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[In Missione] Scheda di Angelica [La X di Miria]
27-08-2017, 03:29 PM
Messaggio: #7
RE: [In Attesa] Scheda di Angelica [La X di Miria]
 Capitolo V: Il Ritorno di Samara


Questa non è stata una missione come le altre, non si è trattato di eliminare Yoma odiosi per il bene di uomini inetti e di riportare finalmente l'ordine in un luogo che l'aveva perduto. Si è trattato di una questione molto più interna all'Organizzazione, una faccenda che non mi sarei aspettata di dover affrontare eppure, ora devo ammettere, perfettamente possibile.


Fu sempre la signora Semirahge a mandarmi a chiamare e, sulla soglia del suo studio, rimasi stupita nel veder giungere anche Rebecca. Indubbiamente, il motivo della mia chiamata riguardava anche lei. Una volta dentro, Semirhage, visibilmente preoccupata, ci mise al corrente del nostro incarico: una guerriera di nome Samara si era ribellata all'Organizzazione ed era fuggita ormai da tempo, salvo riapparire nelle terre centrali proprio in quel periodo.
La notizia mi sconvolse, perché tutto ciò non aveva alcun senso: che cosa sperava di trovare una guerriera al di fuori dell'Organizzazione?
A quanto pareva la guerriera in questione non era stata capace di sopportare il disprezzo degli umani e per questo aveva rinnegato l'Organizzazione. Oltretutto, stando ai precedenti rapporti, la sua mente era ormai dominata dalla follia.
Ciò che Samara aveva compiuto era di certo molto grave, tuttavia mi riservai qualsiasi giudizio per quando l'avrei incontrata.
Io e Rebecca ci incamminammo dunque verso le Terre del Centro: non mancai di chiedere anche il suo parere riguardo la faccenda e, tra le cose che mi disse, ricordo con inquietudine di una certa folle guerriera che sarebbe la quarta guerriera più forte dell'Organizzazione. Penso tuttora che Rebecca si sbagli, probabilmente avrà dato credito a qualche delirio di una compagna non molto matura, non penso proprio che l'Organizzazione abbia consegnato una simile responsabilità a una donna instabile.

Giungemmo a Torlilo verso sera e in una locanda incontrammo una sottoposta di Semirhage che ci illustrò meglio la situazione: il suo nome era Layla e si rivelò un tipo molto scontroso; inutile dire che farei volentieri a meno di incontrarla una seconda volta. Ad aspettarci c'era anche una guerriera molto particolare di nome Mara: i suoi capelli erano castani, il che mi fece subito pensare che qualcosa non fosse andato come avrebbe dovuto nel processo di trasformazione.
Al piano inferiore, sedute ad un tavolo, facemmo conoscenza e trovammo il tempo per discutere della missione. Manifestai sin da subito la mia intenzione a venire in contro a Samara in maniera conciliante, dal momento che era una guerriera come noi e, per quanto impazzita e spaventata, ero certa che davanti a delle sue compagne per lo meno si sarebbe fermata ad ascoltare ciò che avevamo da dirle. Solo ora mi accorgo di come quella sia stata una mia proiezione indebita, basata sul mio modo di vedere le cose; Samara aveva tutt'altra prospettiva rispetto alla mia e, sebbene fossi stata messa in guardia dai racconti delle sue azioni, mi rifiutavo di dipingermi in mente l'immagine di una guerriera che fosse diversa da come io me la immaginavo, probabilmente impaurita dall'Organizzazione ma per lo meno conciliante di fronte a tre compagne che non avevano cattive intenzioni e disponibile ad una soluzione pacifica.
Le mie due compagne mi misero prontamente in guardia riguardo a questo modo di agire e anche io, ragionando tra me e me, ne convenni che sarebbe stata, con ogni probabilità data l'instabilità di Samara, un'azione suicida. Optai quindi per una strategia offensiva, volta a cogliere Samara di sorpresa con l'aiuto del farmaco: assumendolo qualche ora prima e sfruttando le ultime ore di copertura del farmaco, saremmo riuscite a introdurci nel suo rifugio - un vecchio monastero abbandonato- senza farci individuare dalla sua percezione, sino a scovarla e a poterla affrontare nel pieno delle nostre possibilità. Mi parve subito un piano, semplice, rapido ed efficace.

Camminammo per tre giorni, incontrando solo le rovine e la desolazione che Samara si era lasciata alle spalle, sino a giungere al vecchio monastero. Entrammo senza difficoltà e, guidate dalla colonna di fumo che si vedeva partire da un edificio, arrivammo nel luogo in cui si trovava Samara. In preda a discorsi deliranti, non si era ancora accorta della nostra presenza: decisi quindi di entrare subito in azione, sorprendendola con un attacco combinato tra me e Rebecca, lasciando Mara all'esterno per permetterle di sorprendere la nostra avversaria ancora una volta, se noi avessimo fallito e quest'ultima ci avesse inseguite all'esterno. Tuttavia, forse per la fretta di concludere, non mi avvidi delle macerie che Samara aveva sparso molto fortunatamente proprio in quel momento, decidendo di distruggere dei mobili con la sua spada in preda ad un ennesimo attacco di follia.
Le macerie ostacolarono il nostro percorso e diedero a Samara il tempo di accorgersi di noi e di schivare i nostri attacchi, rifugiandosi in un angolo della stanza. La situazione si era trasformata nella maniera peggiore, con noi due bloccate all'interno e Mara ancora fuori, incapace di capire cosa fosse successo.
Samara, visibilmente sorpresa della nostra comparsa, si mise subito a indagare sul nostro conto. Io cercai di tenerle testa per quanto possibile, rispondendo a tutte le sue domande per evitare di scatenare la sua follia, ma quella già metteva in mostra i tratti che me l'hanno resa tanto odiosa: indole volubile, urla improvvise e totale incapacità a mostrarsi ragionevole. Tuttavia la mia disponibilità non fece altro che condurre comunque a uno scatto folle di Samara.
Ormai annoiata da come si stava svolgendo il nostro confronto, pensò bene di saltare fino a me e tagliarmi il braccio. Brividi e fitte mi percorrono ancora il braccio sinistro quando ripenso a quella scena e non posso fare a meno di toccarlo. Inutile dire che quello fu il momento in cui tutte le mie belle illusioni svanirono completamente. Come un'ingenua mi ero fatta ingannare dalle apparenze, ritenendo che siccome si trattava di una guerriera, di un membro dell'Organizzazione, per forza doveva essere meritevole di rispetto e di almeno un'opportunità per risolvere la questione in maniera ragionevole e pacifica.
Tuttavia, sebbene non fu per niente una piacevole esperienza, la concentrazione che raggiunsi nel tentativo di rigenerarmi il braccio mi fece scoprire delle novità riguardo allo Yoki e al suo controllo. Ricordo che l'energia che liberavo pareva dirigersi spontaneamente verso il braccio ferito, quasi sapesse quello che doveva fare; era come se tutto il mio corpo si fosse mobilitato solamente per quell'unico obiettivo: riappropriarsi di una perduta parte di sé. Di fronte a questo movimento, così potente, capii che ogni azione arbitraria non faceva che ostacolare questo flusso spontaneo, per cui mi feci da parte e rimasi a sentire il mio corpo che agiva. Fu una sensazione davvero rincuorante.
Samara rimase ad osservare la mia rigenerazione e questo diede l'opportunità alle mie compagne di reagire. Ne seguì un duro e frustrante combattimento, durante il quale Samara riuscì a tener testa ad ognuna di noi persino da distesa, salvo poi perdere una gamba a causa della mia spada. La soddisfazione nell'averle restituito il favore sfumò presto, poiché Samara nel contempo trafisse Rebecca all'addome, causandole una ferita gravissima.
Preoccupata per come si stava evolvendo la situazione decisi di allontanarmi al più presto da Samara stringendo la sua gamba mozzata, prima che lei potesse colpirmi con la sua spada. Quella mossa ebbe l'effetto di darmi un po' di respiro, ma quella pazza ne approfittò per prendere in ostaggio Rebecca . Tentai ancora una volta di farla ragionare, questa volta però con qualcosa in più dei “ragionevoli propositi”, minacciandola di gettare la sua gamba nel fuoco se non si fosse arresa. Lei però mi minacciò a sua volta, urlandomi che avrebbe tolto la vita a Rebecca se non le avessi restituito la gamba.
La situazione stava per degenerare quando scorsi un movimento furtivo di Rebecca verso i suoi pugnali. Ammirai il gesto della compagna che, nonostante tutto, non smetteva di lottare e decisi di appoggiare il suo intento, attirando l'attenzione di Samara su di me. Finsi di arrendermi alle sue proposte, decidendo di restituirle la gamba, ma subito Rebecca le trafisse il braccio e io colsi al volo l'occasione per trafiggerla definitivamente alla spalla. Così, Samara, finalmente battuta, si lasciò cadere a terra senza più reagire. Non provai il minimo senso di pietà a quella vista, al contrario di Mara che, come se si fosse scordata di che razza di bestia fosse Samara, la guardò con occhi colmi di compassione. La cosa mi irritò molto e tutt'ora ritengo la mia compagna piena sì di buone intenzioni, ma dall'animo fin troppo semplice e superficiale. Il fatto che sia passata così facilmente dai sentimenti di rabbia e terrore a quello di pietà, dimostra, a mio avviso, che i sentimenti che prova mancano del tutto di profondità.
Preoccupata per la situazione in cui versava Rebecca, mi premurai di starle accanto e aiutarla nella rigenerazione, ignorando del tutto Samara che supplicava di venire uccisa. Il suo rantolare e la preoccupazione che esso scatenò nelle mie due compagne non fece che segnare il culmine di quella vicenda così deplorevole e imbarazzante. Fino ad ora era stata una presa in giro piena di follia e insensatezze, scatenate dalle azioni di Samara; tuttavia, una farsa nel contempo profondamente inquietante, dal momento che il rischio per le nostre vite era stato concreto. Ora però quella stessa farsa stava virando verso toni spudoratamente tragici, raggiungendo così il culmine, il picco più ignobile e vergognoso della presa in giro. Samara, che invocava la morte quasi fosse una martire, il suo desiderio di essere “libera”, quasi volesse conferirsi una certa nobiltà d'animo... Risi. Risi di fronte a quella scenata pacchiana, non ce la feci più. Solo in quel momento capii che era questo il modo giusto per affrontare Samara: non opporsi a lei in maniera seria e ragionevole, quasi si giocasse a madre e figlia, ma ridere, ridere e non prendere niente sul serio. Non fissarsi o impuntarsi su presunte immagini o valori, ma solo ridere leggeri. Già, questa sensazione di leggerezza... l'avevo quasi dimenticata ormai, dopo tutti i pericoli e le responsabilità che ho dovuto affrontare. Uno è facile che la perda, la leggerezza, sotto tutto quel peso. Ma ora, dopo avere meditato a lungo su questa missione, mi sembra di avere riaperto nuovamente gli occhi e che il mondo attorno a me abbia assunto un nuovo colore, più vivo. Per quanto possa detestare Samara, sentirla lontano da me, sentirmi frustrata per non essere riuscita a trovare un punto di incontro con lei, forse, incredibilmente, dovrei anche ringraziarla per avermi fatto ridere così tanto, perché solo in questo modo ho potuto scrollarmi di dosso almeno un po' di tutta la pesantezza accumulata. Chissà che tutta questa nuova consapevolezza, riguardo la mia ingenuità, il mio Yoki e la pesantezza che affliggeva il mio animo, non sia il segno di un nuovo inizio.
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RE: [In Attesa] Scheda di Angelica [La X di Miria] - La X di Miria - 27-08-2017 03:29 PM

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