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Divina vs. Serena [Allenamento]
02-02-2013, 09:09 PM
Messaggio: #10
Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Turno 3]

Citazione:"parlato"
pensato
«Parlato nel flashback»
Quando all'occhio le balenò un frammento della figura di Serena spostarsi, lei ne fu stizzita, ma non sorpresa: ogni movimento della numero Uno, fin dal precedente impatto con la sua spada smussata, le era parso al di là delle sue possibilità. Per quel poco che era riuscita a ragionare, la sua strategia non era mai consistita nel fare chissà che: aveva solo sperato di distrarre la sua avversaria il tempo bastante.
E aveva fallito miseramente, di nuovo.
Fu frustrante la sensazione sel suo piede che si arenava, troppo lontano dalle gambe spostatesi di Serena per farla cadere; la numero Quattordici, quasi avesse solo perso una gara di qualcosa, fece allora per puntellarsi sui gomiti in modo da rialzarsi...
... Quando vide la spada di Serena calare.
Non disse nulla, nemmeno un no! o qualcosa del genere: ne fu troppo stupita per avere paura.
E quando il metallo lacerò e ruppe le articolazioni del suo ginocchio sinistro, il fortissimo senso di dolore scacciò completamente qualsiasi altro pensiero o sentimento.

"UUUAAAAAAARRRRGGGHHHHHHHHHHHH!!!!"

Si drizzò sulla schiena urlando forte, stringendo istintivamente la claymore in cerca di sfogo dal dolore, e chiudendo gli occhi per il male provato; ma fu un istante: costretto il ginocchio a terra per il peso della spada di Serena, si ritrovò subito a doversi girare sul fianco sinistro, putellandosi col gomito, mentre la sabbia assorbiva avida il suo sangue rosso che ruscellava.

'L me... 'L me...!

Respirando a ritmo sostenuto e stringendo i denti per il dolore, aprì con difficoltà gli occhi mentre Serena si metteva a sentenziare qualcosa: non udì bene; la sentì invece eccome, invece, quando poco dopo le disse che fare per conoscere il significato di umanità.
La cosa ferì la piccola Guerriera in un modo che probabilmente la numero Uno non avrebbe sospettato: lei... lei comprese subito a cosa Serena si stesse riferendo.

Il fiume... E 'l suo... resalir infino a superficie...

Se n'era scordata, eppure risaliva a pochi giorni prima. In realtà, continuava a non ricordarsi bene cosa stesse facendo: le era tornato alla mente solo lo Yoki che impazziva, e il terrore ad esso legato.
Il buio, e l'incubo.
Una voce che chiamava il nome di Teresa al buio, una ragazzina col volto deforme dall'abuso di Yoki sotto la luce lunare. Un rombo come un tuono nel cielo, e la ragazza divenne un mostro con ali d'uccello, una corona cornuta e una gonna fluttuante per gambe. E quell'essere divenne l'immensa ombra che apparve dal tetto crollato quella notte d'inverno, mentre loro fuggivano e sua sorella proponeva di combattere con le torce. E di nuovo lei lì, lei stessa, in bilico tra il perdersi e il ritrovarsi, mentre lei - lei! - le parlava, e parlava, e parlava.
Prospettandole di diventare quel mostro.
E di avere il nome di Teresa.
I ricordi vennero mano a mano, involontariamente sollecitati dalla verve di Serena stessa, che senza saperlo passando a concederle un'ulteriore, piccola delucidazione, le fecero passare dinanzi come flash istantanei la propria, di lotta interiore, i propri incubi, le proprie paure. Lei se ne stette lì, ferma e gli occhi fissi sulla numero Uno, ormai protesa ad apprendere, a comprendere ogni singola parola, in una precipitosa sembiosi di estasi e ansia nell'attesa di sapere cosa...

... Ah!!

Ebbe pure un sussulto: una voce non lontana aveva interrotto Serena, e a dir poco sconvolta dall'improvvisa interruzione la piccola Guerriera si voltò, e trovò presto la fonte: un uomo in nero calvo - le pareva pure d'averlo già visto, anche se non avrebbe saputo dire dove -, che si stava avvicinando a loro.

Lo.. Lo...

Cosa le sarebbe accaduto, se non fosse tornata indietro?!? Cosa sarebbe finita per essere?!?Perché le aveva interrotte?!?
Niente: Serena rimase zitta, dinanzi all'uomo in nero.
Perché, perché, perché le aveva interrotte?!? Perché le era istintivo, palese che le avesse interrotte.
Guardò l'uomo calvo con occhi sbarrati e increduli, mentre lo udiva a malapena vomitare insulti su di lei; le passarono addosso come l'acqua: non le importava, il suo disprezzo.
Le importava invece di ciò che le sarebbe accaduto.
Le stava negando di saperlo.
Come quella volta.



FLASHBACK



La notte era argentata, illuminata dalla luna.
Un gruppo di Guerriere davanti a lei, donne adulte con armatura e mantelle, mentre lei indossava solo una tuta bianca e una mera placca protettiva tra schiena e collo.
Davanti a lei, che le rivolgeva le spalle, l'alta Guerriera dai lunghi capelli biondi.
Ai suoi piedi, una mano gonfia di grosse vene ed artigli, pregna di sangue sparso.
Una mano morta.
La sua mano.

«Ah... Ah...»

Stava piangendo, piangendo e ansimando; la sua, di mano, istintivamente protesa verso ciò che rimaneva di sua sorella.
Una mano la bloccò, fermandola per un braccio. Sussultando, lei alzò con fatica una testa, e vide che a fermarla era stato un uomo in nero.
Le tremò il labbro, pianse altre lacrime ed ebbe l'istinto d'abbassare gli occhi; ma, alla fine, rantolò:

«Mia... sorella...»

Morta.
Una risposta senza tatto, senza calore.
I suoi occhi divennero vitrei, e la sua mente viaggiò altrove.
Claire, Claire era stata tutto per lei: sua sorella, sua madre, il suo esempio, l'unica persona che volesse proteggere. Tutto, da quando erano rimaste sole al mondo.
E ora... ora, non c'era più.
Si sentì vuota, e neanche udì davvero l'uomo in nero ingiungerle di non parlare mai con nessuna dell'avvenimento, di non fare domande né di pretendere risposte.




FINE FLASHBACK



No, ai tempi non lo udì, non ci fece attenzione: era altro, ciò che la tormentava.
Ma ora... ora, era passato tempo.
Sapeva che sua sorella non sarebbe più tornata, e sapeva di dover vivere senza lei.
Ebbe un sussulto, un tremore di sorpresa e di rabbia, mentre l'uomo in nero ingiungeva a Serena di andarsene.
Le balzò il cuore in petto.

"NO!!"

Lo sguardo era fisso sull'uomo calvo, ma i suoi occhi non riflettevano più disperazione.
Riflettevano disgusto, indignazione, rabbia.
Come osava privarla di nuovo delle sue domande, delle sue risposte?!?
Riuscì a malapena a pensare, schiacciata dal passato che non passava mai, e dal futuro eternamente negato.
Riuscì a malapena ad inquadrare il contesto in cui si trovava, e il pretesto dell'uomo in nero.
Non si strattava dello stesso uomo in nero, ne era quasi certa, ma il modo era lo stesso: l'avevano lasciata nella sua crescente follia purché non parlasse, e ora la stavano lasciando riprecipitare in essa per lo stesso motivo.
Ma lei non era più quella di allora.
Il tempo allevia le ferite, ma non la memoria. Anche quando ritorna.

"NoI dE fInIr SaTiSfAtIoN gIà NoN avEmMo..."

Gracchiò con voce impastata qualche istante dopo il suo urlo, articolando la frase come più istintivo le veniva, ovvero per rima; tentò di alzarsi, affondando prima la claymore a terra e quindi puntellandosi con essa e gli altri due arti sani e liberi, in modo da poter parlare con quell'uomo un pò meno in basso.

"Alcuna resa io affatto diedi,
né lei terminò il suo parlare.
E... voi, perché irme ad ignorare?

Dal precipitio mio io già ascesi,
e credi ch'alcun legame non feci
ne' li miei ricordi e pensieri

tra ciò che su lei vidi, su me provai,
e sull'ombra che sovra 'l tetto vidi?
Perché tanta realtà a me negare?

Sua morte sovrai, solitudo, follia:
non è bastante ciò a iudicare
de' non tacciar con livrata favola?"

Non era certa di aver parlato - o aver voluto parlare - all'uomo in nero piuttosto che a Serena: aveva sovrapposto i suoi ricordi ai suoi incubi e alle parole della numero Uno senza distinzione, a prova di quanto fosse scossa, turbata e alterata.
Ma forse l'uomo calvo avrebbe letto una cosa, soprattutto con l'ultima frase: lei non era più Divina, che si poteva controllare attraverso il suo prezioso libro.
Era sempre più Teresa, più matura che da novizia e da sempre con cose ben più preziose d'un vecchio tomo a cui dare precedenza.


Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato Fisico: Articolazione del ginocchio sinistro gravemente lesa e profonda lacerazione, livido al petto.
Stato Psicologico: Le parole inaspettate di Serena e poi l'arrivo-interruzione di Cort scatenano una veloce e conturbante serie di ricordi nella mente della numero 14, che al vedere Cort congedare Serena si rende conto solo di due cose: che non vuole che la numero Uno se ne vada in modo da sapere ciò che le interessa, e che non intende più rimanere nell'ignoranza.
Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki (passiva)

___________

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato
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