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My Sweet Shadow [Quest Autogestita - Lachesi]
29-08-2015, 01:49 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 29-08-2015 01:51 PM da Lachesi.)
Messaggio: #4
RE: My Sweet Shadow [Quest Autogestita - Lachesi]
[Immagine: frozen_forest_by_mescamesh-d4o338v.jpg]


III


Demons



Dua rivoltò gli occhi al cielo, stanca, si accomodò meglio sulla sedia di legno cigolante e sbuffò: la situazione non si era esattamente evoluta per il meglio ma almeno non era ancora morta e non tutto era perduto.
Era molto fastidioso, quello sì.
Fissò l'acqua fredda del catino ed immerse le mani per lavarsi il volto e togliere via il sangue -suo e del lupo.

Finito di mangiare e di consumare il suo pasto fatto di carne cruda e filacciosa del lupo, dopo averlo spolpato per bene, si era trovata in una situazione scomoda: la certezza di aver perso la spada e non avere alcuna idea di dove cercarla, per altro in un luogo selvaggio dove non era detto che vivessero solo lupi vecchi e pronti a morire.
Ad Est, la distesa di ghiaccio proseguiva sconfinata andando via via a confondersi con l'orizzonte ed il cielo stesso, difficile non credere che quella congiunzione tra terra ed aria non fosse l'apertura per l'infinito ma non era quello che stava cercando.
Ad Ovest, dove il cielo moriva, presagio funesto, la parete rocciosa dalla quale presumibilmente era caduta alta circa una trentina di metri; qualche roccia pareva esser sporca di sangue, probabilmente il suo, e su due piedi pensò che fosse troppo difficile arrampicarsi per lei: tra una sporgenza e l'altra vi erano almeno due metri e forse non ci sarebbe arrivata.
Sciocca lei, che aveva pensato come un'umana quando non lo era da diverso tempo, probabilmente nemmeno a livello psicologico ormai.
Ci impiegò circa una quindicina di salti per giungere in cima per poi sedersi all'ombra di un pino esausta: le ferite, la rigenerazione, il massiccio rilascio di yoki l'avevano sfiancata senza contare che probabilmente, prima di tutto quello, era stata in missione.
Ancora non aveva nessun indizio su chi fossero le sue compagne, su cosa fosse la missione, insomma non aveva ancora idea di nulla.
Con lo sguardo non vide alcuna impronta sulla neve, che potesse aiutarla a ricostruire ciò che fosse successo; le uniche impronte fresche erano le sue, le altre erano state probabilmente cancellate dalla neve, dopotutto lei si era risvegliata con un certo strato di brina addosso.
Furono invece i segni sugli alberi a destare il suo interesse: tagli, rami rotti, sicuramente lì era avvenuto qualcosa ed infine, infilato in profondità di un tronco, un pezzetto di legno con la punta acuminata e dentellata: una freccia, un'arma umana.
Non sapendo cosa farsene, Dua, se l'appese sulla tuta all'altezza della cintura e rifletté attentamente su dove andare, la notte stava calando e non voleva trovarsi nel raggio d'azione di qualche belva così stanca e senza la sua spada.
Dall'alto di un albero vide dei pinnacoli di fumo, delle luci e Dua decise di raggiungere quel villaggio per cercare asilo.
Una volta entrata fu accolta da occhiate gelide, male parole e i cittadini andavano ovviamente a ripararsi nelle loro abitazioni; tutte cose che le diedero un forte senso di deja-vu: gli sguardi, le persone, le strade.
Giunta nella piazza principale vide la casa del Sindaco ma c'era qualcos'altro che le dava un certo fischio alle orecchie: una casa, illuminata, da cui fuoriuscivano voci e musica, probabilmente la taverna.
Non aveva idea del perché ma sentiva fosse lì che doveva dirigersi e poi lo vide: un uomo, biondo, avvolto da un pesante cappotto lì nelle vicinanze; appena la vide fuggì.
Non era una cosa strana di per sé, era stata l'espressione: come se avesse visto un fantasma, diamine, non sapeva se fidarsi o meno del suo istinto ma lui sapeva qualcosa!
Fece per inseguirlo quando fu circondata da villici armati di forche che furono fermati grazie all'intervento del Sindaco, non si era difesa perché ricordava bene cosa gli umani fecero ad Esbern e non voleva un'altra caccia al mostro.

Ed ora, era lì, in una specie di interrogatorio probabilmente.
Lei seduta, il sindaco ed altri due uomini in piedi a fissarla tutti quanto armati: il sindaco con una bella ascia, il tizio pelato di forca e il mingherlino di arco e frecce ma probabilmente in caso di bisogno avrebbe tirato fuori il coltello che aveva sotto la tunica.
"A livello teorico, so quasi cavarmela"
-Quindi?- Chiese il Sindaco. -Cosa ci fai ancora qui?-
Bene, le sensazioni di aver già visto quel posto furono spiegate perché lei aveva già lavorato in quei luoghi; ora sperava di avere abbastanza acume mentale per scoprire qualcosa e girare la situazione a suo vantaggio.
-Sto...- Si schiarì la voce. -Sto svolgendo alcuni affari personali, in particolare vorrei parlare con quel ragazzo che ho visto fuori dalla taverna, credo sappia qualcosa che mi interessa.-
Il magrolino sputò per terra grugnendo un "no" abbastanza categorico.
-Non mi aiuti molto, pensavo che tu e le tue compagne eravate riuscite a sistemare quei problemi alle catacombe.-
-Catacombe?- Le venne mal di testa a pensarci ma ebbe alcuni flash back e la parola "compagne" le rimbombava nella scatola cranica.
-Ma certo, le catacombe. Sì, abbiamo svolto il nostro lavoro eravamo una squadra coesa.-
Non se lo ricordava a dire il vero ma non voleva minare la credibilità sua e dell'Organizzazione ammettendo di avere problemi di memoria.
-...Eravamo?- Chiese il Sindaco.
-Sì, eravamo, concluso il lavoro ci siamo separate è una cosa comune.-
E sperava sinceramente che così fosse.
-Insomma, per quale motivo sei qui?
Se è per ricevere dei ringraziamenti per aver portato in salvo quelle persone, beh, grazie, ma detto tra noi sarebbe stato meglio se li lasciavate morire: il loro stato mentale è labile.
E non sono sicuro che il fidanzato della ragazza, quello che dici di aver visto fuori dalla Taverna, sia troppo contento della cosa.-
-Sì, nelle catacombe, un vero incubo.- Rispose lei con tono meccanico. -Mi spiace per quelle persone ma noi non veniamo assunte per porre fine alle disgrazie altrui.
Mi è stato rubato qualcosa.
Non posso parlare con lui? Bene mi accontento di questo qua- Disse, indicando il migherlino -Mi faresti il piacere di mostrarmi una delle tue frecce?-
-Ah, pensi che io sia stupido?-
Dua si alzò di scatto, infastidita ed irritata pesantemente dalla situazione; naturalmente tutti reagirono in modo violento e si scaldarono gli animi, era ovvio chi aveva paura di chi.

-Va bene, allora qualcuno potrebbe dirmi a chi appartiene questa?-
Disse lei, mostrando la punta metallica.
-E allora?- 
-Allora, chiunque mi abbia sottratto la spada usava queste frecce e mi piacerebbe sapere chi è il responsabile! Strano che vicino al precipizio nel quale mi sono risvegliata io abbia trovato proprio questa.-
-Non significa niente!- Disse l'arciere sulle difensive -Sai quante volte vado a cacciare lì?-
Il sindaco si rabbuiò pensando a cosa fosse giusto dire, doveva essere un uomo riflessivo e piano piano disse: -Ha ragione lui, andiamo spesso a caccia, qui non viviamo di agricoltura.-
Dua rimase basita ma poteva benissimo aspettarselo: era ovvio che lui avrebbe preso le parti del suo amico umano per cui c'era poco che lei potesse fare.
Rimasero tutti in silenzio per diversi minuti, alla fine sempre il sindaco intervenne.
-Via, via! Ormai abbiamo passato abbondantemente la mezzanotte e sono stanco di sentirvi litigare.-
-Va bene- Disse Dua, sentendosi effettivamente stanca, era l'occasione per richiedere un letto ed un riparo per la notte.
-Forse la notte porterà consiglio, avrò una stanza dove dormire?-
-Non proprio una stanza ma... Diciamo cella. Sono tutte occupate quelle della Taverna, mi spiace, e poi i clienti non sarebbero contenti ma se hai bisogno di mangiare...-
Il Sindaco non era idiota, non voleva cacciarla o trattarla male (troppo rischioso) ma non voleva nemmeno perdere il favore dei suoi concittadini: dopotutto era l'uomo che non solo aveva avuto il coraggio di contattare l'Organizzazione ma anche di tenere confinata una delle Streghe.
-Mi sembra che siamo in due a guadagnarci qualcosa.-
Dopotutto il suo scopo non era creare disturbo a quella gente, era genuinamente stanca.

Si fece accompagnare nella cella, priva di uscite, e fu controllata sempre da quei due ma lei ebbe il piacere di addormentarsi abbastanza in fretta in una pace quasi mistica.
Ah, forse sarebbe stata più comoda con il peso della sua spada alle sue spalle; non avrebbe mai creduto che lei potesse sentire così tanto la mancanza di quel pezzo di ferro ma in effetti...
...Nei suoi sogni rivide Elise ed altre due guerriere, dei tunnel, degli Yoma e tanti cadaveri.
Si svegliò di soprassalto. "Morgana e Angelica! Morticia? Ma come mi era venuto in mente!?"
-Ehi!- Disse preoccupato il Sindaco, che la fece alzare quasi di forza.
-Abbiamo trovato un cadavere... Eviscerato-
Dua si guardò attorno, non senza una certa soddisfazione sbirciò i loro occhi languidi e spaesati, ma cercò di trattenersi il più possibile da commenti inappropriati; si avvicinò lentamente all'arciere e puntandogli un indice accusatore addosso proferì tali parole, fredde e taglienti: -Sarà meglio per tutti voi che si trovi la mia spada.-




Citazione:Yoki: 0%
Stato Psicologico: Vagamente tormentata e stanca, vuole risolvere la faccenda in modo pulito. Un po' cinica nei riguardi dell'uomo appena morto.
Stato Fisico: Stanca.
Abilità Utilizzate: Percezione dello Yoki (Passiva)

[Immagine: tumblr_nwk6rtcmjP1uhzkrko1_1280.gif]
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RE: My Sweet Shadow [Quest Autogestita - Lachesi] - Lachesi - 29-08-2015 01:49 PM

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