ClaymoreGDR Forum - Gioco di Ruolo di CLAYMORE

Versione completa: [In Missione] Scheda di Diana (Golaroid)
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Nome: Diana
Anni: 22
Altezza: 1,78 
Peso: 67
Arto Dominante: Destro
Tipologia: Attacco

Avatar
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Simbolo
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Uniforme gli abiti e le protezioni indossate dalla guerriera:
Veste: Indossa la classica veste dell'Organizzazione: veste bianca aderente formata da pantaloni e giacca, col colletto rosso su cui è ricamato il suo simbolo personale. 
Schiena: Indossa la dotazione ordinaria: una placca metallica per la protezione dell'area del muscolo trapezoidale della schiena, dotazione condivisa anche dalle Novizie. Alle Guerriere graduate viene inoltre aggiunta una mantellina corta che sfiora i glutei e un'ulteriore protezione alla schiena atta a fare da fodero per le claymore, capace di portare due spade.
Spalle: Indossa una unica spallina metallica doppia sulla spalla sinistra, con la lamina inferiore  maggiormente allungata e curvata verso il basso lungo la linea del braccio.
Petto: Dalla spallina in linea trasversale partendo da sotto il braccio destro fino a metà costato, partono una serie di fasce in cuoio duro e rinforzato con anelli in metallo, che ne forniscono maggiore protezione al lato destro che sinistro del corpo.
Braccia: Indossa al braccio sinistro una protezione metallica che dal polso prosegue lungo l’avambraccio, terminando al gomito stesso, di cui è l’ultima parte protetta; la mano invece è coperta da un guardamano che si collega direttamente con il bracciale che protegge l’avambraccio. La protezione al braccio destro si limita ad un semplice guardamano con copertura del polso, il quale termina qualche centimetro oltre lo stesso.
Vita: Indossa il gonnellino metallico a lamine metalliche atto a proteggere il bacino, comune a tutte le guerriere dell’Organizzazione.
Gambe: Calza i normali stivali metallici forniti dall’Organizzazione, che forniscono sia protezione che appoggio ai piedi. I parastinchi avvolgono completamente lo stinco, fermandosi prima del ginocchio per fornire completa libertà di movimento dell’articolazione. 

 
Profilo Fisico: E’ una ragazza alta, snella e slanciata con un peso adeguato alla statura ben distribuito con muscolatura definita ma non abbondante, la quale non intacca minimamente la sua femminilità. Un’espressione neutra ed indifferente predomina, mettendo in rilievo la labbra fini e sottili. I tratti seriosi sono accentuati maggiormente dal naso fine e leggermente a punta, così come dagli occhi dal taglio duro, dal classico colore argenteo che accomuna tutte le guerriere.

 I capelli hanno perso il loro colorito naturale, da un castano scuro sono diventati biondo chiaro, rasente al platino. Scalati, scompigliati e lunghi fino poco oltre le spalle, ma sono tenuti legati dietro alla nuca in una coda libera e voluminosa, ad eccezione di due ciocche lasciate libere di scendere ai lati del viso lungo le guance davanti alle orecchie, fino alle spalle.

Sulla schiena ha presenti quattro cicatrici di una vecchia artigliata che partono dalla scapola destra fino al fianco sinistro.



Profilo Psicologico: Predomina un animo fermo, distaccato e solitario. Per i motivi che hanno contraddistinto il suo passato ed il suo ingresso nell’organizzazione, presenza un particolare distaccamento nei confronti sia degli umani, che degli uomini dell’organizzazione stessa, risultando in un naturale sfoggio di una natura fredda, refrattaria ed arrogante verso i primi e di inespressiva ed anonima obbedienza verso i secondi, conciliata tuttavia dal profondo odio e ribrezzo che prova nei confronti degli Yoma. I rapporti intrapersonali subiranno sicuramente un’influenza negativa dettata proprio dal suo carattere apparentemente menefreghista e distante, che sarà possibile fonte di scontro nei confronti personalità forti di altri individuo, guerriere o umani che siano.

In giornate particolarmente cupe con tempo avverso come pioggia, temporale, freddo e vento, tende a divenire maggiormente malleabile, con un calo della sua personalità refrattaria.



Storia Personale: Una volta, la sua casa, la sua famiglia, la sua vita si trovavano nelle fredde terre del Nord, in un piccolo villaggio dove la neve, il ghiaccio ed il freddo erano la normalità. Era l’unica figlia di una coppia del villaggio, la madre era una dolce e gentile donna, si occupava principalmente della casa e della cura della famiglia, il padre invece era responsabile di quel piccolo gruppetto di uomini addetti al controllo del villaggio e della sicurezza dei suoi abitanti, poiché la piaga degli Yoma li aveva colpiti più volte negli anni, tanto che in uno degli attacchi costò la vita della madre di Diana, provando fortemente il carattere della bambina. L’unico modo nelle loro possibilità per cercare di difendersi, era proprio quello di controllare strettamente tutti ed allontanare sul tempo coloro che risultavano essere sospettosi. La paura fa a gire senza usare la ragione, semplici voci creavano spesso il bando di cittadini senza alcuna prova tangibile ed il padre di Diana, era molto ligio e ferreo nel far rispettare queste regole e non ponendo mai di buon occhio la propria famiglia.

Questa paura della gente li portò ad evitare il più possibile il contatto con loro, fin da piccola, ha sempre avuto difficoltà a socializzare con gli altri bambini e ragazzini del villaggio, i quali le stavano accuratamente a distanza, escludendola da ogni contatto.

Con la violenta mancanza della figura materna a cui era legata, la dolce e solare bambina che era Diana in origine, crescendo, piano piano, mutò perdendo di calore giorno dopo giorno fino a gelarsi come la terra dove vivevano. Diventò sempre più schiva, solitaria, refrattaria verso gli altri abitanti iniziando a prediligere la compagnia unicamente di se stessa, sola com’era, esiliata all’interno del suo stesso villaggio. Di riflesso, prendendo coscienza della propria situazione, iniziò ad accusare sempre più il padre, incolpandolo della sua infelicità ed il padre come risposta non fece nulla, lacerando ancor più i rapporti con la figlia.

Iniziarono frequenti  i litigi a casa e dopo non molto tempo, i litigi si trasformarono in qualcosa di più, quando le mani del padre presero il posto delle parole per far zittire la figlia.

Passarono lunghi mesi, la situazione non migliorò e nuovamente, il villaggio fu attaccato dagli Yoma. All’inizio vi furono delle morti isolate ed alcuni abitanti vennero allontanati proprio dal padre di lei, ma la situazione mutò esponenzialmente e le vittime aumentarono drasticamente. Rabbia e paura erano i sentimenti che dominavano nel villaggio, rabbia verso quell’uomo che non era in grado di proteggerli e che testardo, si rifiutò sempre di chiedere l’aiuto delle “Streghe dagli occhi d’argento”. Il villaggio velocemente si spopolò, molti abitanti semplicemente se ne andarono, altri morirono. Non v’era giorno che Diana implorasse il padre per andarsene, scappare o di chiedere aiuto, ma un muro avrebbe dato miglior risposta e la testa della ragazzina, ormai alle porte dell’adolescenza, era piena di domande, di “perché?”.

Gli abitanti ben presto scarseggiarono, ma non le vittime. Un giorno, Diana vede ciò che diede risposta a tutti i suoi dubbi. Un urlo, nella casa vicina alla loro. Una corsa verso la finestra per osservare la via ed un corpo riverso sulla neve diventata rossa. Un mostro, uno Yoma, suo padre che banchettava con calde budella. Diana urlò, il mostro smise di cibarsi ed alzò la testa verso la finestra dov’era affacciata la ragazzina, i due si fissarono. Fu un attimo di stallo prima che i due si mossero: la ragazzina si allontanò dalla finestra per scappare, mentre il mostro saltò verso di lei, con il braccio teso in avanti spaccando la finestra. Agitò il braccio per cercare di afferrare la ragazzina ma trovò solo la schiena, lacerandole con gli artigli il vestito e la schiena in quattro ben distinti punti.

Freddo, lacrime, sangue e paura. Diana fuggì fuori dalla casa dalla porta, corse lungo la via innevata fra le case con le urla del mostro ancora dentro la propria testa. Scappò fuori dal villaggio, corse fino a quando il freddo, il dolore e la fatica la vinsero. Svenne, perdendo conoscenza per molti, troppi giorni.

Al suo risveglio non si trovava più nelle fredde terre del Nord, ma dentro una grottesca stanza con molti strani individui attorno a lei. Legata, in una fredda lastra di pietra capì che non era più una ragazzina libera. Il dolore alla schiena era passato, rimanevano solo quattro lunghe cicatrici che la avrebbero accompagnata per sempre; a quel dolore, tuttavia, si era sostituito un altro tipo di sofferenza: fisica, mentale, una stretta fino al profondo dell’anima. Non era più umana. Tutto era già finito, non c’erano più lacrime. C’era già metà di qualcos’altro in lei.. solo che ancora non lo sapeva. 




Abilità innata: Genio [Abilità Innata] Benché il suo odio per gli Yoma e la sua rabbia latente l'abbiano resa una Guerriera d'Attacco, la cosiddetta Claymore rivela il suo enorme talento latente nel fatto che il suo corpo presenta le caratteristiche anche di una Guerriera di Difesa. Ciò si traduce con un bonus di +2 al Yokiyori e l'accesso a tutte le caratteristiche proprie di una Guerriera di Difesa. Questa è un'Abilità Passiva, pertanto va segnalata permanentemente in Abilità Utilizzate a chiusura dei post con la dicitura "Genio (passiva)".
Scheda Approvata
Consulta il Pannello GdR per assegnare i primi punti parametro. Per qualsiasi domanda, contattami pure via MP. 
Darren Unchained
Hell, t'was about damn time





Oggi è stata una bella giornata.

Siamo state attirate fuori dalle nostre celle a Staph da rumori più inconsueti dai soliti richiami urlati dagli accoliti lungo i corridoi per richiamare tutti e svegliare chi effettivamente riusciva a dormire.
Dormire. Risposare. E' una cosa così difficile ed effimera, è da anni che non riesco più a.. dormire.
Sbucata fuori dalla fortezza assieme alle novizie con cui condivido le celle in quel corridoio, mi fermai ad osservare la scena che ci appariva davanti al naso: la novizia impazzita di turno stava dando spettacolo della propria stupidità.
Pensai che fosse una in più a cui farle capire di tornarsene al suo posto, presi una claymore non affilata e cercai di abbatterla e farla svenire con un colpo dritto verso la testa, ma.. la parò. Com'è possibile che parò un colpo di soppiatto alle spalle? Beh, deve essere stata qualche nuovo esperimento prodotto da questi uomini. Non avevo ancora mai visto una ragazza pelosa quanto un animale selvatico.

La mia solita buona stella mi aveva premiato, ma a quanto pare si è divertita anche a giocarmi un ottimo scherzo.

Quel mio agire mi diedero l'opportunità di misurare me stessa in una vera missione fuori dal recinto di Staph nel quale sono confinata da quando ci finii dentro.. purtroppo.. mi venne accollata al didietro pure quella strana novizia pelosa ed animalesca.
Non importava. Certo che non importava. Non sarebbe stata lei ad impedirmi di completare l'incarico e finalmente avere il numero.
Il numero. Da quanto lo sogno. Iniziare a diventare qualcuno che conta. Iniziare ad avere nuovamente la libertà di girare. Iniziare.. a sterminare gli Yoma uno per uno.

Ci dirigemmo verso un villaggio non molto lontano, a solo due ore circa di cammino dalla fortezza. Lo trovammo senza problemi e senza perdere altro tempo ci mettemmo all'opera. Ero letteralmente elettrizzata.
Ero in testa, con l'altra che mi seguiva passo passo e dopo un rapido controllo di un vicoletto, mi intrufolai fra gli edifici per addentrarmi all'interno cautamente.. non volevo che il mostro ci scoprisse e cercasse di scappare, ma quell'altra, Desirée d'improvviso mi superò correndo in direzione di dove sentimmo chiaramente un urlo.
Non era molto distante e corremmo velocemente fra gli stetti vicoli fino a sbucare fuori nella pizza centrale, almeno credo. Era molto ampia e c'era pure un grosso edificio decisamente più bello ed imponente degli altri, presumo fosse del capo villaggio.
Davanti proprio a quell'edificio c'era ciò per cui siamo arrivate fin qui: lo Yoma.
Davanti a lui due umani, due individui che neanche riuscivano a scappare per salvare la loro pelle.
Non servì dire niente, io e Desiée cercammo immediatamente lo scontro con il mostro per non dargli la possibilità di organizzare una difesa, ma ci lanciò contro gli artigli.
Avevo sempre sentito dire durante le lezioni di anatomia di quei mostri che potevano farlo, ma non credevo così distante e velocemente.
Li schivai, mentre Desirée gli era già addosso come un animale intento a fare una zuffa. Stupida. Come faccio a colpirlo se gli ci stai praticamente abbraccia?!
Nonostante avrei voluto per un istante tagliare entrambi a metà, giusto per screzio, decisi di trascinar via i due umani così vicini allo scontro. 
Sia mai che per sbaglio si venisse a sapere che erano stati lasciati là ed ignorati da due "Streghe". Chi li avrebbe sentiti poi quelli dell'organizzazione e chi avrebbe sopportato le loro ramanzine e punizioni. 

Io no di certo.

Trascinai via il tipo ferito, era un maschio. L'altra era una donna ma poteva camminare da se, quindi con un paio di paroline dolci, la spronai a muoversi prima che la testa gliela tagliassi io.
Le chiesi chi avesse liberato il mostro e la risposta era quella che mi aspettavo. Uno di loro. Non so se ci rendiamo contro, lo avevano catturato ed uno di loro lo aveva liberato!! Bisogna essere stupidi per fare una cosa del genere.

Beh, tornai verso la ma preda e notai che Desirée aveva incassato un buon colpo. Era il momento di agire, erano separati, potevo attaccarlo.
Corsi verso il mostro quanto più velocemente potessi e lo attaccai con ferocia. Gli tagliai di netto il braccio con il quale si difese. Lo attaccai ancora e lui rispose. Gli tagliai il secondo braccio, ma lui mi colpì nello stesso momento con gli artigli, perforandomi spalla e fianco.
Diamine se faceva male. Di certo le sberle di Peter da oggi in poi saranno solamente niente più di carezze.
Desirèe saltò addosso al mostro e lo finì, mentre io gli tagliai con estremo piacere la testa.

Fortuna che non c'era nessuno a vedermi, sarebbe stato vergognoso essere vista in ginocchio dolorante e sanguinante per rigenerarmi e chiudere le ferite.. e non ero mai andata così vicina a raggiungere il mio limite. Che sensazione orribile e piacevole, un unione sublime e magnifica.
Mi sentivo potente. Mi sentivo bene. Credo che dovrò stare molto attenta.. si, lo credo proprio.

Il nostro compito era concluso, ma quella scema di Desirée aveva confuso i due umani per Yoma, ma ci rendiamo conto? Prima li salvo dallo Yoma vero e poi mi è toccato salvarli pure da quell'altra. Perchè non se ne sono andati subito dopo che li ho salvati la prima volta? Mah. Incredibile. 
Ho dovuto addirittura fare la carina e gentile per convincere la "pelosa" ad andarsene, fortuna che non s'è accorta che le avrei tagliato la testa pure a lei se non fosse tornata indietro immediatamente.
E' andata bene, per fortuna.

Recuperai la testa del mostro per portarla come trofeo a Staph, credo di non essere mai stata così felice dopo anni. Avevo completato con estremo successo la mia missione, avevo anche la prova di com'era andata: non possono non darmi il numero.
Ora aspetto, che altro posso fare..
Sono stufa di allenarmi qui.. io.. io sono pronta, diamine.
Fatemi uscire da qui o impazzirò.



D.
Carenza di materia prima


Si ringrazia per il contributo









Sono uscita da Staph una seconda volta ed ancora, mi è stato affibbiato qualcuno a cui dover badare. 
Il compito tuttavia era abbastanza semplice e chiaro, catturare o uccidere una qualche sorta di bestia il cui corpo era per l'Organizzazione estremamente importante; dove trovare questo mostro, erano tutte informazioni in possesso dell'altra guerriera a cui era affidato addirittura il comando.


Che seccatura, ma meglio così. Meno cose a cui dover pensare.


Viaggiai fino alle calde terre del Sud per un paio di giorni, fino ad arrivare ad un villaggio chiamato Gonar e là, dovetti attendere fuori dal villaggio la compagna per qualche altro giorno ancora, sotto gli sguardi carichi di disgusto ed accuse degli abitanti di quel posto.
Li ignorai, ormai mi riesce bene.


Arrivata la mia compagna, le feci notare senza troppi problemi il mio disappunto per il suo ritardo e per l'avermi lasciata là ad attenderla tutto quel tempo, ma Iside, questo il suo nome, non vi diede il mio stesso peso e chiariti a dovere i compiti ed i relativi ruoli, ci mettemmo in cammino per cercare e catturare questo essere.
Ben presto ci imbattemmo in una fattoria pericolante, con un lato della muratura completamente demolito, come se fosse stato sfondato di forza.. tutt'attorno, erano chiaramente visibili i segni del passaggio di qualche grossa bestia e con facilità, seguimmo le tracce fino ad un vicino boschetto e senza troppi indugi o pensieri, ci infilammo all'interno del verde per continuare a seguire le tracce, seppur con maggiore difficoltà.
Proseguimmo e nella medesima giornata raggiungemmo uno spiazzo, con una grossa roccia al centro dalla quale si poteva tranquillamente vedere un buco, quella che sembrava esattamente la tana di qualcosa.
Con i sensi all'erta uscimmo dalla nostra posizione coperta fra le foglie dei cespugli e ci avventurammo per controllare quanto scoperto e da lì a poco.. fortuna nostra.. arrivò proprio il proprietario di quella tana: un grosso e peloso animale estremamente aggressivo.
Di fatti, ci attaccò immediatamente.
Essendo quella più predisposta al combattimento, lo fronteggiai io, mentre Iside mi fornì goffamente del supporto.
La bestia era forte e veloce, riuscì ad atterrarmi e persi la mia claymore per iniziare un feroce scontro a mani nude.. più che altro per non permettergli di sbranarmi ed infine, Iside riuscì a ferirla e mentre tenni l'essere immobile, lei gli diede un colpo ben assestato di piatto al capo per fargli perdere i sensi, quanto basta per legarlo a dovere.
Assicurateci che non potesse liberarsi in alcun modo, facemmo ritorno alla sede dell'Organizzazione per fare il nostro rapporto.




D.
Morte dall'Alto


Neppure i cieli sono sicuri...





Lasciate le fredde terre del Nord dov'è assegnato il mio settore, sono stata richiamata nuovamente a Staph e proprio come nell'ultima missione assegnatami, mi è stata data in affido un'altra guerriera, seppure fortunatamente questa volta Nake, questo il suo nome, sembrava essere decisamente più in gamba e sveglia della precedente.

L'obbiettivo di questa missione era stanare ed uccidere uno Yoma, ma rispetto alla massa era alato.

Dopo una breve e quanto distaccata presentazione, partii con Nake verso un'oasi nel deserto dove avremmo fatto una tappa poichè lei voleva costruirsi delle lance rudimentali da una palma, poi procedemmo lungo una gola a qualche ora di marcia. La mia compagna da come aveva chiarito il Maestro Duncan, ben sapeva dov'era rintanata la nostra preda.
Arrivammo nei pressi della gola e ciò che trovammo erano i resti di una carovana di umani: i carri distrutti o ribaltati, numerosi cadaveri visibilmente uccisi da uno Yoma e mercanzia ovunque. Nessuno vivo che potesse dirci qualche cosa.
Ci dividemmo dopo una differente veduta sul come agire, Nake scomparve sopra la parete rocciosa della gola, mentre io mi avventurai proprio in direzione della carovana per cercare maggiori informazioni e qualcosa che potesse tornarci utile per camuffarci, come proposto da Nake. Trovai un paio di tuniche color blu vivo, una l'indossai e con l'altra la portai via con me, avvolgendola attorno alla mia claymore in modo da occultarla. 

La mia attenzione fu attirata da Nake, la quale sopra una sporgenza del costone roccioso mi richiamò; mi arrampicai lungo la impervia parete rocciosa fino a raggiungere la compagna che si trovava davanti all'imbocco di un tunnel nella roccia dentro la quale Nake aveva già fatto un sopralluogo.
Decidemmo la strategia d'azione da adottare per affrontare la minaccia, entrammo assieme all'interno del tunnel.
Ciò che ci si presentò davanti fù una grande caverna, al centro della quale era legata ad una roccia una bambina, tramite ad una catena assicurata alla caviglia di lei. Non appena la bambina ci vide, urlò e nello stesso istante lo Yoma assopito si svegliò e non perse tempo ad attaccarci.
Planò veloce contro di me, afferrandomi per un braccio e spiccando il volo iniziò a sollevarmi da terra fino a quasi la sommità della caverna; poi cercò di attaccare Nake, la quale tuttavia lo ferì ad un'ala con una delle sue lance. Lo scontro si portò a terra e sferrai un pugno direttamente contro il muso dello Yoma, il quale poi mi morse l'avambraccio in tutta risposta nel mentre Nake, non perse tempo per finirlo con la claymore ed infine decapitandolo.

A missione compiuta tornammo a Staph, dopo aver concordato assieme di portarci dietro la bambina e di consegnarla agli uomini in nero, lasciando loro ogni decisione sulla stessa.


D.
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