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[Nuova] Scheda di Zireael (GingerAle)
10-07-2021, 08:06 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 30-11-2021 11:00 PM da GingerAle.)
Messaggio: #1
[Nuova] Scheda di Zireael (GingerAle)
Nome: Zireael

Anni: 16

Altezza: 1,60 m

Peso: 55 kg

Arto Dominante: Sinistro

Tipologia: Difesa 

Avatar: avatar

Simbolo: simbolo

Uniforme gli abiti e le protezioni indossate dalla guerriera.
Veste: Una Guerriera dell'Organizzazione indossa in genere una veste bianca aderente formata da pantaloni e giacca, col colletto rosso su cui è ricamato il suo simbolo personale. Questo completo, salvo l'ultimo particolare, è condiviso anche dalle Novizie. In caso di diserzione mandare un PM al Master per discutere sul nuovo vestiario.

Schiena: Una Guerriera dell'Organizzazione ha in dotazione ordinaria una placca metallica per la protezione dell'area del muscolo trapezoidale della schiena, dotazione condivisa anche dalle Novizie. Alle Guerriere graduate viene inoltre aggiunta una mantellina corta che sfiora i glutei e un'ulteriore protezione alla schiena atta a fare da fodero per le claymore, capace di portare due spade.

Spalle: Porta tre spalline metalliche per spalla, impilate l'una sull'altra, dalla forma allungata e leggermente appuntita, che per la disposizione un po' sfalsata ricordano il piumaggio di un volatile. La loro ampiezza dunque aumenta da quella superiore alla terza inferiore, più lunga ma senza sporgere eccessivamente, un poco curvata verso il basso, ad accompagnare la forma delle spalle. 

Petto: Tre placche metalliche fanno da collegamento con le spalline: quella centrale è una mezzaluna posta a livello delle clavicole, fissata a due placche laterali e rettangolari più corte che a loro volta si fissano alle spalline. 

Braccia: Anche sulle braccia le protezioni ricalcano la foggia del piumaggio di un volatile, coprendo dall'avambraccio al dorso della mano. Vi sono tre placche sfalsate e leggermente appuntite, delle quali la più lunga è quella inferiore. Da questa si diparte una protezione dalla forma triangolare che copre parzialmente il dorso della mano. Le giunzioni tra loro assicurano la mobilità degli arti senza impacciare. 

Vita: Il gonnellino a lamine è formato da placche che ripropongono lo stile delle spalline e delle protezioni per le braccia. Le fasce metalliche, dalla forma appuntita, si sovrappongono in due ordini di cui quello inferiore più lungo. Al centro le lamine si curvano ulteriormente, incorniciando la zona inguinale. 

Gambe: Gli stivali metallici sono semplici, collegati alle lamine che proteggono la gamba fino al polpaccio. Le giunture tra gli stivali e le lamine che fasciano i polpacci sono fasce collegate da un corpo circolare. Le fasce circondano il collo del piede e la caviglia, il corpo circolare è posto a lato del piede. La lamina che ricopre il polpaccio è liscia e priva di fronzoli, fatta eccezione per il parastinchi, anch'esso una fascia abbastanza larga in leggero rilievo.


Profilo Fisico: Capelli argentei, leggermente più chiari e decisamente più argentei di quanto fossero prima della mutazione, ora quasi bianchi dunque; sono lunghi ben oltre le scapole, fino alla metà della schiena, leggermente ondulati e raccolti molto spesso in una treccia. Occhi grandi e argentei che un tempo erano verdi, carnagione pallida e lunare, dal sottotono freddo. Labbra piccole non troppo turgide, molto spesso contratte in un broncio e dai rari sorrisi. Zigomi alti e marcati, naso grazioso e un po' largo, mento appuntito così come le orecchie, che ricordano vagamente quelle di un elfo. La corporatura è spigolosa, dai seni acerbi, i fianchi stretti, ma non più gracile dopo gli allenamenti e la mutazione che l'hanno resa più muscolosa e tonica, soprattutto nervosa e scattante. Mani e piedi affusolati e aggraziati contribuiscono a slanciare una figura non altissima, ma dall'aria leggera e agile come un gatto randagio. 

Profilo Psicologico: Zireael è stata una bambina dall'aria costantemente diffidente, benché crescendo il suo atteggiamento si sia evoluto in una spiccata prudenza e propensione all'empatia e sensibilità, al concentrarsi sugli atteggiamenti di chi la circonda, volti a comprendere quale sia la natura delle persone che incontra. Osservatrice e silenziosa quando ne ha bisogno. Propende all'introversione finché non è certa che l'individuo con cui si trova ad aver a che fare susciti in lei un'impressione positiva. Quando decide di aprirsi è una ragazza a suo modo simpatica, a dispetto della scontrosità e ritrosia che può mostrare in un primo momento. Ha una personalità tenace, orgogliosa e fiera, nonostante all'apparenza possa apparire accomodante o mite. In realtà è una mitezza che assume fintanto che le conviene, volta alla preservazione di se stessa, per cucirsi addosso una corazza che sia anche emotiva, grazie alla quale cerca di nascondere le proprie fragilità e insicurezze. Non persegue un concetto fisso di bene e di male, la sua valutazione riguarda tutto ciò che può portare a protrarre la sua sopravvivenza ed eventualmente quella di persone a cui si è affezionata, ad ogni costo. Il mondo ha sfumature infinite che è impossibile racchiudere nella bicromia di bianco/nero, bene/male. Il male alle volte può essere necessario per arrivare al bene ed è una convinzione che si è radicata in lei soprattutto durante l'addestramento. Questo tuttavia non la rende sadica né propensa ad atti crudeli, dai quali non trarrebbe alcun godimento, che trae invece nell'aiutare il prossimo ove possibile. Potrebbe celare la sua compassione però, se costretta dalle circostanze, ma questo non vuol dire che non sappia dimostrarla se libera di farlo. Il suo carattere schivo e ritroso tende a cucirle addosso un'aria impropriamente scontrosa e antipatica. Del tutto indifferente poi alla femminilità e ciò che ad essa è correlato ha rivendicato una libertà di spirito e atteggiamenti che la rendono quasi un maschiaccio. Basta spendere un po' di tempo con lei, conquistarne la fiducia per sentirla parlare con la franchezza di un ragazzaccio. Questo non le impedisce di curare i propri modi quando necessario, seppure la formalità venga mal sopportata da lei come un cavallo selvaggio costretto al giogo. 

Storia Personale: Lautrec, Terre dell'Ovest, città di Stra. In una delle case mercantili più belle, nel quartiere borghese della città, in una mattina di primavera inoltrata, nasce Zireael. È una zona ricca in tutti i sensi, si potrebbe dire opulenta, come opulenta è l'abitazione che accoglie i primi vagiti della protagonista di questa storia. Opulenta è la balia che si occupa di lei appena venuta al mondo, la signora Ivette non sta molto bene, ha avuto parecchi aborti prima di dare a suo marito Arthur una bambina sana e rosea come il ventre di un gattino appena nato. 
C'è un nido di rondini che la signora mentre era ancora gravida non ha voluto rimuovere da sotto la grondaia, perché era piacevole osservare quella mamma pennuta fare la spola tra il nido e qualsiasi luogo andasse per procacciare il cibo ai pulcini. Sembrava una presenza di buon auspicio e così è stato, tanto che la bambina è stata chiamata con un nome che rifacendosi a una lingua antica quasi dimenticata, significa proprio Rondine. 
Proprio un bel quadretto. 
Non ci sarà alcuna madre che muore di parto o di salute cagionevole, in questa storia, la signora Ivette si riprenderà con immenso sollievo di tutti, consorte compreso, e darà a quella bambina tutto l'amore che una madre può dare, soprattutto una madre che ha dovuto faticare tanto, per arrivare ad esserlo. Succederà invece che il buon Arthur, che forse tanto buono non era, verrà accoppato un mese dopo, una notte di luna nuova, fuori una taverna per debiti insoluti al gioco. Un ricco mercante di stoffe, pellicce e gioielli come lui, che può vantare una carriera mercantile di generazioni, non può esimersi dal puntare qualche soldo ogni tanto, finché il frivolo svago non diviene un vizio, offuscando la capacità di giudizio che permette investimenti prudenti e solidità di finanze tipica di uno scaltro mercante come lui era considerato. 
La signora Ivette è distrutta, moralmente ed economicamente. Deve pagare quei debiti e lo fa. Licenzia tutta la servitù tranne la nostra balia, Marie, che oltre ad occuparsi della bambina adesso governa anche la casa e cerca di tirare su la sua padrona. Un nuovo matrimonio, ecco cosa ci vuole a una vedova come Ivette, ancora molto bella d'altronde. "Un matrimonio signora mia, ma badate a scegliere il gallo più florido, nella saccoccia s'intende, non nei pantaloni."
La signora ci mette un po' prima di decidere che è venuto il momento per lei di risposarsi e abbandonare l'amore per il compianto marito, relegandolo in un dolce ricordo. Quando Zireael ha ormai quattro anni sua madre torna a casa con un uomo che nei mesi precedenti ha frequentato spesso la loro casa e giocava con lei chiamandola teneramente e blandendone le resistenze e i capricci infantili con qualche bella bambola costosa; a lei però quell'uomo non è mai piaciuto, sembrava un lupo mascherato da signore, sottopelle la bambina avvertiva una sensazione strana, una sensazione che le intimava di stare lontano da quell'uomo, perché le avrebbe fatto del male. Intanto gli adulti la fissano. Le dicono di essersi appena sposati, così che lei adesso abbia un nuovo papà. Il nuovo papà incombe come un'ombra oscura su di lei, la fissa ora severo, come non ha mai fatto prima. Ha una barba nerissima che lo fa sembrare ancora più spaventoso agli occhi della bambina. "Che scempio di mocciosa, vai a darti una ripulita e pettina quei capelli, sembri una pezzente. E noi non siamo mica dei poveracci, vero?" "Ma Lazlo, caro, è mattina presto e la bambina si è appena svegliata, dalle il tempo di-" Un gemito della povera Ivette, che viene presa per il collo dal suo amatissimo sposo, il ricchissimo mercante di spezie Lazlo. "Donna, ti ho forse interpellata? La bambina è ora sotto la mia tutela, come lo sei anche tu." Molla la presa solo quando il timore negli occhi della donna è totale, seguito dalla rassegnazione. Brava, cagnetta. Pensa quell'individuo cinico e crudele, che per farla breve l'ha sposata per ottenere un trofeo di bellezza e una casa altrettanto bella e spaziosa che potesse soddisfare il suo narcisismo. Problemi di soldi mai avuti lui e mai ne avrà, non cercava mica una ricca ereditiera, ma una donna sottomessa pronta a soddisfare ogni sua richiesta. A quanto pare l'ha trovata. E ora metterà a tacere anche quella ragazzina dall'aria ribelle. Se è fortunato, tra un paio di anni sporcherà le lenzuola di sangue e la darà in sposa a qualche suo ricco socio, per stipulare alleanze mercantili che possano portargli ancora più introiti. 
E così la povera Zireael viene messa sotto chiave dal patrigno "Affinché resti pura come una colomba", la madre diventa una pallida ombra incapace di opporsi alla severità e crudeltà di quell'uomo, o forse cerca di tenerlo calmo per il bene della piccola, forse è una donna più forte di quanto possa sembrare. 
Marie viene tenuta a servizio come balia e cuoca di casa, altri domestici scelti personalmente dal signor Lazlo vengono assunti, ma il donnone florido viene assegnato alla piccola Zireael, che con lei sta buona e le obbedisce e potrà spiegarle man mano tutte quelle cose che serve sapere alle donne. "Non vorrei che la prima notte di nozze lasciasse deluso il suo sposo" Se la ghigna Lazlo, mentre Marie gli fa qualche gestaccio quando lui si volta, strappando un sorriso alla piccola Zireael,  che col passare degli anni e delle angherie a cui la sottopone il patrigno, a scopo educativo, per renderla una brava signorina obbediente, tanto piccola più non è. Lui pensa che una signorina a modo venga su a suon di cinghiate e bacchettate sulle mani. "La domerò come si fa con un asino ostinato" borbotta all'ennesima dimostrazione di disobbedienza della bambina orgogliosa.
Nasce un maschietto intanto, Simon, l'orgoglio di papà. Zireael ha otto anni adesso, ogni tanto deve occuparsi di lui, che di anni ne ha tre. Marie ultimamente è strana, ogni tanto, ogni due settimane forse, in cucina pasticcia con qualcosa che ha un odore forte, ferrigno, che dice alla piccola essere sanguinaccio. Con una manona callosa l'allontana da lì, le da un biscotto al miele e le dice di andare a pettinarsi prima che il patrigno la prenda a cinghiate per essersi fatta trovare sciatta, com'è successo già molte volte. 
Ma oggi è uno di quei giorni in cui in casa non c'è nessuno, a parte la servitù, i coniugi sono fuori per affari (a Lazlo piace esibire la moglie), ma stranamente hanno portato con loro anche Simon. La piccola si annoia, così decide di scendere in cucina, a rubare qualche biscotto dalle mani infarinate di Marie. 
Beh, magari quel giorno fossero state infarinate le mani della adorata balia. Già mentre percorreva i lunghi corridoi per recarsi alla cucina, Zireael era percorsa da un brivido lungo la schiena. Aveva grandi occhi verdi, prima. Prima che succedesse quello che l'ha portata a non averli più verdi. Ma andiamo con ordine. Nonostante il brutto presentimento, la piccola continua ad avanzare verso la cucina. Si sentono strani versi gutturali ora che è più vicina, e quella sensazione, quel formicolio scende dalla nuca della piccola alle mani, non la molla quella brutta sensazione e lei si affaccia sulla soglia della cucina,  facendo silenzio e osservando una scena a dir poco grottesca e terribile. Marie, o meglio la cosa che indossa gli abiti di Marie, è piegata sul tavolone della cucina sul quale sono sparpagliate… membra umane. Ma sono i resti di buona parte della servitù! Ma com'è mai possibile! "Marie! Marie" Errore imperdonabile di Zireael. Quella cosa si volta, un volto mostruoso, imbrattato di sangue, brandelli di viscere qui e lì. Occhi innaturalmente ferini, bestiali, con una luce malvagia e vorace che si posa… su di lei. "Marie" Piange solo la piccola, grossi lacrimoni. La cucina è un lago di sangue, rivoli scarlatti sul pavimento. La piccola si affloscia, accartocciandosi su sé stessa come un istrice, come se quella fosse la sua unica difesa contro l'inesorabilità di una morte incombente. "Ti prego Marie, n-non farlo..." Lo yoma che è Marie la fissa, allunga un arto fatto per uccidere verso di lei, ma in questo caso negli occhi bestiali non c'è più crudeltà, c'è un barlume di coscienza che denota una piccola esitazione. La piccola non può farci caso, ha il viso sepolto tra le braccia. Quella carezza non avverrà mai. Una spada piove dall'alto e mozza di colpo la carne mostruosa. C'è una ragazza ora che fa a pezzi il mostro, fa a pezzi Marie. Da quando è entrata? La ragazza è sfrecciata come il vento dalla porta della cucina senza che la piccola se ne rendesse conto. Sbucando come un'apparizione, come materializzandosi. Sembra metterci un attimo a finire Marie, no, il mostro, lo yoma. Le tende una mano. "Alzati piccola, è tutto finito. Stai bene?" Zireael non risponde, tira su col naso, è confusa. "I tuoi genitori - il tuo patrigno, ti hanno venduta." La ragazza, nota Zireael, non è minimamente preoccupata per lei, è efficiente e fredda come la lama ancora imbrattata di sangue, del sangue violaceo che si mischia a terra con quello scarlatto. Ma non è lei ad aver aggiunto quel dettaglio, sull'essere stata venduta, è una voce maschile. Dietro la ragazza fa capolino un uomo vestito di nero. "Stavamo osservando da un po' quello yoma. Il tuo patrigno ha fatto la scelta giusta, decidendo di affidare il lavoro alla nostra guerriera più discreta. E poi ci ha pagato profumatamente." Le si avvicina, si china per fissarla dritto negli occhi "Sei tu il prezzo." Le dice, la voce calma e pacata. "Tutto è bene quel che finisce bene. Non dovrai sposare un vecchio bavoso, avrai delle nuove amiche e potrai-" La piccola lo interrompe "Portatemi via di qui, fate di me ciò che volete, purché non mi costringiate a pettinarmi tre volte al giorno e a bastonarmi se sbaglio una riverenza." L'uomo le sorride. " Ti insegneremo a piroettare, mia cara, diventerai una ballerina provetta, oh sì, vedrai! Sarà divertente. " Un sorriso, voce vellutata. C'è qualcosa di sinistro in lui, ma Zireael ignora quella fastidiosa sensazione di disagio, non ha più una casa, non ha più niente, tanto vale seguire quell'uomo. La guerriera è già uscita dall'abitazione. Una mano si appoggia sulla schiena della bambina. Viene condotta al suo destino, alla danza sì, ma quella letale delle spade. E al dolore e ai tormenti necessari per diventare esattamente come quella ragazza che le ha salvato la vita. 

Abilità e Tecniche apprese:

Citazione:Genio del Travestimento [Abilità Innata] La Guerriera ha un invidiabile talento nel sapersi camuffare in modo accurato e non sospettabile, in modo da non destare sospetti in chichessia. Ciò si traduce in un bonus di +2 a Spirito e Comando (inteso come interazione sociale e diplomatica) quando si veste in qualsiasi modo volto allo scopo di nascondere la propria identità di Guerriera. L'efficacia effettiva della recitazione rimane comunque legata all'interpretazione data: il bonus a Comando permette solo di renderla più efficace se ben fatta.


Elevazione Straordinaria [Abilità Innata] La Guerriera ha un talento naturale nel saltare, o comunque nel raggiungere altezze elevate saltando. Ciò si traduce con un +3 ad Agilità in qualunque circostanza, ad Abilità attiva, si trovi a saltare per raggiungere un luogo o un nemico sito in luogo più elevato o in volo. Tale Abilità è utilizzabile tante volte quanto l'ammontare di ogni due propri livelli pieni (E = 1 volta, C = 2 volte, A = 3 volte, più straordinariamente S = 4 volte) durante una quest; in caso di duello in Arena il valore è dimezzato per eccesso (E = 1 volta, B = 2 volte, S = 3 volte).
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13-07-2021, 10:37 PM
Messaggio: #2
RE: [Nuova] Scheda di Zireael (GingerAle)
Scheda Approvata
Nei prossimi giorni verrà aperta la quest che costituirà il test iniziale per la guerriera. Nel frattempo, consulta il tuo pannello GdR (Cliccando su GdR CP sulla barra nera) per caricare Avatar e simbolo della tua guerriera, e per assegnare i tuoi primi punti parametro. 
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30-11-2021, 10:21 PM
Messaggio: #3
RE: [Nuova] Scheda di Zireael (GingerAle)
CAPITOLO I

Il Macellaio di Modigliani
Carne fresca a tutte le ore



Una mattina i tipi strambi di Staph avevano deciso che fosse arrivato il momento per lei di affacciarsi alla vita di una Guerriera, se fosse sopravvissuta alla prova d'iniziazione. Era dunque una Novizia al risveglio brusco per via dei modi poco galanti degli Adepti della fortezza. Le misero in mano una spada, le diedero lo stretto necessario delle informazioni e la spedirono a Modigliani. Il compito assegnatole era semplice da memorizzare, d'ignota difficoltà da mettere in atto: uccidere lo Yoma che infestava la cittadina facendo strage dei suoi abitanti. Per la Novizia fu in principio un modo di scoprire luoghi che non aveva ancora visitato, un diversivo dalle giornate quasi tutte uguali nella fortezza, tra allenamenti e insegnamenti fondamentali sul suo ruolo futuro. Ma era anche nervosa, carica della responsabilità di non venir meno al proprio compito, impedire altre vittime nella città e soprattutto tornare viva a Staph.

Una volta giunta a destinazione, dopo circa una settimana di viaggio, ebbe subito modo di parlare con il capovillaggio ed ottenere il suo benestare per condurre le dovute indagini. Senza indugio la Novizia cominciò ad inoltrarsi tra le vie di Modigliani, tenendo un profilo basso e coprendo la propria identità con un mantello. Non voleva innervosire più del dovuto gli abitanti. Gli uomini più forti l'avevano accolta alle porte della città con la diffidenza riservata a tutte le Streghe dagli occhi d'argento come lei. Del resto era sempre stata un tipo molto prudente e attenta a preservare la propria incolumità. E poi non aveva l'abitudine di socializzare molto con le persone: la sola idea di essere rallentata da eventuali disguidi con la brava gente di Modigliani l'infastidiva non poco. Eppure vedremo come questa avventura l'avrebbe fatta ricredere sull'utilità di sciogliere la lingua quando necessario.

La prima traccia del nemico fu captata nei pressi della Taverna, peccato che all'interno non v'erano che alcuni uomini intenti a darsele di santa ragione e la Novizia fece da paciere, a modo suo ovviamente. Un colpetto sulla testa del tipo più suscettibile e la faccenda fu risolta, e una donzella impaurita aiutata. Ci teneva particolarmente ad aiutare le ragazze in difficoltà, la prode Novizia.
Ma questo contrattempo l'aveva un poco alterata, perciò come un turbine andò via dalla Taverna, alla ricerca dello Yoma goloso. Troppe erano già le vittime che aveva mietuto, non c'era tempo da perdere.

Così, seguendo il filo delle informazioni fornitele dal capovillaggio, giunse al birrificio e vi trovò alcuni membri del personale che erano in vena di parlare e condividere parecchie indiscrezioni sui rapporti tra la famiglia dei proprietari dello stabilimento e il fabbro. Perlustrò la dimora dei proprietari del birrificio, accostata all'edificio, ma non vi trovò nulla a parte alcune monete e un diario in cui si faceva menzione dei rapporti burrascosi con il suddetto fabbro. Allora non v'era altro da fare che andare da costui!
E così fece la giovane, sempre più impaziente. Ma nemmeno lì trovò ciò che cercava, a parte la ritrosia e la scontrosità di quell'orso burbero del fabbro. Quell'uomo teneva la moglie segregata in casa privandola di tutte le sue libertà. Fu in quel momento che, paradossalmente, decise di sentirsi più fortunata di una comune ragazza umana e abbracciò definitivamente il suo destino di cacciatrice di mostri. Metà mostro anche lei. Reietta eppure unica via di salvezza per l'umanità vessata dalla piaga degli Yoma.

Forse vi sarebbe stato modo di scucire qualcosa alle amiche di una delle vittime, che lavoravano alla Taverna, e così vi tornò. Mostrandosi vicina al loro dolore e parlando con calma, armata di tutta la pazienza residua, ottenne dalle fanciulle disperate l'indicazione sul luogo in cui fu ritrovato il cadavere della loro povera amica. Il richiamo della caccia spronò la Novizia ad affrettarsi e in un sordido vicolo ancora insanguinato trovò la tanto agognata traccia! Percepì chiaramente la traccia del passaggio dello Yoma e così si lanciò al suo inseguimento improvvisandosi abile scalatrice di tetti. S'ingegnò pure nel portare la spada con sé, utilizzando il mantello avvolto attorno al corpo come supporto. Non era così sprovveduta come pensava di essere il mattino che da Staph l'avevano mandata a Modigliani. Scopriva finalmente potenzialità della sua natura per metà mostruosa che le erano sconosciute fino a quel momento. Dopo qualche passo incerto si fece agile come una gatta e quatta quatta, dopo aver avvistato il covo dello Yoma, vi si addentrò.

Fu uno scontro esilarante, più che epico, bisogna riconoscere. La Novizia, tesa come la corda di un liuto, era determinatissima a mettere fine alla sudicia vita del mostro, fosse anche utilizzando metodi poco ortodossi per vincere. V'è da dire anche che non era una fanciulla dalla fisicità imponente, le sue doti di maggior pregio non risiedevano nella forza bruta e nell'incuter timore e rispetto nei mostri grazie alla sua stazza, doveva bensì giocar d'astuzia e sfruttare la propria agilità.

Colse dunque la creatura di sorpresa, percependo che era rintanata all'interno d'una stanza dell'abitazione in cui s'era introdotta. Gli tranciò un braccio di netto appena si trovò alla sua portata. Il reietto mostro trovò la fuga attraverso una finestra, ma la Novizia non si perse d'animo e gli andò dietro, senza riuscire a braccarlo però, nonostante avesse liberato una piccola quantità di energia demoniaca che aveva tenuto latente in lei fino a quel momento. Non poteva permettersi di lasciarlo fuggire! Allora ricorse ad uno stratagemma per trarlo in inganno, puntando sulla propria intelligenza, che sicuramente era più sviluppata rispetto al mostro. Lesta si tolse il mantello e vi coprì la lama della spada, sporse il fantoccio improvvisato dalla finestra e lo Yoma abboccò, facendo a brandelli solo la stoffa. Era il momento opportuno per colpire! Il mostro era ancora sul tetto e la Novizia vi balzò con eroico impeto, brandendo la spada per ferire a morte quel vile una volta per tutte. Si aiutò con una discreta dose di energia demoniaca, che per una novellina come lei rischiava di essere più che sufficiente. Ma almeno riuscì a compiere questa serie di prodezze acrobatiche e inchiodare il nemico (in tutti i sensi). Un braccio possente ed artigliato ancora la minacciava, ma lei si fece ulteriore coraggio, lo sovrastò schiacciando l'arto letale col suo piede e gli trafisse il petto con la possente spada, mettendo fine così alla sua immonda esistenza.

Quello Yoma perì per mano di una Novizia che ne aveva preso quasi l'aspetto, sventrato così come lui aveva fatto con le sue vittime. Giustizia fu fatta. La Novizia raccolse il tributo dovuto dalle mani del capovillaggio, consegnandogli in cambio la testa dell'odiato mostro e tornata a Staph ricevette gli elogi poetici del grande Ufizu. Le piacquero davvero molto, anche se non era mai stato il tipo da poesie e ballate. Si tenne sul muso la solita aria seria e impacciata, accennò un timido sorriso e se ne tornò nelle sue stanze canticchiando il motivo appena ascoltato. E prima di quel giorno nessuno l'aveva mai sentita cantare neppure una strofa. Alla maschera da musona la neo Guerriera ci teneva particolarmente. Aveva una reputazione da difendere.

Ebbe una notte senza sogni, che per la prode fanciulla erano sempre stati solo incubi.
Forse aveva definitivamente sconfitto i suoi demoni.
Oppure era diventata ella stessa un demone.

"Dai un soldo alla Claymore,
Oh valle di zucchero!"

Nolite te bastardes carborundorum
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22-04-2022, 10:15 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 22-04-2022 10:18 PM da GingerAle.)
Messaggio: #4
RE: [Nuova] Scheda di Zireael (GingerAle)
CAPITOLO II

Demoni nell'armadio
Ce li ha chiunque, no?



Aveva scoperto di esser la Guardiana delle Terre dell'Ovest quando fu convocata per una nuova impresa. Pochi convenevoli e la neo promossa Guerriera fu indirizzata verso Doga. La curiosità della fanciulla era stata sapientemente stuzzicata dagli uomini in nero: doveva giunger in incognito e assumere pillole che avrebbero soppresso la sua aura demoniaca. I loschi e neri figuri di Staph facevan virtù delle capacità della nuova Guerriera, emerse durante la prova d'iniziazione. Doveva passare per le lande dell'Ovest travestita e al come procurarsi le vesti adeguate avrebbe provveduto lei sola col proprio ingegno. Il committente che aveva chiamato loro per questo incarico aveva parlato chiaro.
Così la Guerriera prese congedo e partì. Una inaspettata nobiltà d'animo si affacciava nel suo spirito mentre era combattuta sul come raccattar il travestimento necessario per raggiungere la città senza esser additata come Strega. Ma, viste le circostanze, doveva adeguarsi al commetter un furtarello senza particolari danni per l'incauta sconosciuta che aveva dimenticato i vestiti ad asciugar al sole. O come quando trovandosi in necessità di far un magro pasto aveva sgraffignato del cibo dal davanzale d'una casetta. Ancor non sapeva ella che giunta a Doga l'aspettavano dilemmi ben più gravi!
Prima c'era da assumere la pillola, e così fece quando la città si avvicinò all'orizzonte. Poi da trovare l'uomo che aveva richiesto i suoi servigi. Per una fanciulla silenziosa e discreta come la nostra prode non doveva essere difficile. Infatti andò tutto liscio come l'olio. Sfruttando le sue doti da bugiarda benché ancora acerbe riuscì ad assistere ad un interessante siparietto in una Taverna, poiché quale posto migliore dove raccattar pettegolezzi?
Si profilava una situazione assai incresciosa. Una donzella in difficoltà, scomparsa anzi! E quel che colpì maggiormente la Guerriera è che si trattava della figlia di un ricco signore locale. Qualcuno aveva cercato di compiere una missione per abbatter uno Yoma, intimorito s'era tirato indietro. E come dargli torto! Poteva esser che lo Yoma avesse rapito la fanciulla per divorarla? Tanto valeva provare a cercare il nome scucito agli avventori della Taverna: Paval. Con tanto d'indirizzo, tra le case più lussuose di Doga.
Di nuovo la Guerriera non esitò e si mise in cammino. Più rimuginava sulla vicenda e più si facevano strada nella sua mente strani presagi, inquietanti anzi è la parola giusta. L'anonimato, le pillole, il riserbo del cliente che non osava farsi veder in giro. La fanciulla scomparsa ch'era sua figlia. Una questione delicata. Il timore che il male si fosse insediato in seno a quella bella casa cominciava a metter radici in lei. Ma tutto fu interrotto dallo zelo d'una guardia che per poco non mandò a monte la copertura della Guerriera!
Riuscì con qualche difficoltà a fingersi una servetta giunta per un colloquio alle porte di Messere Paval, l'uomo che l'aveva però assunta per ben altri scopi in realtà. Ma si sa che le bugie migliori sono quelle in cui si mescola un pizzico di verità. La determinazione della fanciulla fu premiata, alla porta giunse Paval che una volta aiutatala a sbarazzarsi del vigilante diede conferma d'esser chi l'aveva ingaggiata. Da qui in poi iniziarono le tribolazioni per la Guerriera.
Ebbene sì, la figlia di Paval, la giovane Marika, era proprio lei lo Yoma! E quel padre disperato chiedeva alla Guerriera di riportare le cose com'eran prima. A lei, una Guerriera, che aveva con sé una grande spada ed umore sempre più cupo. Non ci fu verso di far ragionare il padre che la condusse alla cantina dove aveva rinchiuso la belva. La Guerriera assecondò il suo dolore e gli intimò di chiudere la porta onde evitare che l'umano corresse più rischi di quanto non ne avesse corsi già, nel tener con sé per una settimana la figlia mostruosa.
Aveva ancora l'aspetto della fanciulla di cui aveva preso il posto. Questo agitava ancora di più il tormento nell'animo della Guerriera, che però fece il cuore duro e non ascoltò le suppliche della falsa fanciulla. A tratti però quasi dimenticava di aver a che fare con una bestia assetata di sangue e budella. Le propose di morir con onore e alla svelta, senza sentir dolore. Ma a nulla valse la proposta della Guerriera, che ad esser sinceri voleva sottrarsi a quell'infelice e ingrato compito.
La bestia affiorava dal corpo della fanciulla mostrandosi nella sua vera natura e non restava che sollevar la spada e brandirla come meglio poteva.
Una frase però colpì la Guerriera, pronunciata dal mostro prima di darsi alle danze mortali. La bestia si pentiva di aver preso l'identità di quella fanciulla, perché la sua indole pacifica era molto forte, ma non abbastanza da impedirle di ucciderla. V'era dunque ancora un residuo di Marika sotto le orribili fattezze dello Yoma. Eppure non esisteva altro modo di risolver la questione se non uccidendo la creatura, o morendo nel tentativo.
Ah, non vi ho detto che quella pillola che le avevan dato i signori in nero di Staph non solo oscurava la sua natura demoniaca ma la privava anche della possibilità di sfruttarne i vantaggi in combattimento. Aggiungiamoci che l'arena dello scontro consisteva in una buia e angusta cantina e nessuno di noi dubiterà che alla Guerriera non mancavan coraggio e determinazione!
Fu una lotta serratissima in cui riuscì a metter alla prova la sua capacità di balzare per aria come una molla e ad affettare il mostro come un prosciutto prima di coglierlo alla sprovvista e decapitarlo. Ops, per poco. Ormai stremata non le riuscì per bene e la bestia morì soffrendo assai, con l'orribile testa staccata più o meno a metà. Non sappiamo quali furono le ultime parole dello Yoma, però sappiamo che la Guerriera si rammaricava di non aver potuto uccider la bestia che prima era Marika con un colpo pulito, evitando tutto quel trambusto.
Non vi fu euforia se non nell'attimo in cui la vita spirò dalle membra affettate della bestia. Una grave consapevolezza opprimeva la Guerriera che addirittura ricompose la vile salma prima di avvertir Messere Paval che tutto era finito e le aprisse la porta di quella dannata cantina.
Non vi fu trionfo. Solo dolore e cordoglio d'un padre che aveva perso il suo tesoro più prezioso. La fanciulla provò a togliersi la colpa di quel dolore dalle mani sporche di sangue, eppure non ci credeva davvero. Era stato lo Yoma a decretare la morte della giovane Marika, non lei. Lei era solo una conseguenza.
Mentre ripercorreva le sale di quella ricca dimora pensava a come tutto fosse in ordine, intonso, come se nulla fosse accaduto. Doga era ignara di tutto. Un lavoro pulito, davvero soddisfacente. Ma con tanto sporco sotto i tappeti, sotto i pavimenti, in quella maledetta cantina, sulle mani della Guerriera.
"Posso assorbire tutte le sozzure di questo mondo se dovesse servire a salvare le vite umane. Io vengo da quello sporco, ne condivido la natura. Ho imparato qualcos'altro sul perché brandisco la mia spada."
Pensava la fanciulla sulla via di ritorno, senza trionfi e senza un graffio.

Nolite te bastardes carborundorum
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