rivolge un cenno d’assenso con la testa, prima di rivolgere nuovamente la su attenzione ad Anwar

Improvvisamente, prima che tu possa lamentarti o fare altro, l’esile figura di Jamilah compare al tuo fianco e, come prima cosa, ti preme sulla ferita un pezzo di tessuto apparentemente pulito poi, cercando di offrirti il suo appoggio per sostenerti ti sussurra:

Vieni via! Dobbiamo trovare qualcuno che ti curi quella ferita! E poi non c’è più nulla che tu possa fare qui!

La sua voce è gentile ma, mentre parla, rivolge uno sguardo carico di disprezzo alle persone radunate attorno al cadavere dello Yoma. Anwar sta ancora piangendo la perdita della figlia: tu, invece, cosa farai?


Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Sussurrato"
"Detto da altri"

Il suo calcio riuscì a piegare lo Yoma, il quale aveva tentato - senza riuscirci - un'ultima mossa disperata; la sua spada lo decapitò, provocando un getto di sangue violaceo che intinse col suo colore tutto ciò che gli era vicino, Juliet compresa. La ragazza lasciò cadere la spada a terra e portò entrambe le mani davanti a sè, i palmi aperti verso l'alto e gli occhi chiusi, lasciandosi bagnare di quel liquido demoniaco. Respirò a fondo, mentre alcuni schizzi arrivavano a bagnarle i capelli. Non doveva più avere paura di quel sangue. Anzi, doveva esserne entusiasta: ciò rappresentava la morte di uno degli esseri che tanto odiava. Ciò rappresentava la giustizia.
"Ho protetto Kodara."
Ora che l'adrenalina della battaglia scivolava via dalle sue membra, il dolore delle ferite cominciava a farsi sentire; quello alla spalla in particolar modo.
"Mmh..." mugolò portando una mano alla ferita sanguinante, ancora con gli occhi chiusi. Non poteva riattivare lo Yoki per curarsi, dato che ne aveva già utilizzato troppo... si sarebbe curata in maniera naturale.
"Ameena! AMEENA!"
Quella voce la riscosse dal suo torpore: ecco, proprio come aveva pensato prima... per ogni Yoma esistente tanti altri umani perdono la vita, compresi quelli che hanno ospitato il demone nel proprio corpo, e che verranno pianti in egual modo.
Alcune persone arrivarono correndo davanti al corpo decapitato. Riconobbe Anwar, il proprietario del caravanserraglio, e Haroun. Era sicura di aver visto anche Daoud tra la folla.
"Oh! Ameena! AMEENA! Perchè questo mostro ha preso proprio te! Figlia mia?"
Assistette alla scena col viso dispiaciuto, quasi partecipe alla vicenda: alla fine, lei sapeva cosa si provava... Ad un certo punto Haroun, impegnato a consolare il ricco proprietario del caravanserraglio, le rivolse un fugace cenno d'assenso.
E così la città era salva, per ora, ma il prezzo era stato caro per questa famiglia come per molte altre. Sospirò, stringendosi nelle spalle mentre si chinava lentamente a terra per recuperare la Claymore.
Rialzandosi percepì un qualcosa premere contro la sua ferita alla spalla: era Jamilah, che passato il pericolo era tornata per aiutarla. L'acrobata le offrì anche il suo appoggio, che Juliet rifiutò gentilmente con un cenno della testa: non ce n'era bisogno, riusciva a stare in piedi.
"Vieni via! Dobbiamo trovare qualcuno che ti curi quella ferita! E poi non c’è più nulla che tu possa fare qui!" e così dicendo, lanciò uno sguardo sprezzante alla gente radunata attorno al cadavere del mostro.
La guerriera fece cenno di sì con la testa, ma prima...
Con un passo avanti si schiarì la voce nella sua solita posizione eretta, questa volta però coperta dal sangue dello Yoma e dal proprio. Sapeva che quelle persone erano già occupate nel piangere la morte di ciò che un tempo era stata una persona molto importante per loro, ma voleva dire qualcosa.
"Noi guerriere... abbiamo un compito. Molte delle nostre sono ragazze che in passato hanno subìto una perdita molto grave per via di uno Yoma, e decidono così di rinunciare alla propria libertà e a parte della propria umanità per proteggere gli umani e impedire altra sofferenza. Io..." pronunciando l'ultima parola i suoi occhi divennero quasi lucidi e il tono solenne vibrò leggermente. "...Non importa. La prossima volta che una guerriera vi farà visita trattatela con rispetto, non guardatela come se fosse un mostro, e collaborate con lei. In ogni caso, mi auguro per voi che non ci sia più bisogno di contattarne una" terminò chinando lievemente il capo in avanti in segno di saluto, e tornò ad affiancare Jamilah.
Non era ancora finita, non per lei... doveva ritrovare la novizia scomparsa. Ripulì la spada con uno scatto del polso e guardò negli occhi la ragazza.
"Andiamo... Curerò velocemente la ferita alla spalla e mi rimetterò al lavoro: la mia missione non è ancora completata"

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Più rilassata, ma ancora tesa per la parte mancante della sua missione
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Poche persone sembrano dare ascolto alle tue parole; sicuramente non Anwar, impegnato a piangere la figlia, né la donna la quale, inizi a sospettare, possa essere la madre di Ameena. Per contro, Haroun e Daoud sembrano ascoltarti, anche se non profferiscono parola.

Fiato sprecato…

E’ il secco commento di Jamilah la quale, visto che ce la fai a reggerti in piedi, si mette al passo con te. In breve, mentre notate altre persone, forse dei semplici curiosi, dirigersi verso il luogo dello scontro, ritornate alla piazzetta dove avevate incontrato per la prima volta Daoud e i suoi amici. A quel punto Jamiah si ferma e ti guarda negli occhi.

Se ho capito bene, hai detto che puoi curarti da sola la ferita ma, se vuoi, qui vicino abita una persona che potrebbe credo aiutarti. Che ne dici?

Fissando Jamilah, hai l’impressione che la giovane acrobata sia davvero preoccupata per te. Che fare ora? La situazione del tuo Yoki non è cambiata più di tanto e quindi utilizzarlo di nuovo, anche se solo per curarsi potrebbe essere rischioso. Del resto, non puoi neanche rimanere con quel buco aperto nella spalla: nonostante il tampone messo lì da Jamilah, ti rendi conto che comunque stai perdendo ancora un po’ di sangue.

Alla lunga, la cosa potrebbe rivelarsi quantomeno fastidiosa, se non peggio…


Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Sussurrato"
"Detto da altri"

"Fiato sprecato..." commentò Jamilah, di fronte alle poche persone che avevano ascoltato ciò che la guerriera aveva da dire. Juliet invece sorrise, come se si fosse appena tolta un peso.
"Va bene così... Fino a quando anche una sola persona avrà ascoltato, in quanto rappresentante del posto in cui vive avrò parlato alla città intera"
Si voltò a guardare l'acrobata. "Anche il singolo fa la differenza"
Sì, era davvero così. Lei credeva fortemente nell'importanza di ogni individuo, ogni vita... per questo aveva deciso di pensare contemporaneamente alla vendetta verso gli Yoma e alla protezione della vita.
"Stucchevole" commentò tra sé e sé, col suo orgoglio che ritornava a farsi sentire.
Tornarono indietro, fino alla piazzetta in cui avevano parlato con Daoud e gli amici. Dopo lo scontro molte persone si stavano recando sul posto, probabilmente curiosi di conoscere l'identità dello Yoma. O l'aspetto del suo cadavere.
Dove era rimasta? Ah, sì... curare le ferite velocemente e concludere la sua missione. Certo l'ultima parte pareva ardua, dato che questa Eliza sembrava davvero un fantasma: nessuno sapeva niente!
"Se ho capito bene, hai detto che puoi curarti da sola la ferita ma, se vuoi, qui vicino abita una persona che potrebbe credo aiutarti. Che ne dici?"
"Uhm? Ah... Normalmente avrei potuto curarmi da sola, ma in questo caso ho usato troppa energia diabolica. Se dovessi abusarne ancora chissà cosa succederebbe", disse con un grande sorriso. Già, chissà cosa potrebbe succedere... "Quindi... fammi strada. Per oggi tornerò ai metodi curativi umani"


Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Quasi serena, ma impaziente di curarsi e tornare alle sue ricerche
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Quando hai parlato di “energia diabolica”, Jamilah ha sbattuto le palpebre, assumendo un’espressione interrogativa, evidentemente non capendo quello che intendi dire: come potrebbe d’altronde? Poi, quando le dici di volerti curare come un’umana, la sua espressione ritorna normale e ti risponde:

Va bene! Andiamo allora!

Ripercorrete assieme il vicoletto che dalla piazzetta vi riporta sulla strada principale, lo stesso che avete percorso prima in senso inverso e questa volta Jamilah sembra puntare in direzione dell’orfanotrofio. Quando siete arrivate all’ultima casa, prima di percorrere il terreno libero, la giovane acrobata ti ferma e ti chiede con voce mite:

Ti dispiacerebbe aspettarmi qui per un po’? Sai, vorrei far rientrare i bambini in casa: non voglio mancarti di rispetto ma… hai ancora il sangue dello Yoma addosso, sanguini tu stessa e porti una spada che è quasi più grande di me. Non vorrei che i piccoli si spaventassero a vederti.

Mentre ti parla, noti che il suo viso assume un’espressione dispiaciuta, come se avesse timore di ferire i tuoi sentimenti. Però capisci che ha le sue ragioni per dirti questo: lei è cresciuta in quel posto e sicuramente sa come vanno le cose lì; inoltre tu stessa riesci benissimo a vedere anche da qui che nel cortile della casa ci sono sei bambini, tra piccoli e più grandicelli che giocano tra di loro…

Jamilah esita, attendendo la tua risposta

Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
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"Detto da altri"

Energia diabolica, forza bestiale, Yoki.
Parole che descrivevano la stessa forza, oscura e potente, che ella stessa aveva temuto e ancora un po' temeva. Potente, perchè poteva davvero fare la differenza in uno scontro. Oscura, perchè Juliet stessa ancora non la conosceva. Ma cosa la spaventava di più, dello Yoki? Il fatto che non sapesse cosa avrebbe provocato il suo abuso, o il fatto che rappresentasse ciò che davvero la distingueva dai normali esseri umani? Si sentiva umana, tuttavia sapeva di non esserlo. Non più, almeno.
Aprì e richiuse il palmo della sua mano destra, osservandola con curiosità. Jamilah aveva assunto un'espressione perplessa nel suo nominare lo Yoki: giusto, non poteva saperlo... Non aveva assistito allo scontro.
"Va bene! Andiamo allora!"
Va bene, non conosceva ancora lo Yoki, poteva ammetterlo tranquillamente. Ma al tempo stesso utilizzarlo le era stato davvero utile: e se non ce l'avesse fatta nel caso in cui non l'avesse sfruttato? Quanta differenza aveva fatto tra la Juliet normale e quella con le iridi dorate?
Stavolta la direzione di Jamilah sembrava essere l'orfanotrofio; la guerriera la seguì senza fare domande. Arrivate all'ultima casa l'acrobata fermò Juliet, per farle una richiesta.
"Ti dispiacerebbe aspettarmi qui per un po’? Sai, vorrei far rientrare i bambini in casa: non voglio mancarti di rispetto ma… hai ancora il sangue dello Yoma addosso, sanguini tu stessa e porti una spada che è quasi più grande di me. Non vorrei che i piccoli si spaventassero a vederti."
Il suo tono era strano, sembrava quasi che temesse di... ferirla? Lo temeva perchè provava davvero del rispetto, gratitudine o quant'altro per la guerriera o forse temeva che facendola arrabbiare quest'ultima avrebbe distrutto tutto?
...Ma no. Se avesse avuto paura di lei, l'avrebbe semplicemente evitata come aveva fatto molta altra gente.
In cuor suo Juliet ne fu felice. Essere trattata da umana - e non solo sentirsi tale, tramite comportamenti tipicamente "umani" che assumeva da bambina - la faceva sentire davvero "una di loro", non solo una macchina da guerra che avrebbe pagato il suo fallimento con la vita. Un'umana più forte, ecco cos'era.
"Certo" rispose infine, sorridendo. "Chiunque avrebbe paura a vedermi in questo stato", aggiunse ironicamente.

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Curiosa di conoscere le vere potenzialità dello Yoki; serena, per il momento
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Jamilah annusce, l’espressione notevolmente sollevata dalle tue parole comprensive, e parte di corsa in direzione dell’orfanotrofio: i bambini sembrano felici di vederla e la seguono senza fare storie, svuotando il giardino in pochi istanti.

Rimani sola con i tuoi pensieri per un po’, tenendo premuto sulla ferita il tampone che la giovane acrobata ci ha messo sopra. In giro non sembra esserci nessuno, o almeno nessuno viene a disturbarti, mentre il tempo scorre lento, ma inesorabile.

Alla fine, quando stavi per perdere la pazienza, ecco che ricompare Jamilah con un secchio di metallo in una mano, mentre con l’altra ti fa cenno di avvicinarti. Mentre lo fai, un’altra figura compare in giardino: una donna alta all’incirca quanto te, la quale indossa un lungo vestito nero con un ampio girocollo e lunghi guanti bianchi. Sulla testa porta una sorta di velo nero bordato anch’esso di bianco, che le nasconde completamente i capelli, lasciandole scoperto però il volto. Il volto di una donna ancora giovane ma sul quale si iniziano a intravvedere i segni dell’età, sul quale comunque è riflessa un’espressione serena e non affatto intimorita dalla tua presenza. Quando ti avvicini, noti anche che porta una catenina con uno strano simbolo forma di “S” come pendente.

Ciao Juliet! Benvenuta alla casa di Miss Polly! Io sono sorella Mary e curo le ferite, ma non lo sporco! Perciò adesso Jamilah ti darà una veloce ripulita dalle schifezze che il tuo nemico ti ha lasciato addosso e poi ci prenderemo cura del buco che hai nella spalla d’accordo?

Dopodiché la donna gira il capo verso la giovane acrobata e le dice:

La lascio a te Jamilah! Quando avrai finito porta la nostra amica nella stanza delle medicazioni.

Jamilah annuisce alla donna prima che questa rientri in casa e ti indica subito dopo uno sgabello.

Siediti dai! Ti darò una sciacquata veloce e non preoccuparti! Con il caldo che fa ti asciugherai velocemente!

Detto questo, infila la mano destra nel secchio che aveva poggiato a terra e ne estrae una grossa spugna grondante acqua che strizza subito dopo, prima di avvicinarsi a te con l’evidente intenzione di darti una bella ripulita.


Citazione:Punti Limite: 5/5
Citazione:Narrato
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"Sussurrato"
"Detto da altri"

Jamilah annuì e corse verso l'edificio. Alla guerriera non restava che aspettare.
Anche se odiava aspettare. L'attesa la faceva diventare matta.
Cominciò a canticchiare, spostando il peso del corpo sull'impugnatura della spada, ora conficcata nel terreno per farle da supporto. La fece ondeggiare lievemente.
Poi la lasciò andare per farsi schioccare le dita delle mani, le ginocchia, la schiena, il collo... era divertente farlo, soprattutto alle nocche delle dita. Rilasciava lo stress accumulato in quelle ore.
Guardò il cielo. Guardò gli edifici intorno a lei. Cominciò a contarli, a contare le porte, le finestre...
Poi si guardò le mani e se le schiaffò in faccia, stropicciandosi gli occhi e scompigliandosi leggermente i capelli. Diamine, aveva dimenticato che...
"Ah... che schifo!" esclamò, percependo alcuni residui di sangue ancora fresco che adesso si ritrovava in faccia. Era suo oppure dello Yoma? Uhm... forse entrambi. Ahahah, a lei non era mai dispiaciuto sporcarsi un po'. Ricordava i giochi col fango da piccola, spesso se lo ritrovava anche tra i capelli. Ecco perchè le sembrava una situazione così familiare... aveva quasi voglia di mettersi a giocare con i bambini dell'orfanotrofio.
Ma ora non poteva più farlo. "Oh" Il suo volto tornò serio; per qualche attimo tenne la testa bassa.
La rialzò e scorse la figura di Jamilah, che teneva un secchio in mano e le faceva cenno di avvicinarsi, ed un'altra donna. Quest'ultima sembrava abbastanza alta e indossava dei vestiti particolari, ed i capelli tutti coperti.
Juliet si avvicinò alle due, notando anche una catenina che la donna sconosciuta portava al collo: il pendente aveva la forma di una "S". Buttò un'occhiata veloce e tornò a guardare in volto le due umane.
"Ciao Juliet! Benvenuta alla casa di Miss Polly! Io sono sorella Mary e curo le ferite, ma non lo sporco! Perciò adesso Jamilah ti darà una veloce ripulita dalle schifezze che il tuo nemico ti ha lasciato addosso e poi ci prenderemo cura del buco che hai nella spalla d’accordo?" Dopo aver detto ciò la lasciò alle cure della giovane acrobata, la quale indicò alla guerriera uno sgabello.
"Siediti dai! Ti darò una sciacquata veloce e non preoccuparti! Con il caldo che fa ti asciugherai velocemente!"
Obbedì con un sorriso accennato, sedendosi e lasciando la spada a terra accanto a sè. Fermò con un cenno della mano Jamilah, che si stava avvicinando a lei con una grande spugna in mano e il chiaro intento di ripulirla.
Piegò la testa in avanti e con le mani raggiunse la propria coda alta, che slegò con pochi semplici gesti delle dita. I lunghi capelli biondi le ricaddero sulla schiena, facendola apparire quasi come una dea. Sì, anche se non ci badava molto, era bella... i suoi occhi erano sempre così accesi e furbetti, i tratti del viso erano decisi, le labbra erano quasi sempre curvate nel suo caratteristico mezzo-sorriso che finiva col suscitare la simpatia di chi le stava intorno. Beh, forse anche il suo status di "Claymore", come le definivano gli umani, aveva il suo perchè; le sue compagne erano tutte belle, da quanto aveva visto finora.
I suoi vent'anni li dimostrava tutti, non aveva più il viso o il fisico di una bambina: ma dentro di sè lo era ancora, con la sua propensione al riso e all'ironia.
Lasciò stare le strette treccine che le tiravano i capelli sul lato destro della testa, dando un'aria più mascolina alla sua capigliatura: quelle non le scioglieva mai, così come le due che le incorniciavano il volto. Tornando indietro con le mani sfiorò senza volerlo gli anellini e in particolare il braccialetto incastrato tra i fori lungo le orecchie. Si fermò un attimo, aggrottando le sopracciglia; ma si rilassò subito dopo, facendo cenno a Jamilah di avvicinarsi.

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Calma
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Dopo aver ricevuto il tuo permesso Jamilah si dedica a te, mentre il sole oramai sta iniziando a tramontare dietro l’orizzonte. Velocemente rimuove da te la maggior parte delle tracce del sangue tuo e dello Yoma; alla fine, quel che ne rimane sono poche, indelebili tracce sulla tua uniforme e, come diceva la giovane acrobata, il calore del deserto che giunge fino a qui asciuga rapidamente la tua tuta. Alla fine Jamilah emette un gemito di soddisfazione, gettando la spugna nel secchio, porgendoti una mano per aiutarti ad alzarti.

Bene! E adesso andiamo a farti medicare!

Quando sei in piedi, lei ti precede entrando per prima nella grande casa e, anziché prendere una grande scala in pietra che parte da un grande atrio, si dirige alla destra di essa, verso una porta chiusa. Jamilah bussa e poi apre la porta, spostandosi per farti passare. L’odore di quella stanza ti ricorda l’infermeria di Staph, dove le novizie andavano a farsi medicare finché non acquisivano la padronanza del loro Yoki. Dentro, sorella Mary si era tolta i lunghi guanti bianchi che portava ed era intenta a pestare qualcosa in un mortaio: quando entri ti squadra con sguardo critico, poi se ne esce con mezzo sorriso, commentando:

Beh, non è il massimo della pulizia, ma temo che ci dovremo accontentare, tutto considerato!

La donna poggia il mortaio che aveva in mano su un tavolino e prende un altro sgabello che era in un angolo, ponendolo al centro della stanza sulle cui pareti, noti ora, sono sistemati degli armadi e delle librerie con alcuni libri infilati in esse.

Siediti qui bambina e togliti la parte sopra della tua tuta! Devo dare un’occhiata un po’ più attenta alla tua ferita per capire cosa è meglio fare.

Ti dice sorella Mary, con voce gentile ma ferma, indicandoti lo sgabello! Le ubbidirai?


Citazione:Punti Limite: 5/5
Citazione:Narrato
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Chiuse gli occhi e si abbandonò alle cure dell'umana. Era così rilassante... per qualche attimo si convinse che riaprendo gli occhi si sarebbe ritrovata sua madre davanti, i piedi nella piccola vasca da bagno e le mura di legno attorno. Sua madre... non ricordava più la sua faccia. E neanche quella di suo padre. Eppure, il ricordo del bagno pomeridiano era vivo nella sua mente.
Con gli occhi ancora chiusi voltò la testa dalla parte del sole, che ormai stava calando. Si era asciugata in fretta.
Riaprì gli occhi quando udì la voce di Jamilah. "Bene! E adesso andiamo a farti medicare!" Annuì, rialzandosi in piedi non troppo velocemente e seguendo la ragazza.
Si diressero all'interno dell'edificio, e proseguirono verso una porta chiusa. L'acrobata bussò e poi si spostò di lato per farla passare: era lì che si trovava la donna di poco prima, intenta a pestare qualcosa in un mortaio. L'odore della stanza le era familiare, sembrava quasi l'infermeria di Staph, dove era già stata parecchie volte. Già, l'irruenza della guerriera le aveva causato qualche danno fisico ogni tanto; ma mai quanto gliene avrebbe causati da questo momento in poi, diventando una guerriera graduata a tutti gli effetti. Chissà quanto tempo avrebbe vissuto ancora.
Dopo averla scrutata attentamente, la donna sorrise ed esclamò: "Beh, non è il massimo della pulizia, ma temo che ci dovremo accontentare, tutto considerato!" E dopo aver poggiato il mortaio e portato uno sgabello al centro della stanza, le disse: "Siediti qui bambina e togliti la parte sopra della tua tuta! Devo dare un’occhiata un po’ più attenta alla tua ferita per capire cosa è meglio fare."
Juliet si sedette sullo sgabello un po' titubante, assimilando poi il resto della frase: doveva... spogliarsi? Ma così loro avrebbero visto il suo corpo... no, no, no!
"Ehm..." Juliet mormorò qualcosa di indefinito, cercando goffamente di tirare la manica destra della tuta fino a scoprire la spalla.
"A... Avete delle forbici?" Sì, tagliare via l'intera manica, lasciando al limite un pezzetto di stoffa a fare da bretella, avrebbe risolto ogni problema. In caso contrario l'avrebbe strappata via con le mani.

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Nostalgica; titubante al pensiero di mostrare il proprio corpo ad umani
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Eh? Delle forbici?

Ti chiede sorella Mary con un’espressione perplessa sul volto; poi osserva il tuo tentativo di strappare via la manica della tuta e annuisce

Ho capito bambina! Lascia fare a me e scusami: non volevo metterti in imbarazzo…

La donna afferra un paio di forbici che stavano in uno degli armadi e con attenzione rimuove la manica destra della tua uniforme, lasciando una bretella di tessuto a sostenere la parte che ti ricopre il petto e scoprendo la spalla offesa. Dopodiché inizia a esaminare la tua ferita, iniziando facendoti muovere lentamente il braccio in varie posizioni e chiedendoti se senti dolore o altre sensazioni di fastidio.

Fatto questo, dimostrando di non avere nessun timore nel toccarti, ti applica sulla ferita aperta un po’ della sostanza pastosa che aveva preparato nel mortaio fino a poco prima del tuo arrivo: la sostanza brucia al contatto con la ferita aperta e ti strappa un sussulto momentaneo, ma è appunto una sensazione che dura poco. Infatti qualche istante dopo il bruciore si trasforma in una piacevole sensazione di fresco, sensazione che si diffonde a poco a poco in tutto il tuo braccio diminuendo anche se non annullando del tutto l’intorpidimento dell’arto. Sorella Mary finisce di medicarti fasciandoti la spalla e utilizzando la manica della tua uniforme per farne un laccio e con esso appenderti il braccio al collo.

Ecco fatto bambina! Per quello che ho potuto capire non hai dei danni seri e la spalla non è compromessa! Come umana potrei dirti che cambiando quella medicazione ogni due o tre giorni, in un paio di settimane guariresti completamente, però Jamilah mi ha detto che sei in grado di curarti da sola. Posso solo immaginare che tu sia esausta per il combattimento e che quindi, per ora, tu non possa farlo. Perciò tieni quella fasciatura al suo posto e riposati. Dovrebbe bastare finché non sarai in grado di provvedere per conto tuo.

Conclude la donna, iniziando a rimuovere con una cucchiaio di legno quel che rimane dentro il mortaio per riporlo dentro un vasetto ma, mentre sorella Mary fa questo e Jamilah ti si avvicina, la tua percezione ha un guizzo improvviso e momentaneo!

Possibile che nelle vicinanze, in quella casa, ci sia uno Yoki? O la tua percezione ti ha giocato uno scherzo, forse per via della stanchezza?


Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Sussurrato"
"Detto da altri"

All'inizio l'insolita richiesta della guerriera portò perplessità sul volto della donna, che domandò: "Eh? Delle forbici?"; dopodichè, forse per via di qualche esperienza passata con un'altra guerriera dell'Organizzazione, forse credendo che la giovane fosse soltanto una molto pudica, si riscosse dicendo "Ho capito bambina! Lascia fare a me e scusami: non volevo metterti in imbarazzo…"
Tirò un sospiro di sollievo: non avrebbe voluto mostrare quello a delle umane... Le avrebbe spaventate a morte! O in ogni caso, dato prova effettiva della... diversità del corpo di una "Claymore" rispetto al loro.
Quella cosa non le dava troppi fastidi, fin quando era solo lei a far da spettatrice, o al limite altre novizie; fino a quel momento rimaneva una cosa "loro", che sarebbe passata inosservata condividendo tutte la stessa sorte. Ma quando si trattava di mostrarlo agli umani, estranei al percorso delle guerriere, le cose cambiavano radicalmente.
Osservò in silenzio le azioni della donna gentile che la stava medicando, la quale dopo qualche verifica sulle condizioni della ferita ci applicò sopra la sostanza pastosa che aveva pestato nel mortaio fino a poco prima. Al contatto con la ferita aperta la sensazione fu di un bruciore acuto sebbene momentaneo, che strappò alla ragazza un sussulto. Dopo qualche attimo la sostanza smise di provocarle bruciore: si tramutò invece in una piacevole sensazione di fresco che gradualmente si diffuse nell'intero arto, fino a diminuire l'intorpidimento dello stesso. La donna terminò la medicazione fasciandole il braccio e utilizzando la manica tagliata via come laccio, assicurandolo al collo in modo che le reggesse l'arto indebolito.
"Ecco fatto bambina! Per quello che ho potuto capire non hai dei danni seri e la spalla non è compromessa! Come umana potrei dirti che cambiando quella medicazione ogni due o tre giorni, in un paio di settimane guariresti completamente, però Jamilah mi ha detto che sei in grado di curarti da sola. Posso solo immaginare che tu sia esausta per il combattimento e che quindi, per ora, tu non possa farlo. Perciò tieni quella fasciatura al suo posto e riposati. Dovrebbe bastare finché non sarai in grado di provvedere per conto tuo." e detto ciò, ella prese a raccogliere la sostanza curativa che era avanzata dal mortaio per riporla in un vasetto.
"Grazie" mormorò Juliet, chinando la testa in avanti come gesto di gratitudine.
Ma improvvisamente ci fu qualcosa che catturò completamente l'attenzione della guerriera, portandola a voltare di scatto la testa prima a sinistra, poi a destra, e di nuovo a sinistra come un cavallo impazzito: la percezione aveva rilevato uno Yoki! Possibile che...?
Si rialzò troppo velocemente in piedi, ottenendo come goffo risultato una piccola caduta in ginocchio, e un "Ah!" sfuggito al suo controllo; ma ancor più velocemente si rialzò e prese a correre in direzione dello Yoki percepito.
Chi poteva essere? Un altro Yoma? Oh no, sarebbe stata la fine... non era più nelle condizioni di...
...Oppure, che si trattasse della ragazza che aveva cercato con tanta dedizione dal suo arrivo a Kodara? Poteva davvero essere ancora viva?

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Agitata al comparire dello Yoki sconosciuto
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Spicchi quindi un balzo dallo sgabello il quale, ribaltandosi, ti fa incespicare e cadere a terra, strappandoti un gemito a causa della conseguente fitta di dolore che avverti alla spalla a causa del contraccolpo. Tuttavia sei determinata a inseguire quella fugace traccia di Yoki e, senza preoccuparti di nulla e di nessuno, ti fiondi fuori dalla stanza delle medicazioni e ti ritrovi nuovamente nell’atrio della grande casa. La tua concitazione però ti ha fatto perdere la flebile traccia che avevi avvertito…

Ehi, signorina! Che modi sono questi? Non ci si comporta così in casa d’altri!

La voce severa che ti rimprovera è quella di sorella Mary, comparsa sulla porta della stanzetta, con le braccia incrociate sul petto. La donna ti sta guardando con un’espressione altrettanto severa, però ti dà l’impressione di non essere arrabbiata con te… beh, non tanto almeno: sembra piuttosto una mamma che richiama all’ordine una bambina disubbidiente.

Dietro di lei, intravvedi la faccia di Jamilah che ti sta fissando con un’espressione perplessa…

Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Sussurrato"
"Detto da altri"

Sbucò nell'atrio dell'edificio, trafelata. Continuava a spostare la testa in tutte le direzioni, serrando la mascella, smettendo quasi di respirare per annullare ogni fonte di distrazione, nella speranza di poter sentire la flebile traccia di Yoki un'altra volta. Ma fu tutto inutile, perchè quella traccia sembrava essere sparita.
Lì per lì gettò qualche imprecazione; avrebbe anche gettato la spada a terra se non l'avesse lasciata nella stanza delle medicazioni. "Ma che cazzo, dove sarà finita quella dannata?" sussurrò tra sè e sè, digrignando i denti. Era come se all'improvviso fosse certa che Eliza si trovasse ancora tra i vivi, e che non potesse trattarsi che di lei.
"Okay Juliet, calma. Non c'è motivo di agitarsi... no no. Devi riposarti e guarire... Poi ricomincerai le ricerche. Puoi prenderla come una piccola vacanza dall'Organizzazione..." continuò a borbottare rivolta a se stessa. Sull'ultima frase scosse violentemente la testa e strinse un pugno davanti ai suoi occhi. "No!", stavolta alzò un po' la voce; e rendendosene conto la riabbassò. "Non esiste riposo... Non esistono vacanze... Adesso ricomincio le ricerche, cerco di fare del mio meglio e la riporto viva o morta sperando che mi promuovano ad un buon grado." Ecco, adesso si riconosceva. Juliet non era una pigrona; ed il suo temperamento esplosivo poteva anche metterla nei guai qualche volta, ma era innegabile la spinta emotiva che era in grado di darle. Poteva fare tutto, se spinta dalla propria determinazione. E poi temeva davvero che un eventuale "riposarsi" le avrebbe causato una valutazione pessima. Non voleva certo cominciare col numero 47, per quanto rispetto potesse provare verso l'ultima guerriera dell'Organizzazione.
Sorella Mary riapparve davanti alla porta della stanza delle medicazioni, richiamando l'attenzione della guerriera: "Ehi, signorina! Che modi sono questi? Non ci si comporta così in casa d’altri!"
Juliet, che finora era stata di spalle, si voltò a guardare la donna con un'espressione quasi perplessa. Sorella Mary aveva una faccia severa. La ragazza sospirò e tornò indietro, fino a starle di fronte con la sua posizione perfettamente eretta da soldato.
"Chiedo scusa.", mormorò chinando il capo in avanti, dispiaciuta. "Ma io... sto cercando una ragazza, la guerriera che è arrivata in questa città prima di me. Devo trovarla, altrimenti non potrò andare via. E prima mi è sembrato di sentire il suo Y..." Si fermò di colpo. "...La sua presenza.", si corresse, mettendola in termini più semplici per un umano. Decise di omettere la parte riguardante la possibilità di un altro Yoma, per non spaventarle.
Probabilmente quella traccia di Yoki era stata solo un brutto scherzo giocato dalla sua stanchezza.

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Frustrata
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Sorella Mary alle tue parole fissa i suoi occhi castani in quelli tuoi d’argento, senza perdere neanche un po’ della sua espressione che, se possibile, si è fatta ancora più severa, assumendo un tratto di… sfida?

E se tu dovessi riuscire a trovarla, cosa faresti poi, signorina?

Ti chiede sorella Mary, sempre con voce ferma, attendendo evidentemente una tua risposta.

Jamilah rimane un po’ distante da voi due. Fissa ora te ora sorella Mary con un’espressione confusa sul suo viso.


Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Sussurrato"
"Detto da altri"

Il suo ruolo era quello di uccidere lo Yoma e ritrovare la ragazza scomparsa. La prima parte del lavoro era stata compiuta con successo, ora non le restava che trovare Eliza.
E cosa ne avrebbe fatto una volta ritrovata, se morta?
Avrebbe riportato indietro la sua spada come prova del decesso, no? Come le aveva già spiegato la signora Semirhage all'inizio, sarebbe stato un bel guaio se la Claymore fosse finita nelle mani sbagliate!
Pensò anche ad un'eventuale sepoltura; sì, insomma, anche le guerriere dell'Organizzazione ne meritavano una... comprese quelle non ancora graduate. Juliet pensò che se fosse morta durante lo scontro con lo Yoma avrebbe gradito per sè una degna sepoltura; ma dato che quel solo pensiero le procurò una grande agitazione, costrinse la sua mente a pensare ad altro, magari qualcosa di più positivo.
E cosa ne avrebbe fatto una volta ritrovata, se viva?
L'avrebbe riportata indietro come indicato dal suo capo, ovviamente. A casa. Insomma, magari quella Eliza era rimasta ferita nello scontro col primo Yoma ed aveva deciso di rimanere a curarsi in quella città. Non aveva pensato ad una possibilità di... diserzione. Sarebbe stato sicuramente un bel grattacapo, per una che di solito cercava di seguire sia le regole dell'Organizzazione che la propria etica. Non potevano certo accadere cose piacevoli a chi disertava; ma lei non aveva intenzione di fare da boia, nè direttamente nè tantomeno indirettamente. Sperò vivamente di non cadere in quella circostanza.
Sorella Mary la guardava dritto negli occhi: ferma, severa... sembrava quasi che stesse sfidando la giovane guerriera.
"E se tu dovessi riuscire a trovarla, cosa faresti poi, signorina?"
Juliet restò a bocca aperta colpita da quelle parole, sgranando i grandi occhi argentei per qualche attimo. "Lei. Sa. Qualcosa."
Dopodichè scosse la testa e si ricompose, l'espressione calma e seria ed il tono di voce autorevole e solenne. "Ho l'ordine di scoprire cosa ne è stato di lei, in primo luogo; dal mio arrivo a Kodara fino a poco fa ho pensato che fosse impossibile ritrovarla viva, ed in quel caso avrei dovuto riportare indietro la sua spada come prova della sua effettiva morte. Se dovessi ritrovarla viva, il mio compito sarebbe quello di riportarla a casa" Calcò con grande enfasi le parole "a casa". "Il nostro posto è lì, dopotutto. Spero di trovarla viva, in ogni caso: ogni guerriera è come una sorella per me, detesterei tornare indietro con solo una fredda spada come prova di un'esistenza così giovane e già terminata" Il tono solenne non era quello freddo e piatto proprio dei politici o dei soldati, abituati a ripetere la stessa musica all'infinito; anzi, dalla vivacità del discorso era facile comprendere come Juliet tenesse davvero alle sue compagne. Lei odiava la solitudine, cercava di circondarsi di persone il più possibile; però non lo faceva solo "per sè"... Cercava dei legami forti, come se volesse in un qualche modo sostituire le figure genitoriali venute a mancare.
Sospirò e perse ogni traccia di serietà, con le mani sui fianchi, gli occhi ridotti a fessure e il suo caratteristico ghigno. Forse questa era la strada giusta, o forse no? Beh, oramai valeva la pena tentare. "Lei è qui, vero?"

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Determinata
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Sorella Mary arretra di un passo da te e china il capo, assumendo un’espressione pensierosa poi, dopo qualche istante di riflessione, si gira e chiude a chiave la porta della stanza delle medicazioni, lasciando dentro la tua claymore e, anticipando le tue possibili proteste, si gira nuovamente verso di te e con voce mite ti rassicura.

Non preoccuparti per la tua arma! Te la ridarò quando te ne andrai di qui, hai la mia parola! Non hai nulla da temere qui e poi non voglio che i bambini la vedano: adesso vieni con me…

Sorella Mary poi infila la chiave in una piega del suo abito e ti passa davanti, iniziando a salire la scalinata, certa che l’avresti seguita. Jamilah si accoda a voi: non dice nulla ma la sua espressione si è fatta tesa e preoccupata. Mentre percorrete la scalinata e i corridoi della grande casa, a poco a poco la tua percezione avverte nuovamente quello Yoki sfuggente, la cui sensazione però si fa via via più netta, come se vi steste avvicinando alla sua fonte: dagli angoli dei corridoi sbuca ogni tanto la testa di un bambino curioso, ma basta uno sguardo di sorella Mary per farlo scappare via. Alla fine, la donna si ferma davanti alla porta di una stanza in un corridoio laterale: la fonte dello Yoki si trova indubbiamente là dentro.

Sorella Mary! Ne siete davvero sicura?

Senti Jamilah chiedere con voce esitante, al che la donna le risponde:

L’avrebbe scoperta comunque, prima o poi! Evidentemente queste ragazze oltre a percepire gli Yoma sono in grado anche di sentirsi l’una con l’altra. E forse… è meglio così.

Hai l’impressione che a sorella Mary dispiaccia che tu ti sia accorta di quella presenza nell’orfanotrofio, tuttavia la sua mano non esita quando bussa un paio di volte alla porta, aprendola subito dopo.

C’è una visita per te, cara!

Dice sorella Mary raddolcendo il tono della sua voce, rivolgendosi a qualcuno che si trova all’interno, scostandosi poi per lasciarti passare, mentre la voce di una ragazza dall’interno risponde.

Grazie sorella Mary! L’ho sentita e la stavo aspettando!

All’interno, seduta su una poltrona di vimini intrecciati, c’è una ragazza che indossa una veste che ricorda molto quella di sorella Mary, ma è rammendata e rattoppata in più punti, le sue cosce e i suoi piedi sono fasciati come quelli di Jamilah, inoltre una leggera sciarpa color sabbia è drappeggiata attorno al suo collo. La sua pelle è molto chiara e i suoi capelli lunghi sembrano quasi argentei negli ultimi bagliori del sole al tramonto che filtrano da una grande finestra. Ma una cosa più di tutte attrae la tua attenzione: una vistosa fasciatura copre i suoi occhi.

Benvenuta! Io sono Eliza, ma immagino che questo tu già lo sappia…

Ti saluta l’altra novizia, girando la testa verso di te e con una nota di tristezza nella voce.


Citazione:Punti Limite 5/5
Citazione:Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Sussurrato"
"Detto da altri"

Dopo la sua domanda calò il silenzio. Il sorriso di Juliet si spense. Sorella Mary sembrava pensierosa; si voltò e chiuse a chiave la stanza delle medicazioni, chiudendo dentro anche l'arma della ragazza. Stava per obiettare, quando la donna si voltò nuovamente verso di lei e la rassicurò.
"Non preoccuparti per la tua arma! Te la ridarò quando te ne andrai di qui, hai la mia parola! Non hai nulla da temere qui e poi non voglio che i bambini la vedano: adesso vieni con me…" Detto ciò, la donna ripose la chiave in una tasca del suo abito; e dopo esserle passata davanti cominciò a percorrere una scalinata, aspettandosi di essere seguita dalla guerriera.
Tenerle lontano l'arma solo perchè i bambini non la vedessero? La ragazza era decisamente sospettosa riguardo a ciò. Ormai era chiaro che la sua percezione, per quanto approssimativa e degna di una novellina, non si era sbagliata affatto: quella ragazzina si trovava davvero all'interno dell'orfanotrofio. L'aveva percepito dalle parole di quella donna, dagli sguardi, dai silenzi, ma era rimasta in attesa di prove certe. Pensò al momento in cui era passata davanti alla struttura per la prima volta, prima ancora di scontrarsi con lo Yoma; ricordò la strana sensazione avuta in quell'occasione, il desiderio di approfondire le ricerche lì dentro.
La percezione si riattivò lungo il cammino, aumentando d'intensità man mano che si avvicinavano alla fonte. Arrivarono di fronte ad una porta chiusa, e a giudicare dalla faccia scura che la giovane acrobata aveva tenuto per tutto il tragitto ebbe l'impressione che anche Jamilah sapesse tutto fin dall'inizio, impressione confermata dalle sue stesse parole:
"Sorella Mary! Ne siete davvero sicura?"
"L’avrebbe scoperta comunque, prima o poi! Evidentemente queste ragazze oltre a percepire gli Yoma sono in grado anche di sentirsi l’una con l’altra. E forse… è meglio così.", rispose la donna. Non sembrava troppo contenta della scoperta di Juliet; la ragazza si chiese il perchè, e pensandoci non riusciva a non rabbrividire ricordando quell'unica parola che avrebbe voluto evitare a tutti i costi, provocando questa una fine sicuramente terribile. Diserzione. Diserzione. Diserzione.
La donna bussò chiedendo di entrare, e una voce femminile rispose dall'interno: "Grazie sorella Mary! L’ho sentita e la stavo aspettando!"
Una volta dentro, Juliet si trovò davanti una ragazza che sembrava conciata davvero male: oltre al vestito, simile a quello di sorella Mary ma rattoppato in più punti, aveva cosce e piedi fasciati, il collo avvolto da una sciarpa e un'ulteriore fasciatura che le copriva gli occhi.
"Benvenuta! Io sono Eliza, ma immagino che questo tu già lo sappia…", la salutò. Sembrava... triste?
"Cosa... ti è successo?", chiese istintivamente, mentre la osservava perplessa. I grandi occhi della guerriera più matura esaminavano con attenzione ogni centimetro del corpo di quella che sedeva su una poltrona di vimini, non trovando una risposta.
"No... Cosa è successo?" riformulò, ricomponendosi.
Ora che gli eventi avevano preso questa via, si rese conto che anche ogni eventuale testimonianza sulla vicenda data da Jamilah non poteva più essere considerata attendibile, quindi era necessario partire dal principio e darle una spiegazione esauriente.

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Perplessa
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
Con un sospiro, Eliza raccolse le mani in grembo e, con una voce assolutamente monotona, iniziò a narrare:

Non c’è molto da dire, in realtà. Dopo aver ucciso lo Yoma che ero stata inviata a eliminare come mia prova, presi congedo dal borgomastro Khalid e mi ero messa sulla via per tornare a Staph, ma poco lontano dal paese venni aggredita verbalmente da tre ragazzi i quali mi coprirono di insulti e, non contenti, dopo un po’ iniziarono a lanciarmi contro delle pietre…

La sua voce ha un tremito, come se quel ricordo le procurasse dolore.

Mi rendo conto di essere patetica, ma passare dalla gioia per la mia vittoria agli insulti e a essere lapidata mi ha sconvolto… provai il forte desiderio di ammazzare quei tre ma noi non possiamo no? Allora scappai piangendo di rabbia, corsi senza una meta in preda al furore ma fui tanto stupida da non prestare attenzione e non mi accorsi del secondo Yoma che si nascondeva in paese finché non fu troppo tardi. Combattemmo, ma io avevo utilizzato quasi tutto il mio Yoki per combattere il primo Yoma e non avevo la forza di abbatterlo: riuscii a ferirlo ma lui riuscì a colpirmi agli occhi e, approfittando del mio stato, scappò via.

Eliza fa una pausa, per riprendere fiato e, forse, per raccogliere le idee

Al Quartier Generale mi hanno detto che sarei diventata una guerriera d’attacco, infatti non sono brava a guarire le ferite e comunque… credo che il danno agli occhi fosse troppo grave per me e, in ogni caso, non avrei comunque avuto la forza per rigenerarlo. Mentre vagavo a caso, cieca e sofferente, Jamilah, con la quale avevo iniziato a stringere un’amicizia mentre ero in paese, mi ha ritrovata e portato qui. Miss Polly e sorella Mary hanno fatto tutto quello che potevano pe me, ma è stato tutto inutile. Sono cieca e lo sarò per il resto dei miei giorni! Anche volendo, non sarei potuta tornare al Quartier Generale.

Quando Eliza la nomina, noti che Jamilah entra nella stanza e si mette in piedi dietro alla poltrona: non dice nulla ma ti guarda con un’espressione seria. Sembra che tu abbia avuto le tue risposte, o no? E se sì, che farai adesso?


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Citazione:Narrato
"Parlato"
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"Non c’è molto da dire, in realtà. Dopo aver ucciso lo Yoma che ero stata inviata a eliminare come mia prova, presi congedo dal borgomastro Khalid e mi ero messa sulla via per tornare a Staph, ma poco lontano dal paese venni aggredita verbalmente da tre ragazzi i quali mi coprirono di insulti e, non contenti, dopo un po’ iniziarono a lanciarmi contro delle pietre…
Mi rendo conto di essere patetica, ma passare dalla gioia per la mia vittoria agli insulti e a essere lapidata mi ha sconvolto… provai il forte desiderio di ammazzare quei tre ma noi non possiamo no? Allora scappai piangendo di rabbia, corsi senza una meta in preda al furore ma fui tanto stupida da non prestare attenzione e non mi accorsi del secondo Yoma che si nascondeva in paese finché non fu troppo tardi. Combattemmo, ma io avevo utilizzato quasi tutto il mio Yoki per combattere il primo Yoma e non avevo la forza di abbatterlo: riuscii a ferirlo ma lui riuscì a colpirmi agli occhi e, approfittando del mio stato, scappò via.
Al Quartier Generale mi hanno detto che sarei diventata una guerriera d’attacco, infatti non sono brava a guarire le ferite e comunque… credo che il danno agli occhi fosse troppo grave per me e, in ogni caso, non avrei comunque avuto la forza per rigenerarlo. Mentre vagavo a caso, cieca e sofferente, Jamilah, con la quale avevo iniziato a stringere un’amicizia mentre ero in paese, mi ha ritrovata e portato qui. Miss Polly e sorella Mary hanno fatto tutto quello che potevano pe me, ma è stato tutto inutile. Sono cieca e lo sarò per il resto dei miei giorni! Anche volendo, non sarei potuta tornare al Quartier Generale."

Strinse le labbra e abbassò la testa, portando una mano a massaggiarsi la fronte. Beh, era come l'aveva raccontata Jamilah, togliendo la parte finale.
Comunque, era una situazione di merda. Juliet non sapeva cosa fare: ogni eventuale soluzione le sembrava sbagliata; e in ogni caso, essendo una novizia, non era molto pratica delle regole dell'Organizzazione. Ad esempio conosceva le regole base, ma questo era un caso speciale: nel caso in cui una guerriera avesse riportato gravi ferite tali da impedirle di tornare a combattere, cosa ne avrebbero fatto gli uomini in nero? In quel caso, la guerriera ferita avrebbe avuto modo di allontanarsi dall'Organizzazione senza che le venissero spedite contro altre guerriere per ottenerne la testa? Diamine, non lo sapeva davvero.
Dopo aver inspirato profondamente fece scivolare un piccolo oggettino dalla manica sinistra della sua tuta sulla mano destra. Era un elastico per capelli: sistemò le lunghe ciocche bionde nella sua solita coda - i capelli sciolti le sembravano un po' da selvaggia, e non voleva farsi ancora vedere in quello stato da una guerriera del suo stesso rango. Anche se quest'ultima non poteva proprio vederla. "Non lo so, io..." mormorò finalmente, quasi imbarazzata per la propria momentanea mancanza della sicurezza che la contraddistingueva. "In questo stato non credo che saresti ancora utile all'Organizzazione, tuttavia... Non ho idea di cosa possa accadere in questo caso. Se una guerriera si dovesse allontanare spontaneamente si tratterebbe di diserzione, e non possiamo farlo. Ma in questo caso... non lo so, davvero"
Non aveva intenzione di forzarla a tornare, aveva troppo timore di condannarla a morte. Però... Cosa poteva fare? Tornare a mani vuote e dire di averne trovato il cadavere? L'avrebbero davvero bevuta? Non ci sperava...
"Dov'è la tua spada?" chiese, ancora con la mano sulla fronte. Alla fine la levò, scostandosi il ciuffo dalla fronte. Beh, era il suo test, no? Avrebbe dovuto prevedere certe situazioni. Chissà, magari gli uomini in nero avevano previsto tutto, per testare oltre che alla capacità di combattimento contro gli Yoma anche la fedeltà alle regole dell'Organizzazione. Magari la stavano sorvegliando, e un'eventuale risposta sbagliata le avrebbe fruito un bel numero 47.
Però non se lo sarebbe mai perdonato, se avesse messo a morte una propria compagna per le proprie azioni o parole. L'unica cosa che le importava più del "diventare la più forte" era restare fedele a se stessa. E la Juliet che conosceva lei non aveva una tale sete di potere dal compiere atti simili.
Finalmente rialzò la testa, con un viso più sereno.
"Hai paura di tornare lì, vero?"

Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Ferita leggera alla spalla destra, ferita leggera al costato, ferita media alla spalla
Stato Psicologico: Indecisa
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)
Tecniche utilizzate: Nessuna
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