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My Sweet Shadow [Quest Autogestita - Lachesi]
23-08-2015, 09:38 PM
Messaggio: #1
My Sweet Shadow [Quest Autogestita - Lachesi]
My Sweet Shadow
It's Sad to See You Go



[Immagine: yin_and_yang_by_kelogsloops-d720rej.jpg]




Prologo



Citazione:"Pensieri"
-Discorso-






"Perché?"
"Avrebbe parlato"

"Non avrebbe potuto."
"Avrebbe trovato il modo, saremmo state scoperte"
"Shh, si sta svegliando."

***

Si svegliò di soprassalto, come in seguito ad un forte e traumatizzante incubo; la fronte madida di sudore le pareva di aver dormito in un bagno di sudore freddo e ghiacciato.
Era sicura di aver sentito sua madre e sua sorella Elise parlare, ma doveva essere uno sbaglio sicuramente; il lettino, nel quale era stata adagiata, poggiava dolcemente vicino ad una finestrella.
Osservandola non vide niente, l'oscurità della notte copriva con un velo tutto quanto, gli unici accenni di colore erano i suoi riflessi.
Le scappò un urlo.
"Ma cosa..!"
Si passò una mano tra i capelli mori che aveva, con una certa frenesia; quand'era stata l'ultima volta che li aveva visti di quel colore?!
Iniziò a tremare, dal nervoso, le mancava il fiato; si passò una mano sul petto e con frenesia iniziò a slacciarsi la camicetta da notte.
Con le mani affusolate cominciò a cercare dei segni ma l'unica cosa che sentiva erano i suoi soffici polpastrelli tastare la sua pelle delicata.
Un sospiro di sollievo, non aveva trovato ciò che stava cercando: la cicatrice; certo, però, che era strano.

La madre, destata nel cuore della notte dall'incubo della figlioletta, entrò in camera come a volerla rassicurare ma vedendola in quelle condizioni con le vesti quasi strappate di lasciò sfuggire un singulto preoccupato.
Accorse sul letto ed iniziò a stringere forte in un abbraccio caloroso Dua. 
"Cosa stai facendo? Cosa stai facendo?"
Non le sembrava una vera e propria voce, quella, era davvero sua madre? Si staccò da lei, quasi la scacciò per guardarla bene negli occhi: aveva sempre avuto gli occhi castani?
Sì, era lei. 
Era proprio lei.
Ma gli Yoma erano furbi, maestri di mimetizzazione, quella non era sua madre!
"Vai via!" Gridò, in preda al panico, trovando le sue braccine stanche e deboli "Tu sei uno di loro! Sei uno Yoma!"
La madre sgranò gli occhi, sconvolta, poco a poco si rattristò enormemente e strinse la piccola Dua più forte.
"Oh, povera povera la piccola mia!" Rispose, dolcemente. "Quel che han fatto ad Esbern ti ha segnato così tanto?
Ma ormai lui se n'è andato, ok?
Hai fatto solo un brutto incubo."

Dua non rispose, la donna le raccolse il viso e lo accarezzò dolcemente. "Siamo io e te ora, non ti farei mai del male. Sei solo sconvolta, prima... Il rogo, poi quelle Streghe! Non sono cose adatte ad una bambina."
Continuo a stringerla, ad accarezzarla e baciarla sul capo con fare amorevole fino a quando Dua non si lasciò calmare.
Aveva una logica il discorso della madre, aveva appena vissuto un'esperienza traumatica e la sua amica di infanzia nonché sua sorella -Elise- se n'era andata, lasciandole sole. 
Era stressata, impaurita, era normale aver sognato di avere la forza di quelle sterminatrici per uccidere quei mostri! 
Senz'altro era normale, una piacevole illusione di potere ma pur sempre un'illusione.

"Ti senti meglio?" 
Le chiese, la madre, preoccupata.
"S-sì, scusa, sto meglio ora... Era solo un brutto sogno. Ho... Ho un po' freddo, ora."
La madre le sorrise, scompigliandole i capelli; si alzò, aprì le ante dell'armadio e tirò fuori dei vestiti nuovi per la ragazza, chiedendole di coprirsi e cambiare quella tunica ormai da buttare.
Il modo di fare della donna era alquanto rilassante per la ragazza la quale, dopo qualche attimo di pensiero, si svestì e cominciò ad indossare i vestiti nuovi che le aveva portato sul letto la madre.
Anche se lei non era presente in quella stanza, Dua, poteva sentire ancora il suo profumo aleggiare nella stanza e quell'odore le creava una sorta di placebo che leniva tutti i suoi dolori.
Una volta rivestita si guardò allo specchio, chiedendosi quando sarebbe cresciuta di statura, anche nei suoi sogni era bassa! 
"Sigh"
Un brivido di freddo le percorse la schiena, si raggomitolò nel suo maglione, chiedendosi come mai avesse così tanto freddo; aveva anche un vago giramento di testa, era convinta di aver sentito delle persone parlare mentre dormiva ma ciò non era possibile.

Scrollò le spalle, togliendosi quelle spiacevoli sensazioni di dosso, si avviò con passo deciso in cucina trovando la madre intenta a cucinare; si voltò verso di lei molto lentamente, una bambola rotta, le diede un secchio di legno pesante in mano.
"Su, vai a prendere dell'acqua nel pozzo in piazza o non posso cucinare!"
"Ora?"
La donna non rispose, e Dua si chiese se fosse il caso che lei si avventurasse nel centro abitato al buio da sola.
Se ne fece una ragione, raccolse il pesante contenitore trovandolo più piccolo di quanto si ricordasse, ed uscì confidando nella buona sorte che non l'aveva mai contraddistinta. 
Tenne lo sguardo basso, timido e remissivo come faceva sempre, fisso sul selciato della strada; il pozzo non era tanto lontano ma la strada pareva infinita, sentì il calpestio di scarpe di altre persone e incuriosita volse lo sguardo attorno a sé.
Era mattina, il tempo pareva essere corso più in fretta di quanto pensava, ma qualcosa le diceva di non fissare nessuna di quelle persone negli occhi; paura del confronto, probabilmente, così continuò a camminare lentamente con lo sguardo basso. 

Giunse nei prezzi del pozzo e raccolse quanta più acqua possibile, con un certo sforzò si girò di scatto per tornare immediatamente a casa ma nel trambusto non vide un passante.
Lo urtò e gli versò tutta l'acqua addosso.
"Oh, cielo mi scusi signor... Signor.."
Uno strano vuoto di memoria, che cercò di riparare riconoscendolo dallo sguardo.
"...Gh!"
Gli occhi azzurri... Gli occhi azzurri non erano inconsueti ma il resto della faccia era come cera al sole, si stava sciogliendo! O stava semplicemente mutando? 
Più Dua cercava di riconoscere in quei tratti qualcuno, più quei tratti diventavano liquidi ed inconsistenti; i capelli divennero biondi, la pelle brunastra, i denti appuntiti.
Infine, la pelle gli scivolò letteralmente di dosso.
Dua urlò, schifata, lanciandogli addosso il secchio pur di allontanarlo; l'uomo era stranamente passivo, così la ragazzina poté scappare sbattendo contro un'altra persona.
Deformata, anche lei, anzi tutti lo erano!
In un attimo si sentì minuscola tra quei mostri di cera che aumentavano di dimensione come se si stessero rigonfiando come un'infezione di pus; si ritrovò a correre tra una foresta di gambe e arti decomposti.
Non era facile fuggire, con quel freddo ghiacciato, le faceva male la gamba e diamine, era tutto così assurdo!

A gattoni iniziò a trascinarsi in un angolo, sentendo un certo prurito alla mano sinistra; si raggomitolò in un angolo, iniziando a grattarsi il palmo che le arrecava fastidio.
Era una bella sensazione, grattarsi, i suoni erano un po' gelatinosi e la sua pelle pareva bucata in qualche modo; quando abbassò lo sguardo tra le sue mani le vide piene di sangue.
O meglio, quella destra era coperta del sangue della sinistra; quella ferita era effettivamente... Bucata, dai vermi e dai cagnotti.
Piccoli fili bianchi e senzienti, si dimenavano sotto la pelle di Dua.
Non aveva idea di cosa lei avesse mangiato ma vomitò tutto.
Rialzando lo sguardo, cercando di non pensare all'immagine dei vermi sotto la sua pelle, vide lei: Elise.
Albina, in armatura.
"E...Elise."
Nessuna risposta.
"Elise! Cosa ci fai tu qui! Di già? Rispondi ti prego! Hai visto che roba in piazza, io..."
"Alzati."
"Cos..."
"Svegliati!"
Disse la sorellastra, con una crescente rabbia. "Svegliati!!"
Elise prese Dua per le spalle ed iniziò a spintonarla. "SVEGLIATI!"
Dua spinse via Elise, i suoi tratti somatici non erano quelli umani ma erano...
...Uno Yoma.


Si svegliò di soprassalto, come in seguito ad un forte e traumatizzante incubo; la fronte madida di sudore, le pareva di aver dormito in un bagno di sudore freddo e ghiacciato.
Questa volta nessuna coperta, nessuna finestra scura ma solo una landa ghiacciata e desolante; nessuna rassicurante bugia, solo la realtà.





Citazione:Yoki: 0%
Stato Psicologico: Sogno vivido
Stato Fisico: Sconosciuto
Abilità Utilizzate: Nessuna.

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My Sweet Shadow [Quest Autogestita - Lachesi] - Lachesi - 23-08-2015 09:38 PM

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